Il Manifesto

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05 mar 2015

 

“Netanyahu genera panico a scopo politico”

Michele Giorgio intervista il generale Uzi Eilam

 

Il gene­rale non è un pacifista. Ha fatto parte dell’establishment mili­tare israe­liano ai livelli più alti ed è stato a capo della Com­mis­sione nazio­nale dell’energia nucleare. Ma è anche uno scien­ziato e come altri esperti ed ex respon­sa­bili mili­tari e dei ser­vizi di sicu­rezza, con­te­sta l’allarmismo, il panico che con­si­dera ingiu­sti­fi­cato, che il pre­mier dif­fonde in Israele a pro­po­sito del pro­gramma nucleare ira­niano. Lo abbiamo inter­vi­stato mentre il primo mini­stro si rivol­geva al Con­gresso degli Stati Uniti per denun­ciare l’accordo che l’Amministrazione Obama sta nego­ziando con Teheran

 

Generale Eilam, il primo mini­stro Neta­nyahu attacca il pos­si­bile l’accordo tra i Paesi del 5+1 e Tehe­ran. Sostiene che l’Iran userà le intese per muo­vere l’ultimo passo deci­sivo verso la bomba ato­mica. Parla di minac­cia immi­nente per l’esistenza stessa di Israele. Le cose stanno dav­vero così?

Non credo che que­sto peri­colo sia immi­nente e con­creto e ho avuto modo di ripe­terlo più volte in que­sti ultimi anni. Ho pro­vato a con­vin­cere i miei inter­lo­cu­tori o chi mi ascol­tava che, sì, è vero che ci sono dei rischi legati al com­por­ta­mento degli ira­niahttp://www.controinformazione.info/

02 Aprile 2015

 

Nucleare. Israele minaccia l’Iran: senza stop, non escludiamo l’opzione militare

 

«Il premier Benjamin Netanyahu ha detto che Israele non consentirà che l’Iran diventi una potenza nucleare», ha affermato il ministro dell’Intelligence israeliano, Yuval Steinitz, anche lui esponente del Likud, in una intervista alla radio israeliana mentre a Losanna prosegue la maratona negoziale per un accordo complessivo proprio sul programma nucleare di Teheran. Anche a costo di lanciare operazioni militari?

«Non voglio parlarne dell’opzione militare, se non per dire che esiste», ha risposto. «Se non abbiamo scelta, non abbiamo scelta…l’opzione militare c’è», ha affermato inoltre, citando l’intervento contro il reattore iracheno di Orisak condotto nel 1981 «senza accordo con gli Stati Uniti».

 

Dal suo canto, Netanyahu ha condannato senza appello le trattative a oltranza sul nucleare iraniano: “L’intesa che stanno scrivendo a Losanna lascerà all’Iran gli impianti sotterranei, il reattore nucleare di Arak e le centrifughe più avanzate” e ciò significa che “secondo le nostre stime il tempo necessario all’Iran per creare una bomba atomica sarà ridotto a meno di un anno, o forse a molto meno di questo”.

“Sembra che le potenze occidentali abbiano ceduto sul loro impegno d’impedire che l’Iran ottenga armi nucleari. Hanno accettato il fatto – ha detto il premier israeliano, rivolgendosi a Usa e Ue con toni polemici – che l’Iran svilupperà nei prossimi anni le capacità per produrre molte bombe. Forse loro possono convivere con questo, ma io non posso accettare un pericolo così grande per Israele”.

Sulla situazione in Yemen, Netanyahu non ha dubbi: “Mentre in Svizzera si discute, gli emissari dell’Iran nello Yemen cercano di conquistare parti estese del Paese nel tentativo di assumere il controllo degli Stretti di Bab el Mandab. Cosa che cambierà gli equilibri nella navigazione e nelle forniture di petrolio. L’asse Iran- Occidente – Yemen va fermato”.

Secondo un rapporto dei media israeliani il programma nucleare iraniano, insieme all’avanzare dei miliziani sciiti Hoiti in Yemen, sostenuto da Teheran, ha portato l’Arabia Saudita e Israele ad avvicinarsi. Una fonte europea di alto livello, ha rivelato l’Huffington Post, ha confermato che Riad si è offerta di lasciare che i caccia israeliani usino il suo spazio aereo per attaccare l’Iran, se necessario. In cambio Israele dovrebbe riprendere, con sostanziali progressi, i colloqui di pace con i palestinesi. “Le autorità saudite sono completamente coordinate con Israele su tutte le questioni relative all’Iran,” ha rimarcato la fonte diplomatica a Bruxelles.

Fonte: Sponda Sud

ni e che l’Iran afferma che Israele non dovrebbe esi­stere. Ma allo stesso tempo è in corso uno sforzo per eli­mi­nare even­tuali peri­coli con­nessi al pro­gramma nucleare ira­niano e ho spie­gato che siamo nella fase tra la prima intesa prov­vi­so­ria e un pos­si­bile ampio accordo tra la comu­nità inter­na­zio­nale e Teh­ran. Ho aggiunto anche che i respon­sa­bili dell’Agenzia inter­na­zio­nale per l’energia ato­mica (Aiea) rife­ri­scono che i diri­genti ira­niani, dalla firma della prima intesa un anno e mezzo fa stanno rispet­tando i loro impegni.

