http://www.notiziegeopolitiche.net/ 17 novembre 2016
Prudenza e incertezza non aiutano il clima. Re Mohammed del Marocco, ‘in gioco l’esistenza dell’uomo’ di Belkassem Yassine
C’è voglia di risultati concreti alla Cop 22 in corso a Marrakesh, in Marocco: l’impressione che si ha è che le grandi potenze continuino a mostrare un atteggiamento di eccessiva prudenza, soprattutto per l’inaspettata elezione negli Usa di Donald Trump, che ha definito il problema del clima “una bufala” e che, come ha riferito l’agenzia di stampa Reuters rifacendosi ad una fonte del team presidenziale di transizione, starebbe cercando il modo di aggirare la “clausola di recessione”, la quale prevede che i paesi firmatari non si possano tirare indietro prima di quattro anni. Non a caso la delegazione cinese, cioè del paese che insieme agli Usa inquina di più, ha fatto sapere che “occorre attendere di vedere quali misure verranno prese dal nuovo governo degli Stati Uniti. L’Accordo di Parigi, in ogni caso, riflette la volontà comune di numerose nazioni”. Sulla carta il numero delle nazioni necessario per far partire quanto stabilito lo scorso anno a Parigi c’è, ma le cose continuano a non essere chiare e nel clima di incertezza c’è chi dubita che dalle parole si arrivi ai fatti. A margine della conferenza si è tenuto l’incontro dei paesi africani, i quali hanno chiesto una più veloce attuazione degli accordi presi a Parigi (Cop 21) e finanziamenti da destinare all’interazione tra la Banca africana dello Sviluppo e l’Unione Africana per il progetto di garantire a tutto il continente l’accesso all’energia elettrica. Indicativo è stato il saluto di re Mohammed VI del Marocco, per il quale l’esistenza stessa dell’Uomo è nel cuore delle discussioni di Marrakech. Il sovrano, intervenendo davanti alle 196 delegazioni di tutto il mondo, ha detto che è necessario “operare per armonizzare l’approccio educativo alle questioni ambientali”, ovvero “sensibilizzare le giovani generazioni”. “Il Marocco – ha spiegato re Mohammed – indirizzerà i suoi sforzi, durante il suo mandato, e le risorse finanziarie disponibili” per questa missione “difficile e nobile”, poiché “va preso per mano il problema dei cambiamenti climatici attraverso l’applicazione dell’accordo di Parigi, che traduce la nostra volontà di rafforzare la solidarietà intergenerazionale”. Mohammed VI ha dichiarato che la COP22 di Marrakech è l’occasione della “verità e della chiarezza”, indicando che il popolo marocchino e le altre nazioni sono chiamati a farsi carico della loro responsabilità “dinanzi a Dio e alla Storia, e dinanzi (nostri) ai popoli”. Ha quindi esortato i delegati a “tradurre i loro impegni in azioni”, aggiungendo che “il nostro dovere comune è quello di lavorare mano nella mano per proteggere l’umanità”. Rivolgendosi alle varie delegazioni ed in particolare al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il re si è interrogato sul ruolo dei paesi più ricchi e sul loro reale sostegno ai paesi più colpiti dalla crisi ambientale: “Le nostre conferenze ed i nostri accordi non avranno senso se lasciamo sole le categorie più vulnerabili, come nelle isole a rischio di sparire nel mare e nei campi che incontrano la desertificazione in Africa, in Asia ed in America Latina”. Per Mohammed VI “l’era coloniale è passata, come la logica che consiste di imporre le decisioni”, e ha rimarcato che la posta in gioco di questa conferenza è “l’esistenza dell’uomo, che vede noi chiamati a proteggerla”. Il monarca ha infine paventato che il costo dell’attesa e il mancato adempimento degli impegni volti ad affrontare il cambiamento climatico ed i suoi effetti avranno conseguenze gravi che metteranno in pericolo la sicurezza e la stabilità e che indurranno il propagarsi dei focolari di tensione e delle crisi nel mondo. |