Il Manifesto Nena News 12 agosto 2015
Fiamma Nirenstein, da Silvio a Bibi di Zvi Schuldiner
La nomina di una delle voci autentiche di una destra demagogica che vede nella critica contro la politica del paese una nuova forma di antisemitismo, è una esemplificazione della politica nazionale e internazionale del primo ministro.
Non smette di stupirci, il nostro grande primo ministro Bibi Netanyahu. Quando si tratta di nomine, è un vero maestro. Per mettere insieme l’attuale coalizione di destra è riuscito a inimicarsi non pochi membri del proprio partito. Alla fine, per scopi apparentemente sottili, eccoci a un governo nel quale si occupano di esteri ben cinque ministri. La nomina di Fiamma Nirenstein ad ambasciatrice in Italia è una esemplificazione alquanto estrema della politica nazionale e internazionale di Netanyahu e alleati in questi giorni tanto pesanti per Israele. Nirenstein non è israeliana come sostiene, è piuttosto una delle voci autentiche di una destra demagogica che vede in ogni critica contro la politica del paese una nuova forma di antisemitismo. Non intendo urtare i lettori italiani dicendo che Nirenstein è un’autentica creazione italiana e che per 5 anni, dal 2008 al 2013, è stata parlamentare a Roma, nel partito di Berlusconi. Nel 1993–1994 aveva diretto l’Istituto culturale dell’ambasciata italiana in Israele. La sua presenza di breve durata in Israele la legittima a essere la nostra ambasciatrice in Italia? Certo. Nei suoi articoli, per esempio Israelofobia, si è rivelata una rappresentante della paranoia che domina in un paese guidato da un’alleanza estremista di nazionalisti e di fondamentalisti religiosi nazionalisti. Una portavoce ideale per Netanyahu. «Al posto del classico antisemitismo, ecco che ora intellettuali e accademici odiano Israele». Una propagandista superficiale, come tutti quelli che non vogliono vedere o ignorano quel che sta succedendo in Israele. Siamo l’unica democrazia del Medioriente. Abbiamo l’esercito più etico del mondo. Non siamo come i palestinesi, infatti il nostro grande premier si è recato all’ospedale dove è ricoverato il fratellino di quattro anni del piccolo Ali Darabsha, bruciato vivo; e ha detto: «Li cercheremo, li prenderemo, li puniremo…fatti come questi non appartengono alla nostra etica». Peccato che la «nostra etica» sia il brodo di coltura degli assassini: sono quattro milioni i palestinesi privati dei diritti umani e politici…e Nirenstein parla di Hamas cannibale; oltre 500 bambini palestinesi sono morti negli attacchi dell’aviazione israeliana durante l’ultima guerra a Gaza, e l’ambasciatrice dice in perfetto italiano «tutti vogliono sterminarci»; l’unica potenza nucleare nella regione sta cercando di sabotare l’accordo fra le superpotenze e l’Iran, e l’intellettuale dice che vogliono sterminarci… A Gerusalemme, super-Netanyahu continuerà i suoi sforzi per una grande coalizione democratica; accanto a Mitt Romney e ai repubblicani più estremisti negli Usa, ora in Italia ci sarà una rappresentante di Berlusconi e Netanyahu; altri antisemiti saranno i nostri migliori amici…Purché non si critichi Israele, un vero tabù agli occhi di questa coalizione bellicista e antidemocratica che va dalla Washington di destra a Gerusalemme e ora passa per l’Italia di Berlusconi. Perfino gli ebrei di destra degli Stati uniti si sono dissociati da Netanyahu quando, la settimana scorsa, ha preteso di rappresentare il loro pensiero rispetto al trattato con l’Iran. Hanno detto: «Siamo statunitensi ed ebrei, la nostra posizione deve considerare quello che è buono per il nostro paese». Ma Netanyahu continua per la sua strada, continua a fomentare la guerra e a fare tutto quello che può per impedire qualunque accordo, tanto in materia nucleare quanto sulla questione israelo-palestinese. Così crea l’alimento necessario a non pochi veri antisemiti. Signore e signori, rieccovi l’ex deputata di Berlusconi fra il 2008 e il 2013, che adesso rappresenta il primo ministro Netanyahu.
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