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http://dissidentvoice.org/ December 30th, 2015
Al quarto punto dell'Ordine del Monte di l'Ordre
L'Ordre è un critico sociale e un amico della ex squadra di studenti religiosi noto come l'Ordine del Monte. The Mont Order sostiene l’unità globale attraverso la riconciliazione culturale e religiosa, prima di sciogliersi e continua le sue campagne attraverso organizzazioni amichevoli
Dichiarando che il Mont Order è un gruppo globale di pensatori dissidenti, il codice di Mont Order afferma nel suo quarto punto, "l'Ordine può relazionarsi con il mondo islamico e si augura che esso supererà il Wahhabismo e i Takfiri del settarismo, che sono trame seminate contro i musulmani per attaccare la loro unità ". La vera minaccia è, purtroppo, di più ampia portata, e minaccia non solo la vita dei musulmani, con il caos e le miserie della guerra civile, ma minaccia tutti. Nessuna società potrebbe essere immune da un potere che trova conforto nel dividere tutti gli altri per sentirsi più forte. Ciò deve essere chiamato, in realtà, una minaccia per l'unità globale. Nessuno contesterà che alla fine della guerra fredda, gli Stati Uniti si accinsero a creare quello che viene definito un nuovo ordine mondiale, per usare le parole dell’allora Presidente Bush Senior. Questo cosiddetto nuovo ordine mondiale, per tutti i nemici che ha attratto, avrebbe potuto essere una buona cosa. Il concetto di unire il mondo intero in una sola società globale, ammesso che possa essere realizzato, non è una brutta cosa. Una nazione globale unita è stato l'obiettivo di gran parte del pensiero e dell'azione politica sin dall'Illuminismo, e ancor di più dopo la Prima e la Seconda guerra mondiale. E avrebbe dovuto essere basato soprattutto sui valori di uguaglianza e fratellanza, e sull'autodeterminazione dei popoli. Le Nazioni Unite sono state create in quello stesso spirito, con la speranza che possa eventualmente portare agli inizi di una sorta di governo mondiale. Tuttavia, dopo la fine della Guerra Fredda che ha stabilito gli Stati Uniti come il padrone del mondo, hanno disgregato l'autodeterminazione degli altri popoli. E hanno promesso sostanzialmente di unire il mondo in nome della pace, sperperandone l'occasione. Hanno fatto l'opposto, invece hanno diviso il mondo in nome della guerra. Gli Stati Uniti hanno visto solo la propria tronfia immagine quando hanno pensato al futuro del mondo, e si sono messi a imporre la propria volontà agli altri senza chiedere il loro consenso. Questo ha portato all'antagonismo che molte persone oggi sentono quando si parla del nuovo ordine mondiale. Con le sconfitte delle sue forze in Somalia, Afghanistan, Iraq e in altre parti del contesto strategico post-Guerra Fredda, gli Stati Uniti si sono allontanati dall'idea di unità globale. Oggi, gli Stati Uniti sono più interessati a cercare nemici e trovare differenze con gli altri, piuttosto che ricercare un qualsiasi terreno comune con loro. Sono più interessati a incitare discordia e settarismo anche all'interno delle società di Stati esteri, piuttosto che costruire una società basata sul consenso globale. Come tale, la strategia americana di dominio globale non è una ricerca di unità globale. Invece, è una ripetizione della vecchia massima del divide et impera, la strategia di antichi re e imperatori. Eppure, a parole viene dal governo degli Stati Uniti e dell'Occidente l'idea di sradicare l'estremismo e il settarismo, per spianare la strada all'unità globale, ma ogni loro azione promuove il contrario. Le azioni parlano più forte delle parole. Se ciò che sta accadendo in Libia e in Siria rispecchia il modo in cui gli Stati Uniti intendono trasformare tutti gli stati che gli si oppongono, il ruolo degli Stati Uniti nel promuovere qualsiasi tipo di unità globale ha bisogno di essere seriamente riesaminato. Se le azioni sono più eloquenti delle parole, allora gli Stati Uniti non stanno portando l'umanità in avanti verso un sistema politico globale unito. Gli Stati Uniti non hanno le risposte di cui il mondo ha disperatamente bisogno in un momento di diminuzione delle risorse e di espansione delle popolazioni. Le sue azioni non spingono l'umanità in avanti, ma indietro, verso qualcosa che può essere solo chiamato tribale. La maggior parte del globo è profondamente meno unificata sotto la leadership morale e politica degli Stati Uniti di quanto non fosse prima. In Eurasia, gli Stati Uniti