Fonte: http://sputniknews.com Traduzione di skoncerata63 http://www.comedonchisciotte.org Giovedì, 19 febbraio
Il segreto più sporco della “guerra al terrore”. di Pepe Escobar
Dalle viscere del carcere di massima sicurezza statunitense di Florence (Colorado), il componente di al-Qaeda Zacarias Moussaui, condannato all’ergastolo, fa luce su quello che certamente è il segreto più sporco della “guerra al terrore”.In più di 100 pagine di testimonianze rese nei giorni scorsi in una corte federale di New York, Moussaui fa “esplodere” delle autentiche bombe legate alla “Casa di Saud”.
Tra i più importanti finanziatori di al-Qaeda prima dell’11 Settembre troviamo nientemeno che l’ex capo dell’intelligence saudita il Principe Turki al-Faisal (oltre che grande amico di Osama bin Laden); il noto ex- ambasciatore negli Stati Uniti - e mancato sponsorizzatore di jihadisti in Siria – il Principe Bandar bin Sultan, conosciuto anche come Bandar Bush; un caro amico dei mercati occidentali (e di Rupert Murdoch) il Principe al-Waleed bin Talal; e tutti i maggiori ‘chierici’ Wahhabiti dell’Arabia Saudita.
Nessuno di loro è nuovo a chi segue fin dai tempi dell’Afghanistan degli anni ’80 le sporche vicende degli jihadisti finanziati dai Wahhabiti sauditi. Le informazioni assumono maggiore importanza se messe in relazione al prossimo libro di Michael Springmann, ex capo della sezione visti a Jeddah, in Arabia Saudita. In “Visto per al-Qaeda: tutti gli sdoganamenti della CIA che hanno sconvolto il mondo”, Springmann sostanzialmente descrive in dettaglio il modo in cui “negli anni ’80 la CIA ha reclutato e addestrato agenti musulmani per contrastare l’invasione sovietica in Afganistan. Più tardi, la CIA avrebbe spostato questi agenti dall’Afganistan ai Balcani, poi in Iraq, in Libia e in Siria, facendoli viaggiare con visti statunitensi illegali. Questi guerriglieri addestrati dagli USA si sarebbero poi riuniti in un’ organizzazione che è sinonimo di terrorismo jihadista: al-Qaeda”. "Lo scopo politico di queste rivelazioni, dal punto di vista di Washington, è di esercitare pressioni sulla Casa di Saud per continuare a pompare le loro eccedenze petrolifere. I recenti rimbalzi petroliferi stanno provocando l’ isterismo a Washington, poiché potrebbero essere il segnale di un ripensamento dei Sauditi sulla loro guerra dei prezzi del petrolio contro, prima fra tutti, la Russia”. Dunque, all’inizio non c’era proprio un’organizzazione. Poi, verso la metà degli anni ’80, “al-Qaeda” era solo un database in un computer collegato al dipartimento delle comunicazioni del segretariato della Conferenza Islamica. A quel tempo, quando Osama bin Laden non era che un agente ‘delegato’ USA che operava a Peshawar, l’intranet di al-Qaeda era un ottimo sistema di comunicazione per lo scambio di messaggi in codice tra i guerriglieri. “al-Qaeda” non era un’organizzazione terrorista – ovvero un esercito islamico – e neanche proprietà privata di Osama bin Laden. In seguito, verso la metà degli anni 2000 in Iraq, Abu Musab al-Zarqawi – il precursore Giordano di ISIS/ISIL/Daesh – stava reclutando giovani militanti-fanatici-arrabbiati, senza un diretto input da parte di bin Laden. La sua copertura era AQI (al-Qaeda in Iraq). Quindi, al-Qaeda era e resta un marchio di successo. Non è mai stata un’organizzazione; piuttosto era un elemento operativo essenziale di un’agenzia di intelligence. Da qui l’imperativo categorico: al-Qaeda è essenzialmente una derivazione dell’intelligence saudita. La miglior prova è il ruolo oscuro, fin dall’inizio, del Principe Turki, ex direttore generale per lungo tempo del Mukhabarat, l’intelligence della Casa di Saud (ma Turki non parla, e mai lo farà). L’intelligence turca, per parte sua, non ha mai creduto al mito dell’ “organizzazione” al-Qaeda.
Al-Qaeda nella “Casa”
Le rivelazioni di Moussaui diventano davvero esplosive quando si collegano tutti i punti tra l’ideologia politica della Casa di Saud, la piattaforma politica di al-Qaeda e l’abbozzo ideologico del falso Califfato di ISIS/ISIL/Daesh. La matrice di tutti questi è il Wahhabismo del 19° secolo – e la sua interpretazione/appropriazione medievale dell’Islam.
