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Originale: red pepper

19 marzo 2016

 

Crisi dei rifugiati: l’Unione Europea inasprisce i controlli sui volontari

di Marienna Pope-Weidemann

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Nell’ottobre 1943 Adolf Hitler ordinò la deportazione di tutti gli ebrei in Danimarca nei campi di concentramento nazisti. Più del 99% di questi si salvarono perché migliaia di persone rischiarono di andare in prigione – e anche peggio – per aver fatto entrare di nascosto oltre 7.500 uomini, donne e bambini per portarli in salvo in Svezia nel giro di pochi giorni.

Simili rischi potrebbero essere ora imposti ai volontari sulle isole greche, dato che l’agenzia della Ue per i confini, la Frontex, comincia ad asserire la sua autorità su un’area che 400 persone hanno tentato invano di raggiungere perché sono morti annegati. "Ci sembra di essere nella resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale" ha detto Lara, una giovane volontaria olandese a Chios. "Siamo stati controllati a “casaccio” per vedere i nostri documenti e i passaporti e ci hanno detto di non dare da mangiare a chi ha fame. Adesso ogni mossa che facciamo viene osservata."

 

La Frontex prende il controllo *

Alla fine del 2015 una tempesta era nell’aria. La Slovenia, la Croazia, la Serbia e la Macedonia chiusero le porte, intrappolando centinaia di persone a temperature bassissime al confine settentrionale della Grecia. Quella mossa diede il via a scioperi della fame e a dimostrazioni, con i giovani che si cucivano le labbra per dimostrare l’impossibilità di far sentire la propria voce, brandendo cartelloni che dicevano: ‘Sparateci o salvateci.’ Nel frattempo la Grecia cominciò a subire pressioni crescenti da parte dell’UE perché controllasse il flusso di persone e fu minacciata di essere esclusa  dalla libera circolazione decisa con la Convenzione di Schengen.

Come risposta, Syriza ha fatto tutto quello che sa fare – cedere – e ora i muri si stanno  avvicinando. Con un governo in bancarotta che lascia buchi spalancati nel suo sistema di aiuti e con un’Unione Europea che  accantona  la sua ricchezza  per il  controllo dei confini, alle reti di solidarietà è stato dato un formale ‘via libera’ per fare l’opera di salvare le vite che nessuno altro avrebbe fatto. Lavorando notte e giorno, hanno compiuto imprese sovrumane e sono diventati la linea sottile che separa il disastro dalla barbarie totale. Ora, però, sono sotto attacco.

Il 2016 è iniziato con la decisione di costringere tutti i volontari e le organizzazioni benefiche ad aiutare i rifugiati in Grecia a registrarsi alla polizia. Questo potrebbe non sembrare assurdo, tranne che per tre punti importanti. Per prima cosa, gran parte dell’aiuto di cui ha bisogno la gente – sia che si tratti  di dare un passaggio per portare via dal freddo le persone vulnerabili o di cucinare per le famiglie affamate senza aspettare che la burocrazia greca  si metta in pari con i documenti –  tutto questo è contro la legge.

Questo è parte del motivo per cui i volontari indipendenti sono così importanti. Come ha spiegato Lara, le grosse agenzie umanitarie non possono provvedere neanche alle necessità più elementari a causa delle ‘regole. Ha continuato: ‘Parte di ciò che crea questa situazione disumana è la mancanza di responsabilità. In quanto volontaria indipendente che ha 20 coperte, sai che se non le distribuisci ci saranno almeno 20 persone che moriranno congelate e che li avrai sulla tua coscienza. Se lavori per l’UNHCR (L’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati), e hai 200 coperte ma ti proibiscono di distribuirle, l’ordine arriva da molto più in alto e quindi la tua coscienza non c’entra. Invece che fare domande, mettono la responsabilità fuori da loro, il che è rassicurante e comodo.’

Il secondo punto è che oltre metà delle forze di polizia greche  appoggiano il partito Neo-nazista Alba Dorada, quindi i volontari stanno veramente lanciando  una moneta per capire se stanno condividendo informazioni sensibili con un fascista armato. Terza cosa, ai volontari viene rifiutata la registrazione.   Questo non significa soltanto  far andare via gli attivisti politici; anche Clowns senza Frontiere non ce l’hanno fatta,  ed è stato negato loro l’accesso al principale campo profughi di Lesbo.

