As-Safir
05/03/2015
Daesh e la demonizzazione dell’Islam
di Munir al-Khatib
Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
Non è la religione che definisce l'identità dei suoi credenti
Demonizzare l’Islam: questa è la più grande minaccia dell’esistenza e della diffusione di Daesh (ISIS). Non sono le minacce a Roma, né quelle ai Paesi infedeli. Il vero pericolo è ciò che resta dell’immagine dell’islam e dei musulmani.
Purtroppo, i nemici dell’Islam sono riusciti a legare la loro ferocia ad alcuni musulmani, creando un nuovo islam. Nessuna religione difende l’identità dei suoi seguaci, non ci dice se un americano, un francese, un tedesco è cristiano o ebreo. Tuttavia, i musulmani oggi vengono ad ogni modo classificati secondo la loro religione.
Non è possibile cambiare questo pregiudizio, se non attraverso una re-interpretazione dei testi religiosi che incitano all’omicidio, ad abbattere gli idoli politeisti e chi si allontana dalla fede. I tentativi riformisti di studiosi e filosofi sono stati numerosi nel corso dei secoli, ma le loro interpretazioni hanno raggiunto solo un numero limitato di seguaci.
È importante che queste interpretazioni vengano diffuse nella comunità musulmana, non solo in una piccola parte di essa. Non importa come i musulmani vedono loro stessi, ma come gli altri vedono i musulmani, perché è l’altro a definire la nostra immagine, anche se non la accettiamo e la contrastiamo.
Non saranno i raid della coalizione occidentale e araba a sconfiggere Daesh e la distruzione del patrimonio culturale da loro operata. A vincere sarà la concreta convivenza tra diverse razze e religioni e non l’imposizione di religioni e razze superiori come Daesh o il sionismo.
Il caos imperante in Siria e Iraq ha permesso allo “Stato Islamico” di diffondersi rapidamente nella regione, ma non durerà a lungo. Per far sì che oggi un’organizzazione funzioni ha bisogno di meccanismi moderni basati su valori moralmente accettabili e che interagiscano con la comunità internazionale. Questo è proprio ciò che manca a Daesh.
L’organizzazione estremista si è ormai trasformata in un mostro agonizzante che procede a rallentatore, prossimo a un improvviso crollo. Di certo, la sua caduta causerà ingenti danni a chi gli sta intorno. Tuttavia, anche se inevitabile, la sua caduta ci ricorderà il prezzo da pagare per il peso dell’arretratezza e della tirannia politica, che a lungo hanno dominato la regione.
Munir al-Khatib è un giornalista libanese.
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