Z Communications Daily Commentaries www.znetitaly.org http://znetitaly.altervista.org/ 13 maggio 2015
USA: Come i Ricchi si Arrichiscono Sempre di Più di Jack Rasmus Traduzione di Francesco D’Alessandro
Dal momento della fine ufficiale dell’ultima recessione economica nel Giugno 2009 l’1% piu’ ricco delle famiglie negli USA si’ e’ impossessato del 91% del totale della ricchezza prodotta, secondo alcuni studi fatti da universita’ USA e basati su dati relativi alle tasse pagate sulle entrate. Nello stesso tempo le entrate delle famiglie medie reali sono diminuite in maniera sostanziale dell’1-2% all’anno dal 2009- e questo solo per quanto riguarda il livello medio delle entrate. Per coloro che si trovano al di sotto della media, il declino delle entrate reali e’ stato molto maggiore. Si parla di 100 milioni di famiglie di “lavoratori” della produzione e delle attivita’ “non-supervisioni” negli USA che devono sopravvivere con salari stagnanti o che sono diminuiti negli ultimi sei anni. Com’e’ potuta accadere questa disuguaglianza cosi’ estrema? Perche’ i salari sono rimasti stagnanti durante la cosiddetta rinascita economica dal 2009, mentre l’1% piu’ ricco riusciva ad appropriarsi di praticamente tutta la nuova ricchezza che ne derivava? Il tutto comincia con i profitti. La compressione dei salari ha dato la possibilita’ alle corporazioni di raggiungere margini di profitto record, a livello storico- per esempio i profitti che vengono dai derivati, non dalle vendite di beni reali e servizi, ma dallo snellimento delle operazioni, dai tagli dei costi di produzione, il che significa principalmente la riduzione dei costi del lavoro.
I Profitti Sono Cresciuti di % Trilioni di Dollari in 5 Anni Delle stime ufficiali del governo USA riguardo i profitti delle corporazioni USA ammontano a 1,3 trilioni di dollari nel 2008, che sono aumentati a 2,4 trilioni di dollari nel 2014. Nel corso dei sei anni seguenti al 2009, cumulativamente questo viene a costituire una somma di 3,7 trilioni di dollari sopra e oltre la somma di 1,3 trilioni del 2008. Ma non e’ tutto. Questi sono solo i profitti delle vendite di beni e servizi. Nei 3,7 trilioni di profitti non sono inclusi i profitti delle corporazioni che speculano sulgi assetti finanziari e sulle “securities”; il che equivale a un altro quarto dei profitti totali delle corporazioni. Questi sono i profitti che derivano dalla compravendita di azioni, buoni del tesoro, obbligazioni, derivati, valuta, proprieta’ immobiliari e cosi’ via. Dato che parliamo di un quarto del totale, questo ammonta a un altro trilione di dollari. Quindi le corporazioni USA hanno aggiunto altri 5 trilioni di profitti extra dal 2009, con piu’ o meno un paio di centinaia di milioni di dollari qui e la’. La domanda importante e’ : dove sono andati a finire questi 5 trilioni di dollari?.