si sono allineati con trogloditi religiosi e piccoli nazionalisti per rompere l'ex Unione Sovietica in altrettante piccole repubbliche ed Emirati. L'odio e l'uccisione affliggono oggi le ex repubbliche sovietiche, fenomeni senza precedenti per quando erano unite quelle repubbliche. In Medio Oriente, la strategia degli Stati Uniti è di creare ancora più divisioni, cercando di cooptare e corrompere anche le più piccole tribù e sette per attaccare la coesione di governi stabili. Anche se siamo del parere che le dittature nazionaliste in Medio Oriente non sono favorevoli alla costruzione di una società globale unificata, le aree tribali e religiose di emirati primitivi sono ancora peggiori. La peggiore offesa di tutte è la devozione al mito, respinta nel codice del Mont Order, che l'Islam è intrinsecamente afflitto da estremismo e settarismo. Quasi ogni emittente televisiva in Europa e Nord America promuove questo mito, come per tenerlo in vita e, quindi, mantenere alte la fiamme conflitto nella regione. In realtà, l'Islam è stato e sarà sempre la forza più unificante in Medio Oriente, e in effetti è anche un supporto per l’unità globale in gran parte del resto del mondo. L'affermazione che la Siria, il Libano e altri stati stanno vivendo una guerra tra sciiti e sunniti è falsa. Perché questo conflitto fratricida la promuove e sostiene con le narrazioni disegnate dall’elite di politica estera degli Stati Uniti? Perché non hanno invece imposto il modo di unire il mondo e portare la pace nei paesi in guerra? Gli Stati Uniti e i suoi alleati in Medio Oriente stanno combattendo una guerra fredda contro l'Islam, e fanno con essa quello che hanno fatto con l’Unione Sovietica quando incitavano le divisioni dopo la sua caduta. Hanno fatto lo stesso per Libia e Siria negli ultimi anni. Superando persino la famigerata idea del divide et impera, la strategia degli Stati Uniti nei confronti dei suoi nemici è diventata quello del dividi e distruggi. Il mondo intero deve scannarsi per il regime americano se vuole sopravvivere, perché esso non può tollerare alcuna coesione ne organizzazione tra i suoi critici. Un Mont Order blogger, Sophie Stephenson, teorizzava nel 2014 che i neoconservatori americani fossero ossessionati dal voler ridurre le dimensioni dell'unità politica di tutti i presunti nemici degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti faranno di tutto per raggiungere l’obiettivo di dividere e distruggere tutti gli altri, anche sostenendo i propri nemici più violenti e primitivi come i gruppi terroristici di al Qaeda e dello "Stato islamico". Un nemico primitivo, ridotto al disordine e alla guerra civile è il loro nemico preferito. Per gli Stati Uniti, un paese così frantumato e distrutto può essere anche meglio di un alleato. Un alleato, dopo tutto, può cambiare e rappresentare una futura minaccia. Uno stato distrutto e una società crollata e divisa, troppo occupata nell’uccidere il proprio popolo per futili motivi settari, non può rappresentare alcuna minaccia per loro. Settarismo religioso e nazionalismo sono ugualmente attacchi allo sviluppo e all'unità politica. A chiunque valorizzi l'armonia, l’accordo e l’unità come realizzazioni supreme della politica, l’Ucraina e altre nuove repubbliche emerse dall'Unione Sovietica sono abomini nazionalisti illegittimi. Per loro far valere il nazionalismo delinquenziale, con bandiere farseschi che a mala pena esistono da vent'anni, è solo un passo indietro per l'umanità. Gli Stati Uniti, naturalmente, sostengono queste repubbliche anti-russe come parte del loro piano per il mondo, spinto a seguire una traiettoria negativa all’indietro fino all'età della pietra. Solo allora, quando vedranno il resto del mondo ridotto in piccoli feudi e stati delle aree tribali il più possibile differenti rispetto alle ex repubbliche sovietiche, gli Stati Uniti riusciranno finalmente a sentirsi al sicuro. Dalla Siria all’Ucraina, la politica degli Stati Uniti è composta da incitamento alla guerra civile, rallentando in tal modo lo sviluppo umano, sovvertendo gli obiettivi delle Nazioni Unite e interrompendo i progetti per unire il mondo in pace. Chiunque desideri una società globale più unita deve, di conseguenza, riconoscere il nemico. La politica estera degli Stati Uniti non deve essere sostenuta, ma abbandonata. Gli americani devono anche cercare di vedere al di là di ciò che è buono per l'America, e pensare ciò che è bene anche per tutti gli altri.
