Originale: teleSUR English www.znetitaly.org 8 marzo 2015
L’Unione Europea può essere riformata? di David Alexandre traduzione di Giuseppe Volpe
La maggior parte di noi, ascoltando i discorsi politici prevalenti, si è abituata a considerare il termine “riforma” uguale ad “austerità” o ad altre politiche antisociali. Tali parole d’ordine sono divenute standard nel mondo della religione neoliberista. Tuttavia discorsi sulla riforma dell’Unione Europea (UE) in direzione di un modello più democratico e sociale sono ora divenuti usuali tra i partiti di sinistra in Europa. Sotto tale nuova luce potremmo chiederci se l’Europa possa effettivamente essere “riformata”, tuttavia per il meglio, in questo caso, come suggerito da programmi anti-austerità come quelli di Podemos in Spagna e di Syriza in Grecia. In effetti in Spagna è iniziata la campagna per le prossime elezioni e nonostante i molti tentativi di forze conservatrici di dipingere Podemos o come corrotto o come marionetta del Venezuela, i sondaggi mostrano che il leader di Podemos, Pablo Iglesias, potrebbe benissimo essere il prossimo primo ministro spagnolo prima della fine del 2015, seguendo così le orme di Tsipras e Syriza.
L’ambizioso programma di Podemos
Podemos ha solo un anno di vita e il suo programma politico potrebbe evolvere in misura sostanziale mentre il movimento guadagna esperienza e visione strategica. Le elezioni europee dell’anno scorso hanno visto questa nuova formazione politica raggiungere, contro ogni aspettativa, quasi l’8% dei voti. Per le elezioni di novembre/dicembre di quest’anno – verosimilmente le più importanti nella breve ma intensa storia di Podemos – finora non è stato diffuso alcun programma politico, costringendo gli analisti politici ad attingere a quello che i suoi leader dicono in interviste, in eventi pubblici e anche nei pochi documenti scritti disponibili al pubblico. Tra tali documenti disponibili alla stampa, tuttavia, e in assenza del programma politico ufficiale per il 2015, uno sembra distinguersi come quello che pare la bozza del programma della campagna 2015 di Podemos. E’ il Progetto Economico per il Popolo (“Proyecto Econòmico para la Gente”) di Vicenç Navarro e Juan Torres Lòpez, due economisti keynesiani la cui notorietà risale ai primi giorni del movimento del 15 Maggio 2011 e alla pubblicazione dell’opuscolo molto popolare “Hay Alternativas” (“Esistono alternative”, con riferimento alla notoria affermazione della Thatcher). Questo documento di 68 pagine offre dapprima una diagnosi simile a quella presentata nella loro pubblicazione precedente e poi cerca di delineare i passi fondamentali verso la ripresa e verso la “democratizzazione dell’economia”, come suggerito dal titolo. Indubbiamente una bozza più lunga del solito, che si concentra principalmente sulle politiche economiche. Tuttavia la probabilità che essa diventi la colonna portante del programma di Podemos per il 2015 ne fa una lettura obbligatoria. Considerando quanto la maggior parte delle politiche economiche cui Podemos aspira dipendano da Bruxelles, legalmente e politicamente, sembra pertanto più che legittimo esaminare le diverse proposte di riforma dei trattati UE – meglio noti come Trattato di Lisbona – che si rinvengono in questo documento.
Caso di studio: riforma della BCE
Uno studio dettagliato di ogni modifica suggerita o implicita nella bozza di Podemos richiederebbe un testo molto più lungo. Sceglieremo un caso che illustra gli ostacoli che il Trattato di Lisbona rappresenta per Podemos in Spagna e, più in generale, per un vero cambiamento sociale in Europa, studiando la richiesta più esplicita di riforma del Trattato di Lisbona, cioè quella della Banca Centrale Europea (BCE). - “Democratizzazione della BCE facendola rispondere al Parlamento Europeo, che dovrebbe nominarne i membri” (Proyecto Economico para la Gente, novembre 2014, pag. 11). - “Modifica della missione della BCE per includere l’obiettivo della piena occupazione e per consentirle di collaborare con i governi per conseguire la sostenibilità e il benessere sociale permettendole di acquistarne il debito” (pag. 44). Si tratta di due modifiche cruciali dello statuto e della missione della Banca Centrale Europea di ogni movimento finalizzato a mettere in atto politiche progressiste. Hanno il merito di essere piuttosto chiare nella loro enunciazione, diversamente da ciò cui si è abituati quando si affrontano alcune sezioni del Trattato di Lisbona. Sfortunatamente queste due proposte sono anche in diretto conflitto con lo statuto del Sistema Europeo delle Banche Centrali (ESCB) stabilito dal Trattato dell’Unione Europea (TEU). In effetti gli articoli 127 e 282 affermano chiaramente che il “principale obiettivo [dell’ESCB] consiste nel mantenere la stabilità dei prezzi”. Il TEU chiarisce che la BCE serve tale proposito e tale proposito soltanto. Chiaramente se Podemos dovesse adottare questa proposta – e indubbiamente lo farà – dovrebbe procedere a una revisione del Trattato di Lisbona, anche se non ha mai citato questo fatto importante in alcun documento disponibile al pubblico. Quanto alla seconda proposta di modifica, che chiama la BCE a rispondere al parlamento, l’articolo 282 afferma chiaramente che la BCE “sarà indipendente nell’esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze (…) Gli stati membri rispetteranno tale indipendenza”. Di nuovo nessun cambiamento alla missione della BCE o alla sua indipendenza può essere contemplato senza una revisione formale del Trattato di Lisbona. Abbastanza giusto. Dopotutto perché non considerare tale opzione? Perché non rivedere il Trattato di Lisbona e rendere la BCE un’istituzione più democratica e progressista una volta per tutte? Perché non sarebbe un’opzione percorribile se Podemos salisse al potere?
