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21/07/2016

 

Politica delle acque o politica nell’acqua?

 

La questione dell’acqua a Niscemi è drammatica. E aggiungeremmo atavica. Perché nonostante la vertenza sia stata posta al centro delle tante amministrazioni che si sono succedute negli anni, pochissimi sono stati i passi avanti per assicurare un approvvigionamento idrico degno di tale nome alla città.

Questo perché la questione è sempre stata trasformata in bega da campagna elettorale e nulla più. Da anni segnaliamo il mancato adempimento del contratto da parte di Caltaqua, ente gestore della rete. Ente che, come da noi denunciato nel 2014, non rispetta gli impegni della sua stessa Carta dei Servizi con cui si impegnava entro i cinque anni a portare l’acqua quotidianamente nelle case di niscemesi. Questo era uno di punti su cui verteva lo “sciopero sociale” che abbiamo organizzato il 21 novembre 2014. E non è tutto.

Nel documento che, grazie all’impegno di decine di attivisti e di numerose associazioni, 1692 niscemesi hanno firmato durante i banchetti informativi chiedevamo la rescissione del contratto con Caltaqua e che ci fosse maggiore trasparenza e progettualità nella gestione del servizio idrico, promuovendo la nascita di una class action. Reclamavamo inoltre il rispetto delle decisioni referendarie, grazie al sostegno del Forum per l’acqua pubblica, organizzazione che ha indetto il referendum sulla ripubblicizzazione dell’acqua del 2011 e che abbiamo ospitato per un’assemblea ufficiale proprio nella sede del comitato No Muos. Per non parlare dell’azione di occupazione di una fonte, sita all’interno della base Muos di Niscemi, per protestare contro l’approvvigionamento quotidiano della struttura militare statunitense.

Le numerose firme raccolte furono allora depositate e protocollate presso il Comune, all’attenzione di tutti i consiglieri comunali per chiedere che fosse indetto un Consiglio comunale aperto sul tema.

Dopo numerose assemblee con geologi, ingegneri, avvocati ed esperti ci aspettavamo di poter portare le nostre proposte e progettualità all’amministrazione e all’assise cittadina.

Da allora la petizione è rimasta inascoltata, chissà in quale ufficio del Comune. Eppure scopriamo oggi che, a meno di un anno dalle prossime elezioni amministrative, è nato un comitato spontaneo sul tema. E che di questo comitato fanno parte consiglieri comunali e uomini variamente legati ai partiti che oggi (e ieri) siedono in consiglio comunale. Ci sconforta l’idea che allora fummo lasciati soli da chi aveva la possibilità di raccogliere le nostre proposte. Sopratutto perché il documento circolante in questi giorni appare totalmente sovrapponibile alle nostre richieste di allora. Perché questa assenza?

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