Tutti usano metodi diversi – alcuni più rumorosi di altri – ma tutti hanno lo stesso fine: il proselitismo Wahhabita. La differenza fondamentale è che al-Qaeda e ISIS/ISIL/Daesh sono dei rinnegati Wahhabiti, che intendono, alla fine, prendere il posto della Casa di Saud – fantoccio comandato dall’ Occidente – instaurando in modo ancora più intollerante il potere Salafita e/o del Califfato. Casa di Saud = al-Qaeda = Califfato. Quando questa “bomba” ancora segreta verrà fuori dal vaso di pandora Arabico, crolleranno i presupposti che reggono quel dono che viene continuamente elargito dagli USA – la “Guerra al Terrore” (= guerra infinita). E questo ci riporta al nuovo capo della Casa di Saud: il Principe Salman, già ben avviato sulla strada della “demenza” (letterale). Negli anni ’90 era uno strenuo sostenitore del Salafismo/Jihad, e questo, ovviamente, comprendeva bin Laden. E più tardi, come Governatore di Riyadh, si distinse nell’avversione più totale verso gli Sciiti, che poi si espandeva nell’odio verso l’Iran nel suo complesso – per non parlare poi del suo odio per qualsiasi cosa che lontanamente ricordasse la democrazia all’interno dell’Arabia Saudita. E’ assurdo aspettarsi che Salman sia un “riformatore” – come è assurdo aspettarsi che l’amministrazione Obama interrompa una volta per tutte la sua storia d’amore con i suoi “bastardi preferiti” del Golfo Persico. Ma ora c’e’ un nuovo elemento chiave: la Casa di Saud è disperata. Non è un segreto a Riyadh e in tutto il Golfo che il nuovo Re e i suoi consiglieri ammaestrati dall’Occidente, stiano letteralmente perdendo la testa. Si ritrovano circondati dall’Iran – che, per giunta, è sul punto di concludere un accordo nucleare con il Grande Satana l’estate prossima.
Vedono il falso Califfato di ISIS/ISIL/Daesh che controlla gran parte del “Siraq” – e con gli occhi già puntati verso la Mecca e Medina. Vedono gli Sciiti Houthi pro-Iran che controllano lo Yemen. Vedono gli Sciiti della maggioranza in Bahrain repressi con grandi difficoltà dalle forze mercenarie. Vedono disordini Sciiti diffusi nelle province orientali dell’Arabia Saudita, dove c’è il petrolio. Sono sparsi in tutto il Medio Oriente ancora in preda alla psicosi “Assad deve andarsene” (mentre lui non va da nessuna parte). Hanno bisogno di finanziare la junta militare al potere in Egitto con miliardi di dollari (l’Egitto è al verde). E oltre a tutto questo, si sono bevuti la storia America-contro-Russia impegnandosi in una guerra dei prezzi del petrolio che sta consumando il loro budget. In sostanza, quello che finora è accaduto a Riyadh è un colpo di stato. Salman si è sbarazzato di chiunque fosse collegato al defunto Re Abdullah. Il famigerato Bandar Bush – reduce dal suo recente fiasco clamoroso in Siria – è stato rimosso dal suo incarico di Segretario Generale al Consiglio per la Sicurezza Nazionale e inviato speciale del Re. Forse il Dr. Ayman al-Zawahiri potrà trovargli un nuovo lavoro.
Non ci sono prove che Salman abbia intenzione di reprimere gli eccessi di quegli influenti – e dementi – chierici (e generosi ricchi donatori) che esportano all’estero il Wahhabismo come Jihad.
Non ci sono prove che, se la Casa di Saud contrastasse seriamente ISIS/ISIL/Daesh, Salman compirà lo sforzo di cooperare con il governo di maggioranza Sciita a Baghdad. O perlomeno lasciare che sia l’Iran ad occuparsi del problema (e potrebbe farlo, con i suoi consiglieri militari e sostenendo corpi scelti come la brigata Badr).
Non ci sono prove che la Casa di Saud tenterà di raggiungere un compromesso con Teheran; al contrario, regna la paranoia, poiché nel momento in cui l’Iran riaffermasse la sua supremazia nucleare, una volta concluso l’accordo atteso per l’estate prossima, i Sauditi si ritroveranno emarginati ideologicamente e politicamente.
E più di ogni altra cosa, non ci sono prove che l’Amministrazione del “Non fate sciocchezze” (parole di Obama) abbia la capacità di riconsiderare le relazioni USA/Sauditi. Ciò che è certo è che il più sporco segreto della ‘guerra al terrore’ resterà off-limits. Tutto il “terrore” che stiamo vivendo, sia quello reale sia quello costruito a tavolino, proviene da un’unica fonte: non è l’ “Islam”, ma l’intollerante e demente Wahhabismo.
Pepe Escobar Link: http://sputniknews.com/columnists/20150206/1017869785.html 6.02.2015 |