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3 aprile 2016

 

La guerra è la punizione divina ai senzadio del Donbass

di Fabrizio Poggi

 

Non cessano i bombardamenti ucraini sui maggiori centri del Donbass: Zajtsevo, Gorlovka, Jasinovata. A Gorlovka è rimasto ucciso uno degli ufficiali combattenti più rappresentativi delle milizie della Repubblica popolare di Donetsk: nome di battaglia “Batja”. Un altro miliziano è morto e due civili sono stati feriti per i colpi di mortaio ucraini a Kominternovo, a nordest di Mariupol. Le forze ucraine stanno facendo uso dell’intero repertorio di armi pesanti a loro disposizione. A occidente di Gorlovka sono entrati in azione i mortai da 82 mm; in direzione della miniera “Gagarin” sono stati usati i lanciagranate automatici AGS-17 “Plamja”. Alla periferia di Donetsk i mortai da 82 e, a quanto pare, anche gli obici dei carri armati hanno martellato il villaggio di Trudovskie, a partire dalle posizioni ucraine a Marjnka. Combattimenti si sono registrati nelle aree di Doku?aevskij e Novotroitskij.

Nuovi bombardamenti si registrano anche sulla linea di separazione tra forze ucraine e Repubblica popolare di Lugansk; qui, a esser presi di mira, i centri di Lozovoe, Kalinovka, Logvinovo, Pervomajsk, con l’uso di AGS e cannoni dei mezzi blindati. Due miliziani della LNR sono morti e alcuni altri sono rimasti feriti nel rione di Pervomajsk, a ovest di Lugansk, per i bombardamenti ucraini con razzi “Grad” che, secondo gli accordi di Minsk, dovrebbero esser tenuti a 35 km dalla linea di demarcazione. Sembra siano stati usati anche i SPG-9 “Kop’ë”, i vecchi bazooka anticarro di epoca sovietica: evidentemente, sta tardando ad arrivare il nuovo stanziamento di 335 milioni di $ accordato dal vice presidente USA Joe Biden a Petro Porošenko durante la sua visita a Washington.

E, forse perciò, non contando più sulle proprie forze armate, il presidente ucraino sta tentando di convincere i propri padrini occidentali a introdurre nel Donbass una missione di “polizia militare” dell’Osce. Secondo Interfax, Porošenko, parlando ovviamente sempre da Washington, avrebbe annunciato la decisione ucraina di richiedere l’intervento di una tale missione Osce, per “assicurare il cessate il fuoco, garantire un regime di effettivo monitoraggio del ritiro degli armamenti e tutelare un controllo effettivo lungo il segmento di frontiera ucraino-russa non controllato” dalle forze ucraine. Come se, a violare il cessate il fuoco, riposizionare le artiglierie pesanti lungo la linea di separazione con le milizie, contravvenendo così a quegli accordi di Minsk che Kiev chiama chiunque, tranne se stessa, a rispettare, fossero altri che non le truppe ucraine. Lo ha ricordato a Porošenko, incontrandolo a Washington e seppur con toni d’occasione, il segretario generale ONU Ban Ki-moon, che ha “espresso seria preoccupazione per l’instabilità nel campo della sicurezza” nel Donbass e ha sottolineato “l’urgente necessità di una piena applicazione degli accordi di Minsk”.

Ma la logica di Porošenko e della junta ucraina è quella di chi continua impunemente a voler imporre la propria volontà golpista su chiunque manifesti la minima opposizione al corso politico e militare affidato a Kiev dai propri sponsor occidentali e che, insieme alla guerra nel Donbass, si concretizza, all’interno, nelle misure affamatorie imposte dalle banche mondiali e nelle “leggi” che mettono al bando ogni ideologia, a partire da quella comunista, che non sia quella della eroicizzazione del banderismo. L’ultimo esempio è quello dell’attivista del partito “Libertà”, Viktor Pavlenko, condannato a quattro anni e mezzo di galera solo perché, a Vinnitsa, aveva stracciato il ritratto dell’oligarca, nominato presidente, Petro Porošenko.

E, come in ogni struttura liberal-golpista che si rispetti, non poteva mancare a quest’ultima la benedizione divina. Se ne è incaricato il patriarca ucraino Filaret, interpretando a modo suo la “prosperità” degli ucraini, combattuti tra l’accendere un po’ di riscaldamento (con le tariffe energetiche che il FMI ha imposto di elevare del 40%) o comprare il pane. Filaret – considerato scissionista dal patriarcato ortodosso russo – ha dichiarato che la guerra nel sudest dell’Ucraina è la punizione divina scagliata contro i senzadio del Donbass; al contrario, la pia popolazione dell’ovest del paese, prospera in pace. “Oggi le persone soffrono di più nell’est dell’Ucraina e non all’ovest. Perché? Perché là i senzadio sono la maggioranza. Se non si pentiranno e non si rivolgeranno a dio, anche le loro sofferenze continueranno”. Filaret ritiene che dio permetta di attaccare “l’aggressore dell’est”, con l’obiettivo di illuminare gli atei. Quel dio che siede alla destra delle rive del Potomac.

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