3,8 Trilioni di Dollari Per Ricomprare Azioni e Dividendi La maggior parte dei 5 trilioni- 3,8 trilioni di dollari- e’ andata a finire nelle tasche dei ricchi azionisti delle corporazioni, distribuiti sotto forma di riacquisizione di azioni e guadagni e dividendi record dal 2008. Mentre le corporazioni facevano man bassa dei profitti record- derivanti dalle diminuzioni dei salari e dalle speculazioni sulle securities finanziarie- i loro ricchissimi “proprietari” ricevevano distribuzioni record dei guadagni delle corporazioni sotto forma di riacquisizioni di azioni e pagamenti di dividendi. Questo e’ il modo in cui i ricchi diventano sempre piu’ ricchi negli USA. Le loro corporazioni sono solo dei “nastri trasportatori”: ricomprare le azioni e ricevere i pagamenti dei dividendi sono le “forme di guadagno”. Diamo un’occhiata a qualche fatto interamente riguardante le riacquisizioni azionarie e i guadagni da dividendi nel passato recente. Si noti bene che i numeri riguardano solo le 500 corporazioni piu’ grandi degli USA. Il totale sarebbe molto piu’ grande se tutte le riacquisizioni azionarie e i dividendi venissero inclusi. Nel 2009 le 500 corporazioni piu’ grandi secondo Standard & Poor distribuirono azioni di “solo 137 miliardi di dollari” agli azionisti. I guadagni da dividendi furono altri 195 miliardi di dollari. Quindi, nel 2008 furono pagati 332 miliardi di dollari agli azionisti, in quello che, generalmente viene considerato l’anno peggiore della recessione recente del 2007-2009. Ammazza che tempi duri per gli azionisti! Solo 332 miliardi di dollari mentre 27 milioni di lavoratori rimasero senza lavoro e videro il loro salario diminuito nei cinque anni successivi e 14 milioni di famiglie che persero la loro casa. Ma gli anni dopo il 2008 sono andati anche meglio per gli azionisti e per l’1% di ultra ricchi, infatti molto, molto meglio: raggiungendo sempre nuove vette dal 2009 ; entro il 2014 le riacquisizioni azionarie delle corporazioni aumentarono a 553 miliardi e i guadagni da dividendi aggiunsero altri 350 miliardi. Siamo quindi a 903 miliardi di dollari nel solo 2014, o tre volte il livello di riacquisizione e dividendi del 2008. E nei cinque anni dal 2009, si tratta di un totale di 3,8 trilioni di dollari di riacquisizioni e dividendi. La distribuzione di quei 3,8 trilioni di dollari lascia solo 1,2 trilioni non distribuiti- che, coincidentalmente, e’ appena cio’ che rimane sui bilanci delle corporazioni delle 500 corporazioni piu’ grandi in denaro liquido messo da parte alla fine del 2014. Le previsioni per quest’anno, il 2015, includono un altro aumento del 16% in riacquisizioni e un altro 14% di dividendi. Si tratta di piu’ di un trilione di dollari che sara’ distribuito nel 2015- 604 miliardi in riacquisizioni e altri 400 miliardi in dividendi. Allo stesso tempo gli economisti tentano di convincerci che l’enorme disuguaglianza economica negli USA di oggi e’ il risultato della mancanza di lavoratori istruiti o semplicemente che i lavoratori non sono piu’ produttivi. Le vittime della disuguaglianza della ricchezza diventano cosi’ la causa, nella logica perversa dei professoroni. O perlomeno di quelli conservatori. La varieta’ piu’ liberale della tribu’ professorale dice che la disuguaglianza economica deriva dagli eccessi di compenso pagati ai CEO e dal sistema delle imposte che ha prodotto la disuguaglianza. Ne’ i liberali ne’ i conservatori dicono niente della disuguaglianza della ricchezza che deriva da eccessi della speculazione finanziaria e da sei anni di riduzione dei salari, i cui profitti vengono eventualmente distribuiti sotto forma di trilioni di dollari di riacquisizioni di azioni e di spartimento dei dividendi.
