Il Manifesto

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29 nov 2015

 

Governo Netanyahu e Knesset contro Ong progressiste

di Michele Giorgio

 

Due leggi in cantiere richiedono regole molto rigide sui finanziamenti dall’estero destinati alle organizzazioni non governative e ai centri per i diritti umani. La protesta di B’Tselem

 

Gerusalemme, 29 novembre 2015, Nena News –

 

È un attacco continuo, che arriva da più punti, quello che converge sulle Ong israeliane progressiste che si occupano di diritti umani, società, democrazia, abusi a danno dei palestinesi. E che in questi ultimi mesi ha avuto il suo palcoscenico principale alla Knesset. Sono ben due i progetti di legge che mirano a legare le mani alle Ong non allineate alla politica del governo Netanyahu e della destra al potere. A presentarli sono stati i deputati del partito ultranazionalista “Casa ebraica”, Bezalel Smotrich e Yinon Magal. Con l’appoggio pieno della ministra della giustizia Ayelet Shaked, sempre di “Casa ebraica”.

Per i due deputati e per Shaked le Ong progressiste lavorerebbero al servizio di “stranieri” desiderosi di usare certe informazioni contro Israele. Pertanto, dovranno indicare con estrema chiarezza le loro fonti di finanziamento e i loro membri dovranno mostrare un distintivo speciale quando incontreranno funzionari pubblici. Inoltre dovranno presentare dichiarazioni trimestrali sull’origine delle loro finanze e specificare quali “attività estere” sono state eseguite o si intendono realizzare. Infine dovranno versare tasse fino al 37 per cento sulle sovvenzioni estere. Smotrich sostiene che a certe Ong non deve essere permesso di rappresentare gli interessi di Stati esteri all’interno di Israele. Tra le Ong prese di mira lo stato di allerta è costante. «Sono attacchi che vanno avanti da anni e che potrebbero diventare facilmente legge se il governo e la Knesset lo vorranno, perchè persino alcuni deputati del centrosinistra hanno sposato questi progetti», dice al manifesto Sarit Michaeli, portavoce di B’Tselem, Centro per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, «ci accusano con ancora più forza del passato di essere degli agenti al servizio di forze straniere e in questo modo condizionano il giudizio dell’intera opinione pubblica».

I centri per i diritti umani ricevono appena l’1% dei finanziamenti europei a Israele, spiega Michaeli, eppure il governo Netanyahu e il resto della destra «lasciano passare tra la gente l’idea che l’Ue stia pagando Ong locali che avrebbero come unico scopo quello di danneggiare il Paese». Si parla di trasparenza, aggiunge la portavoce , «di necessità di rendere chiare le fonti dei finanziamenti provenienti dall’estero ma già ora B’Tselem e le altre Ong sono tenute a dichiarare dettagliatamente l’origine dei soldi che ricevono, anche quando si tratta di piccole somme». Bisogno di trasparenza sui finanziamenti che arrivano dall’estero che, a quanto pare, si applica solo alle Ong progressiste e ai centri per i diritti umani. «Una indagine fatta dall’agenzia Walla – prosegue Michaeli — ha rivelato che il primo ministro Netanyahu riceve dall’estero gran parte delle donazioni e così molti membri del governo. La stessa ministra Shaked ottiene da altri Paesi il 40% del totale degli aiuti finanziari alla sua attività politica. E se si afferma che i donatori stranieri delle Ong (progressiste) hanno degli interessi, lo stesso si deve dire per quelli che finanziano ministri e deputati». Senza dimenticare, conclude la portavoce di B’Tselem, che «alle Ong legate alla destra, specie quelle che promuovono la colonizzazione (dei Territori palestinesi occupati) non è richiesta altrettanta trasparenza e si concede, sulla base di un accordo raggiunto con le autorità, di non rivelare tutte le loro fonti di finanziamento». Di recente Breaking the Silence, una Ong formata da ex militari israeliani che hanno deciso di rivelare abusi e crimini commessi a danno dei palestinesi nei Territori occupati, ha riferito che Honenu, una associazione della destra radicale, riceve donazioni dagli Usa senza alcun controllo reale, che indirizza verso le famiglie di coloni ebrei accusati di omicidio e tentato omicidio di palestinesi.

Intanto il gruppo online “My Israel”, che sostiene di avere un esercito di 140mila “soldati informatici”, ha inondato il sito del ministero degli esteri olandese di migliaia di firme e proteste per impedire che fosse assegnato a B’Tselem un importante premio per la sua tutela dei diritti umani. «Soltanto coloro che ignorano la storia possono sottovalutare l’importanza delle organizzazioni che difendono i diritti umani…la libertà di criticare il governo e di assistere coloro che sono colpiti dall’esecutivo, rappresenta una espressione essenziale della democrazia. Purtroppo esponenti della Knesset e del governo guidano i tentativi di minare queste libertà e di mettere a tacere le critiche alle loro politiche», hanno commentato con amarezza i rappresentanti di Acri, l’Associazione per i Diritti Civili in Israele. Nena News