http://dissidentvoice.org/ December 30th, 2015
On the Fourth Point of the Mont Order by L'Ordre
L'Ordre is a social critic and a friend of the former club of religious students known as the Mont Order. The Mont Order advocated global unity through cultural and religious reconciliation, before breaking up and continuing its campaigns through friendly organizations
Declaring that the Mont Order is a global group of dissident thinkers, the code of Mont states in its fourth point, “the Order can relate to the Islamic world and hopes that it will overcome Wahhabism and Takfiri sectarianism, which are plots sown against Muslims to attack their unity.” The real threat is unfortunately even broader in scope, and threatens not only the lives of Muslims with chaos and the miseries of civil war but threatens everyone. No society could be immune to a power that finds comfort in dividing everyone else to make itself feel strong. What it needs to be called, really, is a threat to global unity. No one will contest that at the end of the Cold War, the United States set about creating what it called a new world order, to use the words of then President Bush Senior. This so-called new world order, for all the enemies it has attracted, could have been a good thing. The concept of uniting the whole world in a single global society, however it may be accomplished, is not a bad thing. A united global nation has been the goal of much political thought and action since the Enlightenment, and even more so after the First and Second world wars. It was to have been based foremost on the values of equality and brotherhood, and on the self-determination of peoples. The United Nations was created in that same spirit, with hopes that it might eventually lead to the beginnings of some kind of world government. However, after the end of the Cold War established the United States as the master of the world, it disregarded the self-determination of other peoples. It vowed essentially to unite the world in the name of peace, but it squandered the opportunity. It did the opposite, instead dividing the world in the name of war. The US saw only its own bloated image when it thought about the future of the world, and set about imposing its own will on others without asking their consent. This has led to the antagonism that many people today feel when they hear of the “new world order”. With the defeats of its forces in Somalia, Afghanistan, Iraq and elsewhere in the post Cold War strategic environment, the United States turned away from the idea of global unity. Today, the US is more interested in searching for enemies and finding differences with others than in finding any common ground with them. It is more interested in inciting discord and sectarianism even within foreign states and societies than building a global consensus-based society. As such, the US strategy of global dominance is no search for global unity. Instead, it is a repetition of the old maxim of “divide and rule”, the strategy of ancient kings and emperors. Still, lip service is given by the US government and the West towards the idea of eradicating extremism and sectarianism to pave the way for global unity, but their every action promotes disunity. Actions speak louder than words. If what is happening in Libya and Syria is how the US wishes to turn all opposing states, then the role of the US in promoting any type of global unity needs to be seriously re-examined. If actions speak louder than words, then the US is not taking humanity forward to a united global polity. The US does not have the answers the world desperately needs at a time of dwindling resources and expanding populations. Its actions are not moving humanity forward, but backward, to something that can only be called tribal. Most of the globe is profoundly less unified under US moral political “leadership” than it was before. In Eurasia, the US aligned itself with religious troglodytes and petty nationalists to break up the former Soviet Union into as many small republics and emirates as possible. Hatred and killing plague the former Soviet republics today that were previously unheard of when those republics were united. In the Middle East, the US strategy is even more divisive, attempting to co-opt and bribe even the smallest tribes and sects to attack the cohesion of stable governments. Even if we take the view that nationalist dictatorships in the Middle East are not conducive to building a unified global society, tribal areas and primitive religious emirates are even worse. The worst offense of all is the devotion to the myth, as rejected in the Mont Order code, that Islam is inherently plagued with extremism and sectarianism. Almost every television broadcaster in Europe and North America promotes this myth, as if to keep it alive and thereby keep the conflict aflame in the region. In reality, Islam has been and will always be the single most unifying force in the Middle East, and indeed is even supportive of global unity in much of the wider world. The claim that Syria, Lebanon and other states are experiencing mutual warfare between Shias and Sunnis is untrue. Why is this internecine conflict promoted and sustained by the narratives designed by the US foreign policy elites? Why are they not instead occupied with how to unite the world and bring peace to embattled countries? The US and its allies in the Middle East are in a Cold War against Islam, and do to it what they did to the Soviet Union when they incited divisions after its fall. They did the same to Libya and Syria in recent years. Going beyond even the notorious idea of divide and rule, the US strategy towards its foes is to divide and destroy. The whole world must be at each other’s throats for the American regime to survive, because it cannot tolerate any cohesion or organization among its critics. One Mont Order blogger, Sophie Stephenson, theorized in 2014 that the US neoconservatives are obsessed with reducing the size and political unity of all the United States’ perceived enemies. The US will do anything to achieve its goal of dividing and destroying everyone else, even supporting its own most violent and primitive enemies such as the terrorist groups al Qaeda and “Islamic State”. A primitive, reduced enemy existing in disarray and civil war is their preferred enemy. To the US, such a fractured and destroyed country may even be better than an ally. An ally, after all, can change and pose a future threat. A destroyed state and a divided, collapsed society too busy murdering itself for petty sectarian reasons can pose no threat to them. Religious and national sectarianism are equally attacks on development and political unity. To someone who values harmony, accord and unity as supreme accomplishments of politics, Ukraine and other new republics that emerged from the Soviet Union are illegitimate nationalist abominations. For them to assert delinquent nationalism, with farcical flags that have barely existed for twenty years, is only a step back for humanity. The US, of course, supports these anti-Russian republics as part of its plan for the world to follow a negative trajectory back to the Stone Age. Only then, when it has seen the rest of the world reduced to feuding small states and tribal areas as different from the former Soviet state as possible, will the US at last feel secure. From Syria to Ukraine, the US policy consists of incitement to civil war, thereby retarding human development, subverting the goals of the United Nations and disrupting projects to unite the world in peace. Anyone who values a more united global society must, therefore, recognize the enemy. US foreign policy must not be supported but ditched. Americans also must try to see beyond what is good for America, and think what is good for everyone else.
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