Il Nuovo “Modello D’Affari” del Capitalismo del 21mo secolo Il capitalismo globale sis ta muovendo verso un nuovo modello operativo che crea ancor piu’ profitti di quanto abbia fatto finora. Cio’ che lo sta rimpiazzando velocecemente e’ un modello centrato sugli investimenti su assetti finanziari e sulle speculazioni, facendo aumentare artificialmente i valori degli assetti finanziari quali le azioni, i buoni del tesoro, i derivati, i beni immobiliari e cosi’ via. Nel mondo globale del dopo 2000, invece di investire in cose reali, quali gli assetti reali, le costruzioni immobiliari, macchinari ecc… che servono a produrre beni reali e servizi, il nuovo modello delle corporazioni spreme profitti dai salari e ci aggiunge altri profitti speculando sulle securities finanziarie. Creare profitti che derivano dai tagli dei costi o quelli derivanti dall’aumento artificioso dei prezzi degli assetti finanziari rivenduti con guadagno, o qualche combinazione di tutti e due. Questo e’ il nuovo modello. Non e’ piu’ necessario preoccuparsi di fare delle cose che richiedono investimenti e la creazione di posti di lavoro che pagano decentemente e che distribuiscono salari per comprare le merci. Bisogna creare profitti facendo salire i prezzi degli assetti finanziari. Ricomprarsi le azioni e spartirsi i dividendi. Questi processi fanno aumentare i prezzi delle azioni ancora di piu’. (Negli USA il mercato azionario e’ triplicato in valore dal 2009). Allora sia gli azionisti che le corporazioni diventano sempre piu’ ricchi. Il modello puo’ essere completato inserendoci un governo scelto apposta da queste stesse corporazioni e con politici “comprati e pagati” che riducono le tasse sui dividendi derivanti da “capital gains”, da vendite di azioni, al 15%, come negli USA. In questo modo gli azionisti possono tenersi la gran parte dei “capital gains” da usare per ricomprare ancora altre azioni e ottenere altri dividendi.
General Electric Co., Riacquisizioni Azionarie e Blackstone La General Electric Company e’ una delle piu’ grandi industrie manifatturiere negli USA e nel mondo. Produce equipaggiamenti per aerei, per i trasporti, macchine per la medicina diagnostica, per l’energia e i sistemi idrici; per la luce e gli elettrodomestici e anche attrezzature per l’estrazione petrolifera e di gas. Essa e’ diventata anche una delle piu’ grosse compagnie finanziarie negli USA, negli ultimi decenni, ottenendo dalla sua sussidiaria finanziaria, la GE Capital Assets, 6 miliardi di dollari del totale di 30 miliardi di dollari di guadagno nello scorso anno. Ma GE rappresenta il classico “ modello di vecchia scuola” dove la produzione industriale di merci creava benessere sia alle imprese che ai consumatori. La scorsa settimana GE ha annunciato il suo piano di ricomprarsi 90 miliardi di dollari delle sue azioni nei prossimi tre anni, iniziando con 50 miliardi quest’anno. Il costo delle azioni di GE non has subito variazioni dal 2007. Nel 2012 GE promise una campagna di riacquisizione azionaria di solo 10 miliardi di dollari, ma questo non fu sufficiente per far salire il prezzo delle sue azioni due anni fa. Tuttavia, l’annuncio dei 90 miliardi la scorsa settimana ha prodotto un immediato aumento, a due cifre, del valore delle azioni della multinazionale. GE ha quindi annunciato che sta per aggiungersi ai ranghi del nuovo modello affaristico del 21mo secolo, dove il modo per far salire il valore delle azioni consiste nel ricomprarsi le proprie azioni piuttosto che produrre profitti derivanti dalla produzione e vendita di beni reali. Per finanziare la riacquisizione di 90 miliardi di dollari di azioni la GE ha annunciato che avrebbe venduto la maggior parte delle sue operazioni finanziarie rappresentate da GE Capital Assets- 26 miliardi di dollari del suo portafoglio di uffici, centri commerciali , proprieta’ commerciali e immobiliari che vengono venduti. La vendita e’ necessaria per bilanciare le crescenti perdite della GE riguardanti la produzione delle attrezzature di trivellazione del petrolio e del gas naturale il cui valore sta collassando nel momento in cui il costo del petrolio continua a