http://www.ilfattoquotidiano.it/ 29 marzo 2015
Ritrovati i resti
Nuovi particolari sul contenuto della scatola nera dell'Airbus che il co-pilota ha fatto schiantare contro una montagna causando la morte di 150 persone: il comandante gridò al suo secondo, che si era chiuso dentro, "apri questa maledetta porta". Intanto emerge che negli Usa non avrebbe potuto pilotare un aereo passeggeri. Lufthansa smentisce di aver ricevuto da un conoscente segnalazioni sulla sua capacità di volare
Fonti tedesche hanno confermato sabato che i resti del corpo di Andreas Lubitz sono stati ritrovati. Lo riferisce il Corriere della Sera. Il quotidiano di via Solferino ricostruisce anche come il copilota tedesco da ragazzo fosse solito far volare il proprio aliante insieme al padre nel velodromo di Sisteron, sul versante opposto della parete di roccia contro cui ha fatto volontariamente schiantare l’airbus di Germanwing contro le Alpi francesi, uccidendo altri 149 passeggeri oltre a se stesso. A Düsseldorf continuano le indagini per tentare di comprendere le motivazioni dietro il gesto del 27enne e ricostruirne gli ultimi giorni di vita. Gli investigatori, scrive Die Welt am Sonntag, hanno trovato in casa antidepressivi. Uno degli inquirenti, citato dal giornale, afferma che il co-pilota soffriva di una “grave malattia psicosomatica” e di “una grave depressione e sindrome da affaticamento“. Non è chiaro se fossero di origine psicosomatica anche i problemi di vista – un deficit del 30%, secondo Le Figaro – da cui Lubitz, a quanto è emerso, era affetto. Disturbi che lo preoccupavano perché avrebbero potuto comprometterne la carriera. Sempre il quotidiano di via Solferino racconta che la sua licenza era frutto solo dell’addestramento ricevuto da Lufthansa, mentre il 27enne non aveva mai, contrariamente a quanto circolato nei giorni scorsi, ricevuto la qualifica di pilota dalla Federal aviation administration statunitense. Vero è che la Faa ha emesso due certificati di iscrizione a suo nome, ma il primo (risalente al 2010) è da “studente pilota” e il secondo lo qualifica come “pilota privato”, con licenza limitata ad aerei a un solo motore e alianti. Negli Usa, dunque, Lubitz non avrebbe potuto mettersi alla cloche di un aereo passeggeri. La compagnia aerea tedesca, ora nel mirino per le apparenti falle nei controlli sullo stato di salute di Lubitz, domenica ha per la prima volta smentito di aver ricevuto segnalazioni, da parte di “uno stretto conoscente” del giovane che “ne avrebbe messo in dubbio la capacità di volare“. Interpellata dal tabloid Bild am Sonntag, la società ha fatto sapere di “escludere con sicurezza che una notizia simile sia arrivata ai vertici dell’azienda, alla direzione della flotta o ad altri ruoli rilevanti di Germanwings e Lufthansa”. Emergono intanto nuovi particolari sul contenuto della scatola nera ritrovata già nel giorno della tragedia, quella con le voci registrate nella cabina. Secondo la stessa Bild le ultime parole del comandante Patrick Sonderheimer, che dopo essere uscito dalla cabina l’ha trovata chiusa dall’interno, sono state “Per l’amor di Dio, apri la porta!“. I primi venti minuti di volo registrano scambi di battute banali tra i due. Alle 10.27, il pilota chiede a Lubitz di preparare l’atterraggio a Duesseldorf e gli dice: “Adesso puoi assumere il comando”. Le ultime parole di Lubitz sono “spero” e “vedremo”. A quel punto il pilota esce per andare in bagno e l’aereo comincia la discesa. Pochi minuti più tardi si sente bussare forte alla porta, ricostruisce Bild. Sonderheimer dall’esterno grida: “Per l’amor di Dio, apri la porta”. In sottofondo, si percepiscono le urla dei passeggeri. Si sentono i tentativi di abbattere la porta con un’ascia, poi un urlo: “Apri questa fottuta porta!”. Alle 10.40 circa, l’aereo colpisce la montagna. La Bild, confermando le indiscrezioni diffuse sabato, ipotizza poi che la ex fidanzata, a cui Lubitz disse “un giorno il mondo conoscerà il mio nome”, sia incinta. Sabine L., hostess della Germanwings, viveva a Düsseldorf con il copilota e i due avrebbero voluto sposarsi. Poi la donna lo ha lasciato perché, ha raccontato, “era sempre più evidente che lui aveva un problema. Nelle discussioni crollava e mi urlava addosso. Avevo paura”. Per ora sono stati isolati 78 diversi Dna dagli inquirenti che lavorano all’identificazione delle vittime della tragedia. “Un passo avanti per l’identificazione delle vittime”, ha commentato Brice Robin, procuratore di Marsiglia. Il passo successivo consisterà nel raffronto con i campioni forniti dalle famiglie. Sul luogo del disastro aereo si sta cercando di realizzare una via di accesso per agevolare le indagini e consentire il trasporto di grossi pezzi di fusoliera tramite veicoli 4×4. |