http://www.tempi.it Marzo 6, 2015
Lettera da Aleppo. «Abbiamo paura di finire come i cristiani di Mosul. Chi rimane è un eroe o uno stupido?» di Nabil Antaki
Riceviamo e pubblichiamo la lettera proveniente da Aleppo di Nabil Antaki, medico e direttore di uno degli ultimi due ospedali funzionanti della città siriana martoriata dalla guerra. Antaki scrive a nome dei Maristi blu, congregazione a cui appartiene e che conta membri laici e religiosi.
Quando ho aperto il mio computer per scrivere questa lettera (1° marzo), il telefono ha squillato per informarmi che una pioggia di granate aveva colpito Azizie, il quartiere centrale di Aleppo, vicino alla Cattedrale latina, mentre la gente usciva dalla messa delle ore 17. Pochi minuti dopo, mi chiamava l’Ospedale Saint Louis per informarmi che alcuni feriti gravi li avrebbero portati a casa nostra e che c’erano stati diversi morti tra cui una ragazza di 19, Sima K. Purtroppo, da diverso tempo, è quello che ci aspetta ogni giorno, soprattutto negli ultimi 20 giorni, in cui i gruppi di ribelli armati si sono riversati sul nostro quartiere facendo ogni giorno, diversi morti e feriti o con i mortai, o facendo esplodere bombole di gas piene di esplosivo e di chiodi o mediante i cecchini (una delle ultime vittime dei cecchini è A. Nour, di 25 anni, guida del nostro gruppo scout e campionessa di basket). Vittime innocenti di una violenza cieca. Il nostro ospedale è pieno di feriti curati gratuitamente nel quadro del nostro programma feriti di guerra.
Triste Anniversario. Tra pochi giorni inizieremo il nostro quinto anno di guerra in Siria cominciata nel marzo del 2011. In Siria nessuno si sarebbe immaginato che le cose sarebbero andate in questo modo; nessuno in Siria voleva saperne di questa guerra, compresi gli oppositori al regime; nessuno (e mi riferisco proprio alla Siria) voleva la distruzione del paese, la morte di 250.000 persone (per non parlare delle centinaia di migliaia di persone ferite e/o mutilate) e l’esodo di milioni di rifugiati e la sofferenza di 8 milioni di evacuati. Triste Anniversario. I siriani soffrono nel vedere il nome del loro paese associato al terrorismo internazionale, soffrono nel sapere che 30.000 persone provenienti da 80 paesi sono venute per combattere per la jihad in Siria come se la jihad facesse parte della tradizione siriana, come se la Siria fosse un paese di estremisti islamici mentre il paese è sempre stato un esempio di tolleranza e di convivenze tra le diverse religioni. I siriani, musulmani o cristiani, si sono sempre considerati prima di tutto siriani e poi appartenenti alla loro religione. Triste Anniversario. I siriani temono il Daesh (acronimo arabo per Stato islamico, ndr) questa mostruosità che vuole stabilire uno stato islamico che non ha nulla a che fare con il vero Islam, che ha allungato la mano su migliaia di siriani molto prima di uccidere ostaggi americani, inglesi o giapponesi. Triste Anniversario. I cristiani siriani sono sconvolti dagli attacchi mirati del califfato islamico contro i cristiani caldei di Mosul, dal brutale assassinio dei cristiani copti egiziani in Libia, e più recentemente dall’allontanamento dei cristiani assiri dalla provincia di Hasaka in Siria. A chi toccherà la prossima volta? I cristiani della Siria sono angosciati… Noi abbiamo paura! Triste Anniversario. Manchiamo sempre di tutto: petrolio, gas, elettricità, acqua, medicine e di tante altre cose necessarie. Gli Aleppini hanno freddo a causa di un inverno rigido come quello di quest’anno. L’unico mezzo per riscaldarsi sono le coperte. Anche l’acqua è razionata e ci viene fornita un giorno alla settimana. Triste Anniversario. Il costo della vita è salito alle stelle, i prezzi dei vari prodotti prima della guerra sono stati moltiplicati per 5 e a volte per 10. La gente è diventata più povera… la disoccupazione è spaventosa. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, il 70% della popolazione siriana vive sotto la soglia della povertà.