Chiaramente, quando Frontex cominciò a sbattere in prigione i volontari poche settimane fa, è stato un segno di come andranno le cose in futuro. I primi cinque – due danesi del Team Humanity, e tre bagnini di Proem-Aid sono stati messi in prigione con accusa di contrabbando dopo aver salvato 51persone da un dingy arenato che la guardia costiera non avrebbe cercato. ‘Ci hanno trattato come terroristi,’ uno dei volontari Proem-Aidh ha detto al quotidiano spagnolo El País quando sono stati rilasciati su cauzione  per  5-10.000 euro a testa. La pena detentiva è di 5-10 anni.

Le settimane successive hanno visto una militarizzazione sistematica del sistema di accoglienza dei rifugiati e una mossa per isolarlo da testimoni indipendenti. Nel nord del paese, la polizia di confine ha continuato  tenere lontani con la forza i rifugiati dai pasti gestiti dai volontari,  dai punti di assistenza medica e facendoli stare  fuori dalle tende riscaldate a temperature al di sotto dello zero – una pratica barbara condannata da Amnesty International. La polizia ha anche chiesto  “tangenti”  inventate lì per lì  ai rifugiati: 100 euro per attraversare il confine. Sono notizie come queste che mettono in rilievo l’ironia dello screening fatto dalla polizia  per ‘i finti volontari’, che presumibilmente hanno intenzione di trarre vantaggio dei profughi vulnerabili.

Sull’isola di Chios, dove un volontario è stato arrestato con accuse di spionaggio per aver fotografato una barca della Frontex, i lavoratori greci per la solidarietà riferiscono che ‘la Frontex è ora presente dappertutto.’

‘Il loro impiego è iniziato senza darne alcuna informazione ai politici locali o alla popolazione’, scrivono. ‘I poliziotti della Frontex stanno seduti insieme ai loro colleghi greci nelle macchine della polizia greca  che in permanenza sorveglia le spiagge dove sbarcano i rifugiati. Inoltre  non permettono più alle barche prese in affitto dai volontari di lasciare il porto.’ In altri posti, gli alloggi dei volontari sono stati presi d’assalto dalle squadre della polizia antisommossa e loro sono stati sottoposti a perquisizione su tutto il corpo.

Anche la distribuzione del cibo è stata  ridotta. Sheri Carr , una ventunenne volontaria di recente tornata nel Regno Unito, aveva tentato di consegnare dei panini a tre famiglie indigenti bloccate in un campo profughi perché non potevano permettersi un biglietto aereo per Atene. Ricorda un prolungato litigio con un dipendente dell’UNHCR che non voleva che entrasse il cibo per paura che ‘avrebbe fatto venire i topi’. ‘Mi disse di non preoccuparmi perché avevano tutto quello che era loro necessario: due pacchi di biscotti energetici e una bottiglia d’acqua al giorno.’ Fece una pausa. ‘Quello è il loro cibo.’

A Lesbo sette volontari internazionali sono stati perfino arrestati per avere ‘rubato’ dei giubbotti di salvataggio che erano stati scartatati. E una postazione per l’individuazione   gestita da volontari che segnala le barche in mare, è stato chiuso da Frontex in collaborazione con la polizia ellenica che hanno anche arrestato dei volontari vietando loro di stare a Camp Moria che i giovani avevano trascorso mesi

di diligente lavoro per migliorarlo.

 

Un golpe per terra, per mare e per cielo

L’inasprimento dei controlli sulla terra è soltanto metà della storia. Un coro crescente

di organizzazioni di gente comune condannano le letali conseguenze dell’interferenza di Frontex con le operazioni volontarie di soccorso di emergenza  in  mare. E dato che le operazioni dei volontari sono state ridotte, non vengono sostituiti, presumibilmente lasciando affondare le barche di notte, e i passeggeri affogare  tranquillamente nell’oscurità.

