Fonte: http://investmentwatchblog.com http://www.comedonchisciotte.org/ Domenica, 18 ottobre 2015
La corte di giustizia europea ha silurato la madre di tutti gli accordi commerciali con gli Stati Uniti? di Don Quijones
Il rapporto commerciale fra l'Europa e gli Stati Uniti è diventato molto meno roccioso grazie alla battaglia di un giovane avvocato contro una delle più grandi aziende tecnologiche globali. Il ‘traffico dei dati’, alla base più grande rapporto commerciale esistente al mondo, è stato messo a rischio. Il ‘Wall Street Journal’ ha detto che potrebbero essere in bilico parecchi miliardi di dollari nel settore della pubblicità online, ma anche nelle attività più routinarie, come ad esempio la memorizzazione dei documenti relativi alle risorse-umane delle collegate europee.
UN RIFUGIO DECISAMENTE POCO SICURO Nel 2013, quando un giovane austriaco laureato in legge, Max Schrems (nella foto), fece causa alla Facebook per ‘violazione della privacy’ – subito dopo che Edward Snowden aveva rivelato la piena portata della collusione di quest’azienda con la NSA [la statunitense National Security Agency] – pochi avrebbero potuto immaginare il suo impatto. Ora, due anni dopo, la ‘Corte di Giustizia Europea’ ha stabilito che il ‘Safe Harbor Agreement’, che per 15 anni ha governato il flusso dei dati europei attraverso l’Atlantico, non è più valido. Come ha fatto notare ‘Tech Crunch’ [http://techcrunch.com/2015/10/06/europes-top-court-strikes-down-safe-harbor-data-transfer-agreement-with-u-s/], questa sentenza interesserà tutte le aziende che esternalizzano negli Stati Uniti l'elaborazione dei dati degli utenti europei: “”La decisione esecutiva sul ‘Safe Harbor’ implica che le aziende del settore debbano auto-certificare la propria responsabilitá nel garantire un’adeguata protezione ai dati degli utenti europei, per conformarsi sia alle ‘direttive’ che ai ‘diritti fondamentali’ dell’UE – come quello sulla ‘privacy’, ai sensi dell'art. 8 della ‘Convenzione Europea’ per la salvaguardia dei diritti dell'uomo””. In risposta alla sentenza Max Schrems ha dichiarato che questa traccia una linea molto netta: chiarisce che la sorveglianza di massa viola i nostri ‘diritti fondamentali’. La sentenza influirà direttamente nelle operazioni di circa 4.500 imprese europee e internazionali, fra le quali il gigante tecnologico statunitense ‘Alphabet’ (società madre della neonata Google), Amazon, Facebook e Microsoft. Tuttavia, mentre le più grandi società del settore sostengono di aver già istituito meccanismi legali di backup per evitare scontri con le autorità di regolamentazione (compreso quello sull'espansione dei data-centers europei), quelle piccole potrebbero trovare proibitivo la realizzazione di impianti propri in Europa, o il dover pagare le aziende che li hanno di già. Impostare dei servers in Europa potrebbe far raddoppiare i costi operativi, ha detto Chris Babel – Amministratore Delegato di TRUSTe – lanciando un avvertimento alle start-up del settore.
NESSUNA PROTEZIONE Fatto ancor più importante, la sentenza della ‘Corte di Giustizia’ potrebbe silurare una fetta consistente del più grande e segreto accordo commerciale al mondo, attualmente in fase di negoziazione: il cosiddetto ‘Trade in Services Act’, il TiSA. Presumibilmente alle sue battute finali, il TiSA ha attualmente 52 nazioni potenzialmente firmatarie. Il TTIP [Trans-Pacific Partnership], al confronto, ne ha solo 12. Fra i paesi potenzialmente firmatari, oltre agli Stati Uniti, ci sono tutti i 28 membri dell'Unione Europea. Come precedentemente riportato da ‘Wolf Street’, il TiSA sembra avere tre obiettivi primari: 1) privatizzare tutti i servizi; 2) eliminare i regolamenti finanziari regionali e nazionali; 3) diffondere in tutto il mondo l'approccio statunitense alla protezione dei dati – vale a dire la mancanza di qualsiasi protezione: “”L’’Allegato [relativo] ai Servizi Finanziari’ del TiSA, pubblicato da Wikileaks nel Giugno del 2014, consentirebbe alle ‘Istituzioni Finanziarie’, come ad esempio le Banche, il libero trasferimento dei dati, compresi quelli personali, da un paese all'altro””. Anche Ralf Bendrath – consulente di alto livello dell'Eurodeputato Jan Philipp Albrecht – ha scritto su ‘State Watch’ che il TiSA comporterebbe lo scorporo radicale dell’attuale normativa europea sulla protezione dei dati: “”Il trasferimento dei dati finanziari dall’Unione Europea alle autorità degli Stati Uniti perché possano essere analizzati, a seguito del ‘Terrorist Finance Tracking Programme’ [TFTP], ha già scosso in passato le relazioni UE-USA, con il ‘Parlamento Europeo’ che pose il veto ad un primo accordo, nel 2010. Secondo la bozza del TiSA che è trapelata, tutte le ‘chiuse’ ora esistenti sarebbero aperte””. L'indebolimento delle norme europee sulla protezione dei dati, realizzato attraverso il TiSA, va ben oltre il ‘solo’ settore finanziario. Secondo fonti vicine ai negoziati, l’allegato al TiSA relativo al ‘Commercio Elettronico e Servizi di Telecomunicazione’ [ovvero lo ‘Electronic Commerce and Telecommunications Services Annex’] contiene disposizioni che: “”proibiscono restrizioni sia al flusso d’informazioni transfrontaliero che ai requisiti di localizzazione [residenza] per i fornitori dei servizi ICT [Information and Communications Technology]. Una disposizione proposta dai negoziatori statunitensi escluderebbe tutte le condizioni attualmente in vigore nella ‘legislazione comunitaria’, relative al trasferimento di dati personali verso paesi terzi””.