Lei è a favore dell’accordo con l’Iran?

Non sono a cono­scenza di tutti i par­ti­co­lari dell’accordo che si sta nego­ziando. Tut­ta­via ne so abba­stanza per dire che se l’accordo pre­ve­derà che il numero della cen­tri­fu­ghe messe in fun­zione dagli ira­niani rimarrà di poche migliaia, così da con­sen­tire a Teh­ran di pro­durre l’uranio arric­chito di cui ha bisi­gno ma in una quan­tità mode­sta, e se i russi avranno in vari modi il con­trollo di que­sta pro­du­zione di ura­nio arric­chito e del suo uti­lizzo, allora la que­stione della costru­zione di armi ato­mi­che non esi­sterà. Ci sono altri nodi impor­tanti natu­ral­mente, come l’acqua pesante uti­liz­za­bile per una pos­si­bile pro­du­zione di plu­to­nio. Que­sto punto è stato molto discusso durante i col­lo­qui per l’accordo prov­vi­so­rio. Gli ira­niani hanno inter­rotto i lavori per il reat­tore in grado di pro­durre plu­to­nio e gli ispet­tori dell’Aiea hanno la pos­si­bi­lità di visi­tare quei siti in qual­siasi momento. E’ ovvio che per essere sicuri (che l’Iran non cer­chi di dotarsi in futuro di armi nucleari) occorre che cessi qual­siasi forma di pro­du­zione del plu­to­nio e so che que­sto punto fa parte dell’accordo finale che si spera di rag­giun­gere con l’Iran. E sap­piamo che ci sono stati com­por­ta­menti sospetti dell’Iran che non ha sem­pre dato agli ispet­tori libero accesso ai suoi siti. Allo stesso tempo la stessa intel­li­gence sta­tu­ni­tense qual­che anno fa ha detto che gli ira­niani già dal 2003 hanno ces­sato ogni atti­vità fina­liz­zata a costruire la bomba ato­mica, forse nel timore di un attacco mili­tare ame­ri­cano. In defin­tiva penso che se saranno risolte le que­stioni più deli­cate si potrà rag­giun­gere con l’Iran un buon accordo.

Se que­sto “peri­colo esi­sten­ziale” per Israele non è immi­nente e nep­pure con­creto, anche il ser­vi­zio segreto Mos­sad lo ha ridi­men­sio­nato, per­chè Neta­nyahu con­ti­nua a bat­tere su que­sto tasto.

Se le cose si giu­di­cano dal punto di vista scien­ti­fico e tec­no­lo­gico, allora non esi­stono ragioni per susci­tare panico. Non signi­fica che non dob­biamo pre­oc­cu­parci o seguire da vicino gli svi­luppi, ma non c’è alcuna cata­strofe nel futuro imme­diato. La poli­tica però è una cosa diversa e Neta­nyahu forse pensa di usare que­sta minac­cia per con­qui­stare popo­la­rità. C’è anche un altro punto, che dav­vero non posso giu­sti­fi­care. Il pre­mier ha fatto del nucleare ira­niano la sua mis­sione sto­rica invece di con­cen­trarsi su altre que­stioni di grande impor­tanza (in Israele, ndr) delle quali non si sta occu­pando. In sostanza si enfa­tizza la minac­cia ira­niana per met­tere in ombra temi interni di grande rilevanza.

Si parla tanto del pro­gramma nucleare ira­niano e delle sue pos­si­bili fina­lità. Eppure Israele resta, lo dicono esperti inter­na­zio­nali, l’unico paese del Medio Oriente a pos­se­dere segre­ta­mente bombe ato­mi­che e non ha fir­mato il Trat­tato di non-proliferazione. Nel corso degli anni tutti i governi israe­liani hanno riba­dito la posi­zione di “ambi­guità” nucleare, ossia non con­fer­mare e non smen­tire. Non è forse giunto il momento di dire final­mente come stanno le cose ed uscire da que­sta ambi­guità? A richie­derlo con forza sono i Paesi della regione, a comin­ciare dall’Egitto.

L’ambiguità nucleare per le moti­va­zioni con la quale è stata con­ce­pita è, a mio avviso, ancora la posi­zione migliore da man­te­nere. Ma c’è biso­gno di altro. Fac­cio per salto all’indietro nel tempo per spie­garmi. Quando ero a capo della Com­mis­sione israe­liana per l’energia ato­mica, fui in grado di per­sua­dere il primo mini­stro di quel tempo, Mena­chem Begin, a fare una dichia­ra­zione all’Assemblea Gene­rale dell’Onu di soste­gno ad un Medio Oriente libero dalle armi nucleari. Quella dichia­ra­zione fu letta dall’allora mini­stro degli esteri Yitz­hak Sha­mir. Ecco, credo che l’obiettivo debba essere quello ma la que­stione va discussa tra tutti i Paesi della regione. All’inizio alcuni o molti di que­sti Paesi non saranno pronti ad avviare il dia­logo con Israele su que­sto tema. Solo Egitto e Gior­da­nia hanno rela­zioni con noi. In ogni caso Israele deve cer­care di pro­ce­dere verso un Medio Oriente privo di armi ato­mi­che man­te­nendo, fino al rag­giun­gi­mento di una intesa regio­nale, la sua posi­zione di ambi­guità nucleare. Nena News