In base a numerosi rapporti, ai rifugiati non si permette più di accedere ai servizi costieri di appoggio organizzati autonomamente, come quelli a Platanos, ora minacciati di demolizione, per essere stati costruiti senza permesso. Il gruppo  di Platanos per la Solidarietà ai rifugiati, scrive che le cose sono cambiate radicalmente nelle settimane recenti, dato che Frontex ancora una volta fa sentire la sua presenza: ‘Le imbarcazioni della Frontex sono comparse e insieme alla guardia costiera greca stanno presidiano il mare tutto il giorno. Pochissimi rifugiati raggiungono la riva e quindi non si può offrire nessun supporto  a queste persone dai campi in prima linea, e per questo passano molte ore senza mangiare, senza abiti asciutti e assistenza medica. Alla squadra di soccorso a mare di Platanos è stato impedito varie volte di fornire aiuto o guida alle barche dei rifugiati e ci è stato ordinato di ritirarci. In alcuni casi i rifugiati hanno dovuto aspettare per oltre un’ora in mazzo al mare che arrivassero a prenderli le grosse navi della Frontex.’ Spesso vengono lasciati ad aspettare troppo a lungo, oppure l’aiuto non arriva mai.

Quando i sopravvissuti  emergono   tocca – come ogni cosa – ai volontari aiutare a riunire le famiglie e a identificare i morti. Anche in questo i loro sforzi sono sempre più frustrati. Un volontario descrive in che modo il servizio formale di registrazione della famiglia, gestito dalla Croce Rossa, richieda moduli che vanno stampati, compilati in inglese e restituiti, cosa impossibile per molti rifugiati nei campi.

‘Abbiamo più di 60 famiglie che abbiamo aiutato a presentare la documentazione  e non ottengono alcune risposta,’ mi ha detto. ‘So che stanno creando una banca dati, ma non sembra portare ad alcuna indagine. E siamo ignorati dalla Croce Rossa di Atene, dall’UNHCR, dalla polizia, dalla Guardia Costiera Ellenica, da tutti. E il sistema qui è un casino.  Nello scorso autunno, non cercavano neanche di identificare i corpi, ma li seppellivano entro 24 ore in tombe senza il nome e facevano pagare 6.000 euro perché i corpi venissero ridati alla famiglia in Turchia! E a nessuno è permesso di aiutarci ad avere notizie da dare alle famiglie. “Voglio aiutarvi ma devo pensare al mio lavoro” è una cosa che sentiamo molto dai dottori negli ospedali.’

L’inasprimento dei controlli sui volontari indipendenti – per mezzo della repressione della polizia o semplicemente con un sistema burocratico determinato a escluderli – è stato ordinato dai più alti livelli. Il Consiglio dell’Unione Europea sta preparando i piani per equiparare l’assistenza umanitaria al contrabbando e al traffico illegale, criminalizzando quindi color che lavorano per salvare delle vite e per minimizzare le sofferenze nell’Egeo.

Un bagnino, a condizione di mantenere l’anonimato e pieno di vergogna, mi ha detto piangendo: ‘Non immagini che cosa significhi …vedere una madre che ti porge il suo bambino piccolo da una barca piena d’acqua, e dirle che non puoi portarlo al sicuro perché altrimenti andrai in prigione.’

 

I guardiani

Le autorità sono pronte a soffocare le linee aeree. I voli per i volontari programmati dalla organizzazione umanitaria Movement on the Ground, sono stati cancellati per dare alle autorità il tempo di organizzare la pratica della registrazione. Come ha osservato un volontario il cui volo era stato cancellato, il sistema di registrazione significa che ‘ci sono alcune ONG sull’isola che prenderanno il controllo totale.’

Presumibilmente, queste saranno le ONG ‘imparziali’ che non si interessano degli sgradevoli interessi politici che ci sono in gioco qui, che non distribuiranno le coperte o i fagioli quando non si presume che lo facciano, e che non faranno commenti sulla brutalità dei controlli di confine e sui respingimenti illegali. L’IRC, per esempio, è una delle più grosse agenzie di rifugiati del mondo. Attiva in oltre 40 paesi, ottiene finanziamenti dal governo degli Stati Uniti e da quello del Regno Unito, e, secondo lo storico statunitense Eric Thomas Chester, ha stretti legami con la CIA. Tra i suoi membri ci sono  importanti costruttori dell’impero come: Henry Kissinger, Madeleine Albright e Condoleeza Rice, ed è una di quelle ‘organizzazioni no-profit’ il cui amministratore delegato (niente di meno che David Millibrand)  “ rastrella un ottimo salario di 425.00 sterline.”