SGUINZAGLIATO IL GRANDE FRATELLO? Se firmato, il TiSA sguinzaglierebbe il ‘Grande Fratello’ – guidato dalla NSA e dalle organizzazioni dei ‘cinque occhi’ [palese il riferimento alla partnership ‘anglosassone’ fra USA, Canada, UK, Australia e NZ], come ad esempio il britannico GCHQ [Government Communications Headquarters] – che, a questo punto, sarebbe libero di spiare gran parte del mondo senza l’ostacolo delle leggi e dei regolamenti nazionali. Le Multinazionali di entrambi i lati dell'Atlantico e dell'Oceano Pacifico avrebbero ‘carta bianca’ nel curiosare in quasi tutti gli aspetti del lavoro e della vita personale degli abitanti di oltre un quarto delle 200 (o giù di lì) nazioni del mondo. Questo, almeno, era il piano originario. Tuttavia, secondo il più grande quotidiano spagnolo, El País, la protezione dei dati ha sempre rappresentato un grande ‘linea rossa’ nei negoziati commerciali tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Sulla scia delle rivelazioni di Edward Snowden, ci sono state alcune proposte per introdurre delle modifiche al percorso dei ‘pacchetti di dati Internet’, per poterli far restare nell'ambito dell’Unione Europea. Bruxelles ha anche negoziato il posizionamento di un ‘cavo Internet’ attraverso l’Atlantico , tra il Portogallo e il Brasile, destinato ad essere ‘a prova di NSA’ – ma quest’ultimo è un obbiettivo piuttosto improbabile. Il ‘Parlamento Europeo’, nell’ambito di un compromesso relativo ad un voto della ‘Commissione Europea’, ha adottato a Febbraio un emendamento presentato dal ‘Partito dei Verdi’, per crittografare tutto il traffico Internet dall’inizio alla fine. Grazie alle rivelazioni di Edward Snowden e al caso giudiziario ‘Schrems contro Facebook’, l'Unione Europea ha ora l’opportunità veramente unica di poter ridisegnare i confini nella protezione dei dati. Tuttavia, in privato e a porte saldamente chiuse, i negoziatori della Commissione Europea – ovvero coloro che hanno un peso reale nei negoziati – continueranno ad essere sottoposti alla forte pressione degli Stati Uniti perché spazzino via praticamente tutto il ‘diritto europeo’ relativo alla protezione dei dati. Fino a che punto l’otterranno dipenderà dalla misura in cui era effettivamente vera l’indignazione della ‘Commissione Europea’ nei riguardi del Governo degli Stati Uniti, per il sovvertimento all'ingrosso delle leggi sulla protezione dei dati in Europa – col piccolo aiuto, naturalmente, dei Servizi Segreti tedeschi. Susan George, Presidentessa del Transnational Institute, ha detto a ‘El País’ che non si sai mai quello che è realmente in corso di negoziazione tra i due blocchi commerciali. Fino a quando non sarà troppo tardi, ovviamente: nel caso del TiSA, il testo vincolante è da considerarsi assolutamente ‘riservato’, ovvero da non dare ‘in consumo al pubblico’, per almeno i cinque anni successivi alla firma. Dopo la firma provvisoria del TTP – un Trattato che, secondo le ‘organizzazioni per la difesa dei diritti civili’, potrebbe preannunciare una nuova era di sfrenata censura globale ad Internet – il momento potrebbe apparire favorevole alla corporatocrazia. Ma che cosa tutto questo potrebbe significare per le relazioni commerciali sempre più tese tra gli Stati Uniti e l'Europa – un rapporto che, secondo El País, è in condizioni critiche – è ancora troppo presto per poterlo dire. Dopotutto l'unica possibilità che abbiamo a disposizione, per conoscere le decisioni che i nostri rappresentanti (eletti) stanno prendendo a nostro nome in questi giorni, è che qualcuno, da qualche parte, abbia la rara decenza di farle trapelare. Anche attraverso noi, se vuole, http://ragingbullshit.com/.
Attualmente, un privato e appartato Palazzo di Giustizia sito a Washington DC è teatro di una battaglia legale che potrebbe avere gravi conseguenze per tutti noi. Eppure … quasi nessuno lo sa. Non c'è nessun processo, nessun Giudice e nessuna Giuria. Date un’occhiata qui: Corporation vs. Nation: The Ultimate Showdown.
Link: http://investmentwatchblog.com/did-the-european-court-of-justice-just-torpedo-the-mother-of-all-us-trade-agreements/ 9.10.2015 Scelto e tradotto da Franco |