diminuire. Le prospettive a lungo termine del vecchio modello capitalistico industriale di GE non appaiono per niente rosee. Ma i 90 miliardi di dollari di riacquisto delle azioni dureranno e sosterranno le azioni GE per un bel po’. Nel 21mo secolo e’ adesso piu’ importante far alzare i prezzi delle azioni delle corporazioni con qualsiasi mezzo; piu’ importante del produrre profitto alla vecchia maniera, investendo in assetti reali, creando posti di lavoro e salari e producendo merci da vendere ai consumatori. Per finanziare il suo riacquisto di 90 miliardi di azioni, la GE sta vendendo i suoi assetti a una compagnia che rappresenta il “nuovo modello di business” del capitalismo globale del 21mo secolo. La compagnia privata di “equity”, Blackstone, sta comprando la maggior parte degli assetti reali immobiliari finanziari di GE che sono stati messi in vendita. Blackstone non produce niente ne’ impiega molti lavoratori e non distribuisce benessere a molta gente, eccetto che ai suoi managers e investitori. Infatti non produce assolutamente niente. Il suo modello di business e’ la speculazione finanziaria pura, come tutte le compagnie private di “equity”. Blackstone compra gli assetti finanziari e li rivende a un prezzo maggiorato, ottenendo un profitto finanziario speculativo. La meta’ dei suoi profitti totali nel 2014 derivarono dall’acquisto di beni immobiliari che poi “ha rivoltato”, per esempio vendendoli a un prezzo maggiorato. Blackstone ha 272 miliardi di assetti che ha comprato da altre compagnie, 81 miliardi di questi sono beni immobiliari. Adesso Blackstone e’ la piu’ grande “affittacase” negli USA con piu’ di 50.000 proprieta’ immobiliari che da’ in affitto. I suoi profitti sono molto maggiori di quelli della General Electric perche’ specula sugli assetti piuttosto che produrre qualcosa. Rappresenta molto di piu’ il modello piu’ redditizio di business del capitalismo globale del 21mo secolo di quanto lo faccia la GE. Rappresenta la nuova faccia del capitale nel 21mo secolo. Il comparare faccia a faccia la General Electric contro Blackstone riflette le diverse tendenze in cui il capitalismo globale del 21mo secolo si esprime: il perche’ l’economia globale odierna si trova su un lungo piano inclinato in discesa, perche’ gli investimenti reali sono su una traiettoria in declino, e perche’ la tendenza alla deflazione nei beni e nei servizi sta prendendo piede dappertutto. Il vecchio modello di attivita’ del capitalismo industriale rappresentato da GE si trova sottoposto a pressioni enormi. Gli introiti continuano a diminuire. Il mercato azionario di consequenza non produce molto. GE e gli altri vengono cosi’ spinti a svendere parti delle ditte per finanziare il riacquisto di azioni per mantenere i prezzi delle azioni elevati e porre un freno al deprezzamento. Per contro, gli speculatori di assetti finanziari come Blackstone stanno comprando gli assetti delle ditte che seguivano il vecchio modello capitalistico industriale e stanno generando sempre piu’ profitti semplicemente investendo sugli assetti finanziari. Gli investitori quindi si stanno affannando alla porta di casa di tutti i Blackstone, bussando alle loro porte, con il desiderio di dare loro i propri soldi che hanno portato via alle industrie del tipo della GE. Il loro motto e’: “ Chi se ne frega di come i profitti vengono generati, l’importante e’ che vengano generati sempre piu’ velocemente e sempre piu’ di prima. Quindi, dacci piu’ aumenti dei prezzi delle azioni, piu’ riacquisti azionari e piu’ dividendi. Chi se ne frega delle bolle delle azioni e delle obbligazioni. Noi possiamo uscirne prima che la bolla scoppi di nuovo”- o almeno cosi’ la pensano, ogni volta di piu’, fino alla prossima catastrofe finanziaria dei valori delle azioni e delle obbligazioni.
Jack Rasmus e’ l’autore del libro di prossima pubblicazione :” Systemic Fragility in the Global Economy” per Charity Press, 2015. Egli ha un blog a jackrasmus.com. Il suo website e’ : www.kyklosproductions.com e twitter ha @drjackrasmus
Z Communication, 215 Atlantic Ave, Hull, MA, USA 02045 Da Z Net Italy- Lo Spirito Della Resistenza e’ Vivo |