L’IRC dice di ‘lavorare a stretto contatto’ con i volontari locali. Anche se per sua stessa ammissione ‘non ha alcun permesso speciale’ per operare sull’isola, le fonti locali riferiscono che sta svolgendo un ruolo fondamentale nell’applicazione del nuovo sistema di registrazione e nel ‘ripulire’ le spiagge dai volontari indipendenti.

Eric e Philippa Kempson per anni hanno coordinato gli sforzi di salvataggio  e di soccorso dalla baia di Eftalu, ed Eric si è pubblicamente lamentato di quello che definisce le tattiche di intimidazione’ del Comitato Internazionale di Soccorso (IRC). ‘L’IRC sta cacciando via dalle spiagge i miei volontari,’ ha protestato. ‘Adesso sono loro i responsabili, ci dicono. Sono gli americani che stanno prendendo il controllo di Lesbo insieme  alla Destra.’

Gli elementi di destra delle comunità locale sono state una spina persistente nel fianco degli sforzi dei Kempson, dato che hanno bruciato la loro tenda destinata al pronto soccorso e hanno fatto pressioni sul governo locale per espellere i volontari dall’isola e per proibire qualsiasi tipo di volontariato ‘all’interno delle aree stabilite’.

In seguito all’inasprimento dei controlli sui volontari c’è stato un blocco contro le barche stesse. Dato che ora le navi da guerra della NATO sono schierate nell’Egeo e le barche arenate da restituire alla Turchia –i cui tentativi di impedire che le barche raggiungano la Grecia appaiono sempre più violenti – il flusso di persone non si è quasi fermato. E’ improbabile che sia permanente, ma può durare abbastanza per cacciare via i volontari non registrati e per militarizzare le isole in base  un nuovo sistema  di punti di crisi per la detenzione   guidato dalla Frontex. E’ un tentativo  di ristabilire il controllo governativo delle zone di confine europee, in particolare Lesbo, un’isola che, finalmente, il mondo sta osservando.

Ma dato che ci sono meno rifugiati che fanno la traversata e meno voci indipendenti che dicono chiaramente che cosa sopportano, il mondo si girerà dall’altra parte. Sostanzialmente,  cacciare via   i volontari indipendenti  dall’isola e respingere le barche in Turchia, servono sia a  spazzare via  la crisi dei rifugiati dal suolo europeo che  a nasconderla sotto un tappeto turco. Allo stesso tempo reindirizza le donazioni verso le grosse agenzie e distrugge quello che è forse il più importante successo del volontariato indipendente: una rete di “talpe” pronte a esaminare gli abusi sui diritti umani e che educano e umanizzano questa crisi per le persone che i volontari ritrovano al ritorno in patria: le comunità che votano per i governi della Fortezza Europa.

L’inasprimento dei controlli nei loro confronti li sta però anche politicizzando. Di fronte alla brutalità del controllo ai confini, da una parte e alla tacita condiscendenza delle agenzie umanitarie dall’altra, cercano altrove le risposte che vogliono. Cito il ventunenne australiano James: “Vedere le agenzie  che gironzolano  ancora in attesa  che venga approvata la soluzione al problema di ieri, mentre un gruppo di giovani stavano lavorando tutti insieme, muovendo le montagne con meno finanziamenti…mi ha fatto capire che la democrazia diretta può funzionare.’

Se possono riportare con loro quella convinzione e quella lungimiranza, saranno potenti autori di un cambiamento politico in patria. E, in sostanza, sarà questo che ci vorrà per riportare la giustizia e l’umanità in prima linea: una rivoluzione morale  alla base dell’Europa.

 

*http://europa.eu/about/eu/agencies/regulatory_age-ncies_bodies/policy_agencies/frontex/index_it.htm

 

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/refugee-crisis-the-eu-cracks-down-on-volunteers

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