Art.48: l’unica e sola procedura legale per modificare entrambi i Trattati
L’articolo 48 è il solo articolo dell’intero Trattato di Lisbona che mostra il modo attraverso il quale ogni Stato Membro può rivedere una qualsiasi clausola del Trattato, che si tratti del TEU o del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFEU). Ora, al cuore della questione c’è che l’articolo 48, la sola procedura legale per modificare una qualsiasi previsione del Trattato di Lisbona, richiede che ogni modifica, non importa quanto piccola, sia adottata all’unanimità, cioè da tutti i 28 Stati Membri della UE o da tutti i membri dell’Eurozona nel caso si tratti della BCE. Nella politica odierna ciò significa che il Lussemburgo da solo potrebbe porre il veto a qualsiasi proposta di modificare il Trattato. Significa che la Germania dovrebbe allinearsi a Podemos. Significa che Malta, Slovenia, Irlanda, Francia, Belgio, Italia dovrebbero tutti convergere e forse avere un proprio Pablo Iglesias a capo dello stato o del governo … La probabilità che ciò accada contemporaneamente in tutti i 19 Stati Membri dell’Eurozona o, riguardo alle norme non monetarie, in tutti i 28 Stati Membri è ovviamente microscopica.
Altre proposte di riformare l’Europa
Comunque queste non sono le sole proposte che hanno presentato tali caratteristiche distintive che portano a un simile rompicapo. La maggior parte delle politiche economiche presenta tali conflitti con il Trattato e solo nella mente di chi è troppo preoccupato della politica di partito è impossibile ignorare il problema. Ad esempio, Podemos ha chiaramente un approccio keynesiano all’economia, che è molto sensato considerando le conseguenze disastrose dell’austerità in Europa e specialmente in Spagna. Significa che, proprio come suggeriscono Navarro e Torres, la ripresa deve venire prima dalla spesa pubblica e poi si deve lasciare che tale spesa abbia il suo naturale effetto di ricaduta, promuovendo la crescita e l’occupazione fino a che non siano raggiunti livelli del PIL pre-crisi (o forse le proiezioni del PIL). Significherebbe aumentare il debito pubblico ancor più del già elevato fardello (cioè, in termini di rapporto con il PIL). Per gli spagnoli potrebbe benissimo essere un’opzione deciderlo, se non fosse per l’articolo 126 che afferma che gli “Stati Membri eviteranno deficit governativi eccessivi”, il che da anche alla Commissione UE, un organismo non eletto, il potere di richiamare pesantemente gli Stati Membri che non rispettano tale clausola. Perciò ogni aumento della spesa pubblica richiederebbe, di nuovo, una revisione del Trattato attraverso l’articolo 48 e finendo contro lo stesso muro.
L’opzione dimenticata: l’articolo 50
La sola alternativa al “muro” della procedura di revisione costituito dall’articolo 48 sarebbe l’attuazione dell’articolo 50, che descrive la procedura per l’uscita dall’Unione Europea. Articolo 50: “Ogni Stato Membro può decidere di ritirarsi dall’Unione in conformità alle proprie norme costituzionali”. L’articolo 50 è una procedura semplice che non richiede un processo decisionale, un voto, né prevede diritti di veto di alcun altro Stato Membro che non sia quello che desidera uscire dall’Unione Europea e unirsi a Svizzera, Norvegia, Islanda e altri paesi che sono fuori dalla UE e uscire anche dall’Eurozona unendosi a Svezia, Regno Unito, Danimarca, eccetera. E’ difficile capire perché nei ranghi di Podemos questa proposta non emerga mai. Sarebbe un dibattito interessante da tenere tra i membri delle assemblee di Podemos. Uscire dalla UE e per definizione dall’Eurozona (una cosa non va senza l’altra) renderebbe disponibile ogni proposta politica restituendo alla Spagna la sua sovranità perduta. Questo dibattito ha luogo in molti paesi, come il Regno Unito, la Svezia e persino la Germania, ma sembra aver eluso i media progressisti spagnoli e le assemblee democratiche di Podemos.
Conclusione: la legge non è seducente, ma conta
La legge, più spesso che no, è tediosa è il Trattato di Lisbona non fa eccezione. E’ un lungo documento in larga misura ignorato dal pubblico. A volte è difficile convertirlo in lingua franca e difficile da comprendere per chi è estraneo alla professione legale. Tuttavia la legge conta molto se un qualsiasi movimento progressista vuole muoversi in direzione della democrazia reale e del cambiamento sociale. La questione di come attuare il programma di Podemos nel contesto del Trattato di Lisbona va affrontata e dibattuta.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/can-the-eu-be-reformed/ |