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Al-Monitor Week in Review

Monday, September 14, 2015

 

Russia rampante in Siria

 

Il 5 settembre il Segretario di Stato Usa John Kerry ha avvertito il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov che "un accumulo militare russo in Siria potrebbe aggravare ulteriormente il conflitto e portare ad un confronto con le forze della coalizione a guida Usa"

 

Il dilagare del sostegno di Mosca al governo siriano è l'ultima interazione di un approccio straordinariamente coerente in Siria fin dagli inizi delle rivolte e guerra civile nel 2011. Per la Russia, il presidente siriano Bashar al-Assad, o più precisamente il governo siriano, è essenziale per sconfiggere i gruppi terroristi che minacciano direttamente la Russia.

Come Lakhdar Brahimi, ex rappresentante speciale per la Siria delle Nazioni Unite e della Lega degli Stati Arabi, ha detto ad Al-Monitor l'anno scorso, "Penso che l'analisi russa sia all'inizio, ma tutti pensavano che fosse un opinione e non un analisi. I russi stavano dicendo che la Siria non è l'Egitto e non è la Tunisia, e il presidente della Siria non sta per cadere nel giro di due o tre settimane. La gente pensava che questa non fosse un analisi, ma l'espressione della posizione russa: Stiamo andando a sostenere questo regime ... Forse, forse se la gente li avessero ascoltati, e fossero andati da loro, a dire: ascoltate, conosciamo chiaramente la situazione in Siria, meglio di chiunque altro. Sediamoci e vediamo come possiamo aiutare la Siria a risolvere i suoi problemi. Forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma questo non è accaduto."

 

Stati Uniti e diplomazia internazionale sulla Siria sono "bloccati", come riferisce Laura Rozen, dallo sgambetto agli Stati Uniti, dell'Arabia, e dal presupposto turco per la partenza di Assad in ogni transizione politica. Con gli Stati Uniti ai margine della diplomazia, l'impegno di Mosca verso i gruppi del governo e dell'opposizione siriana hanno completato gli sforzi dell'inviato per la Siria delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura. Mosca e Teheran non copriranno Assad, soprattutto e in assenza di qualsiasi progetto politico coerente, che assicuri la sconfitta dello Stato Islamico (IS) ed eviti il collasso dello Stato siriano.

 

Vitaly Naumkin spiega la logica russa per incrementare il suo sostegno al governo siriano: "E' ben noto che la Russia è stata chiamata per la formazione di un'ampia coalizione con la partecipazione dei poteri globali e regionali di fare la guerra contro questo male, che la Russia considera come una minaccia diretta alla sua sicurezza nazionale. Basti pensare che da una zona unica nella regione del Volga, che è famosa per la sua tolleranza, non meno di 200 persone sono partite per combattere al fianco di Isis. Questo per non parlare del Caucaso del Nord. Il compito di formare una tale vasta coalizione è ancora lungi dall'essere compiuto. ... Le forze moderate dell'opposizione siriana, che stanno conducendo la lotta su due fronti, sono molto più deboli rispetto ai terroristi e stanno perdendo terreno. Secondo gli esperti russi, l'opposizione controlla circa il 5% del territorio della Siria, mentre quasi la metà del paese è nelle mani di Isis. In queste circostanze, l'assistenza a Damasco è vista esclusivamente nel contesto della sua lotta contro i jihadisti".

 

Naumkin, che ha partecipato ai colloqui con Mosca intermediati tra i gruppi di governo e di opposizione siriani, sottolinea che il pubblico russo rimane contrario ad un intervento militare diretto, in Siria, e che Mosca e Teheran non stanno necessariamente coordinando i loro approcci verso la Siria, almeno non ancora: "Non si dovrebbero collegare i piani di Mosca per continuare a fornire assistenza a Damasco con i piani di Teheran. L'Iran sta perseguendo la sua politica autonoma verso la crisi siriana, guidata dai propri interessi nazionali. La Russia sta facendo la stessa cosa, tenendo anche conto delle sue relazioni in via di sviluppo con i paesi del Golfo arabo. Ma potrebbe essere che la scala della lotta contro l’Isis in Siria si espanderà senza la creazione di un'ampia coalizione di attori regionali e globali, e anche il necessario coordinamento? Un fatto che può solo ostacolare il successo in questa lotta"

 


Al-Monitor Week in Review

Monday, September 14, 2015

 

Russia ramps up in Syria

 

US Secretary of State John Kerry warned Russian Foreign Minister Sergey Lavrov on Sept. 5 that a Russian military buildup in Syria “could further escalate the conflict” and even risk confrontation with US-led coalition forces.

Moscow’s ramping up in its support for the Syrian government is the latest iteration of a remarkably consistent approach to Syria since the beginnings of the uprisings and civil war in 2011. For Russia, Syrian President Bashar al-Assad, or more accurately the Syrian government, is essential to defeat terrorist groups that directly threaten Russia.

As Lakhdar Brahimi, the former joint United Nations-League of Arab States special representative for Syria, told Al-Monitor last year, “I think the Russian analysis was right at the beginning, but everybody thought that it was an opinion and not an analysis. The Russians were saying that Syria is not Egypt and it is not Tunisia, and the president of Syria is not going to fall in a matter of two or three weeks. People thought that this was not an analysis, it was an expression of position: 'We are going to support this regime.’ … Maybe, maybe if people listened to them, and went to them, and said, listen you clearly know the situation in Syria better than anybody else. Let’s sit down and see how we can help Syria solve its problems. Perhaps things would have been different. But that did not happen.”

US and international diplomacy on Syria is otherwise “stuck,” as Laura Rozen reports, tripped up by the US, Saudi, and Turkish precondition for Assad’s departure in any political transition. With the United States on the diplomatic sidelines, Moscow’s engagement with the Syrian government and opposition groups has complemented the efforts of UN Syria envoy Staffan de Mistura. Moscow and Tehran are not backing down on Assad, especially as a precondition and in the absence of any coherent political plan that would assure the defeat of the Islamic State (IS) and avoid the collapse of the Syrian state.

Vitaly Naumkin explains the Russian rationale for increasing its support for the Syrian government: “It is well-known that Russia has been calling for the formation of a broad coalition with the participation of global and regional powers to wage war against this evil, which Russia regards as a direct threat to its national security. Suffice it to say that from one single area in the Volga region, which is famed for its tolerance, no fewer than 200 people have already left to fight on the side of IS. This is to say nothing of the North Caucasus. The task of forming such a broad coalition is still far from being fulfilled. … The moderate Syrian opposition forces, which are leading the fight on two fronts, are much weaker than the terrorists and are losing ground. According to Russian experts, the opposition controls about 5% of Syria’s territory, while almost half of the country is in the hands of IS. Under these circumstances, assistance to Damascus is viewed exclusively in the context of its struggle with the jihadists.”

Naumkin, who has participated in the Moscow-brokered talks between the Syrian government and opposition groups, points out that the Russian public remains opposed to direct military intervention in Syria, and that Moscow and Tehran are not necessarily coordinating their approaches to Syria, at least not yet: “One shouldn’t link Moscow’s plans to continue providing assistance to Damascus to Tehran’s plans. Iran is pursuing its independent policy toward the Syrian crisis, guided by its own national interests. Russia is doing the same, while also taking into account its developing relations with the Arab Gulf states. But could it be that the scale of the fight against IS in Syria will expand without the creation of a broad coalition of regional and global players, and even the necessary coordination — a fact that can only hinder success in this struggle?”

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