Triste Anniversario. I siriani sono disperati, non riescono a vedere una via d’uscita alla crisi. Se ne vanno dal paese in modo definitivo, senza idea di ritornare. La Siria e in particolare Aleppo, si spopola soprattutto di cristiani. Abbiamo paura di finire come i cristiani di Mosul … o come quelli di Hassaké … oppure di morire stupidamente colpiti da una scheggia o da un cecchino. Triste Anniversario. I siriani sono, a dir poco, delusi dall’atteggiamento dei governi occidentali e dalla comunità internazionale, da questi pompieri-piromani che non vogliono spegnere il fuoco che hanno promosso e finanziato mediante dichiarazioni televisive, ma che non hanno il coraggio di avviare una soluzione politica in contrasto con i loro interessi egoistici. Siamo disgustati da tutti i media che mostrano o parlano soltanto della sofferenza di 300.000 persone che vivono nei quartieri di Aleppo controllati dai gruppi di ribelli armati, dimenticando i 2 milioni di persone che vivono nella parte che si trova sotto il controllo dello Stato siriano e che soffrono come gli altri e forse più degli altri. Di fronte a tante tragedie, delusioni, sofferenze, angosce, paure, disperazioni… che cosa possiamo fare? Possiamo fare qualcosa? Rimanere… perché? Rimanere… per che cosa? Siamo degli eroi o degli stupidi? C’è ancora una speranza di ritorno ad una vita normale? Di ritorno alla pace? Gli Aleppini, rimasti sul posto, ci danno lezioni di coraggio e motivi di speranza. Quando li vedi fare qualsiasi lavoro per sopravvivere, mandare i figli a scuola o all’università nonostante l’insicurezza, uscire ogni mattina da casa senza alcuna garanzia che ti assicuri che una pallottola di un cecchino non ti colpisca lungo la strada, rimanere in casa sapendo che la prossima bomba potrebbe cadere sulla loro costruzione, giorno dopo giorno contando solo su se stessi e… su Dio. Sì, quando si vede il loro coraggio e la loro capacità di recupero, le nostre domande senza risposta tacciono e noi assorbiamo il colpo e andiamo avanti. Ed è proprio per loro che noi, Maristi Blu, continuiamo i nostri programmi e progetti. Il progetto Maristi Blu per alloggiare gli sfollati sta crescendo e continua il suo percorso. Abbiamo già sistemato 57 famiglie di sfollati, e, se non siamo stati in grado di fare di più, è solo per mancanza di mezzi.
I nostri vari cesti alimentari mensili sono sempre distribuiti con grande generosità (questi cesti oltre ai generi di prima necessità come zucchero, riso, formaggio, marmellata, lenticchie, olio, ecc, contengono uova, carne, pollo e latte in polvere per bambini. Nel cesto vi sono circa 22 prodotti); il cesto della montagna per le famiglie cristiane sfollate da Jabal Al Sayde, il cesto dei Maristi Blu per gli sfollati di famiglie musulmane ed il cesto Orecchio di Dio per le famiglie che vivono in estrema precarietà senza essersi spostate. Oltre al cibo, diamo a queste famiglie vestiti, materassi, coperte e utensili da cucina, ecc. Presto, distribuiremo le scarpe a tutti i bambini. Ogni giorno alle ore 12 distribuiamo 550 pasti caldi. Il programma feriti di guerra continua la sua missione curando, gratuitamente, nel migliore ospedale di Aleppo i civili feriti. Grazie alla generosità e al volontariato dei migliori medici e chirurghi della città e la dedizione delle Suore di san Giuseppe dell’Apparizione. In due anni abbiamo curato centinaia di casi e salvato decine di feriti dalla morte. In questo ultimo periodo purtroppo non possiamo prenderci un giorno di riposo: sono troppi i civili colpiti da colpi di mortaio che cadono improvvisamente ovunque. Continuiamo anche a prenderci cura dei bambini e dei giovani che per noi sono sempre una priorità. I due progetti Imparare a crescere e Voglio apprendere intrattengono ogni giorno oltre 150 bambini di età prescolare e scolare (che non vanno a scuola per vari motivi). Il gruppo Skill School (incontri per adolescenti per realizzare progetti comuni) e Tawassol (corsi per le giovani mamme per imparare l’inglese, l’informatica, realizzare lavori pratici…) ha ripreso a funzionare dopo la pausa natalizia. Il nostro centro di formazione M.I.T. (Marist Institute for Training: conferenze di tre giorni di riflessione e arricchimento culturale) è tempestato di richieste di partecipazione ai vari workshop che organizziamo due volte al mese per 20 giovani adulti. I temi degli ultimi laboratori sono stati: la gestione del tempo, come scrivere un resoconto, la creatività, la contabilità con un programma per computer… Anche le conferenze mensili sono molto apprezzate.
Infine Oasi, il nostro centro di formazione spirituale per i giovani cristiani che da diversi mesi organizza seminari-ritiri per i giovani che lo desiderano e che sta prendendo sempre più consistenza. Venerdì 27 febbraio abbiamo organizzato una giornata di formazione per 70 volontari Maristi Blu. Abbiamo affrontato il tema marista di quest’anno : l’Anno Montagne: essere sensibili alla condizione dei poveri, come lo è stato San Marcellino Champagnat che, di fronte al giovane analfabeta che stava morendo, decide di fondare la Congregazione dei Fratelli Maristi. I nostri volontari sono straordinari, sensibili verso gli altri, generosi, rispettosi della dignità degli altri e vivono la solidarietà secondo lo stile evangelico. Quello che ci conforta e ci incoraggia è la rete di migliaia di amici che noi Maristi Blu, abbiamo nel mondo, sono centinaia i messaggi di amicizia e di solidarietà che riceviamo ogni mese dai 5 continenti. Cari amici, noi apprezziamo la vostra amicizia, la vostra solidarietà ci conforta, le vostre donazioni rendono possibile il nostro lavoro, il vostro incoraggiamento ci permette di andare avanti e le vostre preghiere ci sostengono. Un secolo fa nel 1915 è stato compiuto dagli Ottomani il genocidio contro gli armeni e i siriani. Un sacerdote domenicano, Jacques Rhétoré, un grande studioso, ne è stato testimone e scrisse la sua testimonianza in un libro intitolato “Cristiani alle bestie”. Purtroppo i cristiani, nel nostro paese, sono ora in preda ai barbari. Possiamo essere testimoni o vittime di un eventuale secondo volume di questo libro. Tuttavia, e nonostante tutto, anche se abbiamo perso un po’ la speranza, manteniamo intatta la nostra Speranza, senza la quale la nostra fede è priva di significato. |