http://www.asianews.it/ 03/04/2016
Si combatte al confine del Nagorno-Karabakh. Putin chiede il cessate di fuoco immediato di Pierre Balanian
Violenti scontri e attacchi contro villaggi armeni hanno causato morti fra i civili. Fra le vittime vi sono anche bambini. Il Nagorno-Karabakh, nato dalla dissoluzione dell’Urss, come l’Azerbaijan, rivendica l’autonomia. In passato vi sono stati massacri di armeni cristiani ad opera di azeri musulmani. L’area è ricca di petrolio. Turchia e Russia si contendono la zona di influenza.
Notizie allarmanti in Caucaso, parlano di ripresa di Intensi e inusuali combattimenti sono scoppiati nel Caucaso, lungo il confine sud-est e nord-est fra la Repubblica- non riconosciuta - del Nagorno Karabakh e l’Azerbaijan. Il direttore dell’ufficio stampa del ministero armeno degli esteri, Tigran Babayan, ha dichiarato che “L’Azerbaijan ha lanciato venerdì notte [fra l’1 e il 2 aprile] un massiccio attacco armato alla frontiera con carri armati, artiglieria ed elicotteri”, accompagnato da bombardamenti contro villaggi popolati da civili armeni. Il ministero della Difesa del Nagorno Karabakh afferma di aver “abbattuto un elicottero nella linea di confine nord-est” infliggendo “ ingenti perdite al nemico”. L’Azerbaijan ha subito smentito la notizia di abbattimento di un elicottero, ma non ha negato la ripresa delle ostilità, dando la colpa alla controparte armena. Fino alle 12 di ieri, i combattimenti sono proseguiti con feroce intensità nelle zone di Khojavend- Fizuli ed Agdere-Teter-Agdam. Una bambina armena, Vaghinag Gregorian di 12 anni, ha perso la vita ieri mattina nella regione di Marduni, vittima dei colpi di artiglieria azera lanciati contro un villaggio abitato da armeni, situato non lontano dal confine con l’Azerbaijan; altri due bambini hanno riportato ferite gravi. Il Presidente russo Vladimir Putin ha fatto appello “alle due parti” chiedendo loro “ un cessate il fuoco immediato, trattenendosi dalle violenze per evitare la perdita di nuove vittime civili”. Il Ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha discusso la preoccupante escalation in Nagorno Karabakh con i ministri degli esteri di Armenia ed Azerbaijan. A Erevan, capitale dell’Armenia, in attesa dell’atteraggio dell’aereo del presidente della repubblica, di rientro da una visita ufficiale negli Usa, il premier Ovig Abrahamian ha convocato una riunione d’urgenza del governo per varare le misure necessarie da adottare in risposta a “queste ostilità senza precedenti lanciate da parte del nemico”, aggiungendo di essere “pronto a ricorrere a tutte le misure necessarie per ristabilire la situazione”. Da parte sua il ministro degli esteri armeno Edward Nalbandian ha discusso via telefono della delicata situazione con il rappresentante speciale dell’Unione europea, con i co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE e con il rappresentante dell’OSCE Andrzej Kasprzyk. Fonti ufficiali in Armenia non escludono che dietro questo attacco armato senza precedenti dal 1994, vi sia la Turchia, che appoggia in modo aperto l’Azerbaijan musulmano contro il Nagorno Karabakh cristiano, per creare disordini alle porte della Russia, in una area di estrema importanza strategica per Mosca. Le stesse fonti puntano il dito anche contro la comunità internazionale che col suo silenzio ad ogni violazione di tregua da parte dell’Azerbaijan, non ha fatto altro che “incoraggiare l’Azerbaijan a incrementare di continuo le violazioni, con la certezza dell’impunità”. Ieri pomeriggio, il portavoce della Repubblica del Nagorno Karabkh ha annunciato che l’attacco armato si è allentato e che le forze armate del Karabakh continuano a mantenere sotto controllo le posizioni di difesa, smentendo le notizie diffuse dalla stampa azera, circa un panico collettivo degli armeni. “Siamo naturalmente preoccupati dinanzi ad una simile situazione” ha detto, “ma non vi è alcun panico. Noi difendiamo la nostra patria, il nostro avvenire e quello dei nostri figli. Che cosa difende la parte azera? Sono forse pronti a morire soltanto per difendere la corruzione di (presidente Ilham) Aliyev?”. L’auto-proclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh è popolata interamente da cristiani armeni che Stalin aveva arbitrariamente staccato dall’Armenia e incluso nei confini dell’Azerbaijan sovietico. Prima del crollo dell’Urss, in seguito ad un referendum, gli abitanti della repubblica del Karabakh hanno dichiarato la scissione dall’Urss e dall’Azerbaijan sovietico. Diventato indipendente l’Azerbaijan non ha riconosciuto l’indipendenza del Nagorno Karabakh dando inizio ad una guerra aperta contro il Nagorno-Karabakh appoggiato dall’Armenia, durata oltre tre anni anni (1992-1994) causando più di 30 mila morti. Un cessate il fuoco chiesto dall’Azerbaidjan e negoziato con la OSCE ha posto fine alla guerra senza risolvere il problema e registrano quotidiane violazioni del cessate il fuoco, con frequenti sparatorie e lancio di missili, senza tuttavia arrivare allo scontro e agli attacchi armati di questi giorni. L’Azerbaijan, ricco di petrolio, con un bilancio annuo alla difesa che supera l’intero bilancio della Repubblica di Armenia, minaccia di continuo di riprendere con la forza il territorio “separatista”, pur essendo de-facto totalmente indipendente da oltre 25 anni. L’Armenia, sostenuta dalla Russia, si è sempre proposta in difesa del Karabakh per salvare gli armeni da possibili stermini, come avvenuto nel recente passato a Sumgait, Baku e Kirovabad negli anni 90 del secolo scorso. Tali crimini contro l’umanità sono rimasti impuniti. Dal 1994 l’OSCE continua invano a cercare una soluzione definitiva al problema che ad ogni istante rischia di far esplodere questa polveriera del Caucaso. |