http://www.asianews.it/ 30/12/2015
Custode di Terra Santa: Nessun contatto per p. Azziz, francescano rapito a Natale
Ad AsiaNews p. Pizzaballa non conferma nemmeno “se sia ancora vivo”. Ignoti al momento anche gli autori del sequestro. Il sacerdote è scomparso “in un’area di forte conflitto” dove operano “molti gruppi, che operano per contro proprio. Per questo è difficile capire chi ha agito”. Solo il perdono e la misericordia "salveranno la regione dalla spirale di odio, rancori, vendette”. Gerusalemme (AsiaNews) - “Abbiamo capito che è stato preso da qualcuno, ma non siamo in grado di dire chi sia e, soprattutto, non siamo ancora in grado di dire nemmeno se sia ancora vivo. Se sapessimo chi l’ha preso, potremmo avere una conferma, ma non sappiamo neanche questo ad oggi”. Come conferma ad AsiaNews p. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, resta ancora avvolta nel mistero la sorte di p. Dhiya Azziz, francescano di origini irakene, parroco di Yacoubieh (in Siria), rapito l’antivigilia di Natale. “In questi giorni abbiamo cercato di avviare dei contatti - aggiunge il Custode, senza scendere nei particolari per non comprometterne l’esito - ma finora non vi è molto più di quanto già detto”. P. Dhya Azziz è nato a Mosul, l’antica Ninive, in Iraq, il 10 gennaio 1974. Dopo alcuni studi presso l’Istituto medico della sua città, ha abbracciato la vita religiosa e dopo il noviziato ad Ain Karem, ha emesso la prima professione dei voti religiosi il 1° Aprile 2002. Nel 2003 si è trasferito in Egitto, dove è rimasto per diversi anni. Nel 2010 rientra in Custodia e viene inviato ad Amman. E subito dopo in Siria, a Lattakia. Si è reso poi disponibile su base volontaria ad assistere la comunità di Yacoubieh, nella regione dell’Oronte (provincia di Idlib, distretto di Jisr al-Chougour), in un contesto di grave pericolo e sotto il controllo delle milizie di Jabhat al-Nusra. Già nel luglio scorso egli era stato oggetto di un sequestro lampo, che si è concluso in modo positivo nel giro di pochi giorni con la sua liberazione. In un primo momento i sospetti si erano concentrati sui miliziani di al-Nusra, emanazione di al Qaeda in Siria; tuttavia, i leader del movimento hanno negato ogni coinvolgimento. Con tutta probabilità egli era stato prelevato da un altro gruppo jihadista che sperava di ottenere un ingente riscatto. Tuttavia, questa volta la situazione appare molto diversa. come conferma lo stesso p. Pizzaballa "abbiamo individuato la zona del sequestro, e si tratta di un’area di forte conflitto, al confine fra i territori sotto il controllo del governo e quello delle forze ribelli. In quel settore sono attivi molti gruppi, affiliati a tante denominazioni diverse e senza un coordinamento fra loro, ciascuno va per contro proprio, per questo è difficile capire chi ha agito”. Il Custode di Terra Santa confida nella preghiera e spera di “avere qualche notizia, che ci facciano sapere”. Il religioso aggiunge che “è la prima volta che ci troviamo in una situazione così strana”, perché in passato, in caso di rapimenti di francescani o altri conoscenti, “abbiamo sempre trovato un punto di contatto. Questa volta niente, certo è una situazione molto diversa rispetto a luglio”. Ricordando l’Anno giubilare indetto da papa Francesco, p. Pizzaballa afferma infine che nella regione “c’è estremo bisogno di misericordia”. “È chiaro per per chiunque conosca il territorio - conclude il Custode - che non si può uscire da questa spirale di odio, rancori, vendette se non si ha il coraggio di voltare pagina, di perdonare e usare misericordia, altrimenti è un circolo vizioso destinato a degradarsi sempre più”. Dall'inizio del conflitto siriano, le milizie jihadiste e i gruppi combattenti hanno sequestrato diverse personalità di primo piano della comunità cristiana locale. Fra queste ricordiamo i due vescovi, il metropolita Boulos Yazigi (della Chiesa ortodossa di Antiochia) e il metropolita Mar Gregorios Youhanna Ibrahim (della Chiesa siro-ortodossa) prelevati il 22 aprile 2013. E ancora, il sacerdote p. Jacques Mourad, della Chiesa siro-cattolica, per cinque mesi nelle mani dello Stato islamico |