http://nena-news.it/ 11 mar 2015
Yarmouk, primi aiuti umanitari dopo mesi
Nel campo profughi palestinese vicino a Damasco sono intrappolate 18mila persone, senza cibo, acqua, carburante, medicine. Un assedio che ha reso l’insediamento un cumulo di macerie e che ha portato alla morte, anche per inedia, di decine di abitanti. Inascoltati gli apelli dell’Unrwa
Roma, 11 marzo 2015, Nena News – Martedì scorso un convoglio di aiuti umanitari è riuscito a entrare nel campo profughi palestinese di Yarmouk, otto chilometri dalla capital siriana Damasco. Non accadeva dallo scorso dicembre, ha sottolineato Pierre Krahenbuhl, capo dell’Unrwa, definendo lo stretto assedio cui è sottoposto il campo da circa due anni “totalmente inaccettabile”. È un blocco lungo e drammatico, quello di Yarmouk. diventata una delle città martiri del conflitto siriano che negli ultimi quattro anni ha fatto oltre duecentomila morti, 7,6 milioni di sfollati interni e 3,2 milioni di rifugiati all’estero. All’interno del campo circondato dalle truppe fedeli al presidente Bashar al Assad sono intrappolate 18mila persone in condizioni disumane. Mancano i servizi essenziali, l’acqua potabile, carburante, i farmaci, il cibo e da quando è iniziato l’assedio sono decine i morti per inedia, oltre alle vittime dei cecchini che non risparmiano i civili che escono di casa alla ricerca di cibo, persino di cani e gatti. L’inverno è stato durissimo, gli abitanti imprigionati nei due chilometri quadrati di campo, in edifici semidistrutti, spesso senza finestre, hanno usato qualsiasi cosa -vestiti e mobili- per riscaldarsi, con il rischio di intossicarsi. Inoltre, quel poco che si trova al mercato nero ha prezzi proibitivi. Nel 2014, l’Unrwa è riuscita a fare entrare beni alimentari soltanto per 131 giorni, mentre tanti tentativi sono falliti a causa dei cecchini che hanno aperto il fuoco sui convogli o per ragioni di sicurezza. “Ci dovrebbero essere distribuzioni regolari nel corso della settimana, non una sola volta e poi di nuovo una lunga interruzione”, ha detto Krahenbuhl. Il timore, infatti, è che quella di martedì scorso sia una distribuzione isolata, che non si ripeterà presto. La popolazione vive sotto il fuoco incrociato dei diversi gruppi armati (ce ne sono almeno sette) che si sono insediati nel campo e le truppe di Assad. Per riuscire a far entrare gli aiuti a Yarmouk, bisogna metterli d’accordo tutti, l’impresa non è semplice ed è riuscita poche volte. Al contrario, la fame è diventata un’arma di guerra e l’assedio è percepito dai palestinesi come una punizione collettiva. Inoltre, dopo un’attenzione iniziale, quando ci furono le prime vittime della fame un anno fa, sul campo è calato il silenzio. Quattro anni di guerra hanno ridotto questo insediamento, diventato negli anni una vera e propria cittadina, a un cumulo di macerie. La maggior parte dei circa 160mila abitanti è fuggita e la sua posizione strategica sulla strada per Damasco l’ha resa un campo di battaglia. Prima della guerra Yarmouk ospitava un terzo dei circa 500mila palestinesi presenti in Siria ed era un vivace centro commerciale e culturale. Ma dal luglio del 2013 l’assedio iniziato a dicembre del 2012 è diventato più duro, quasi totale e i ripetuti appelli dell’Onu o delle organizzazioni umanitarie restano inascoltati. Nena News |