lunedì 20 aprile2015

Pioppe di Salvaro

 

Carissimi amici,

nell'approssimarsi del 25 aprile di quest'anno - settant'anni dalla liberazione del '45 - provo un senso di malinconia a leggere i programmi dei festeggiamenti che si terranno nei nostri territori e, soprattutto, della "furba" visita dell'attuale presidente del consiglio matteo renzi a Monte Sole. Malinconia perchè la nostra sembra una società pacificata e senza conflitti dove tutti, ma davvero tutti, possono ormai ritrovarsi a festeggiare la nuova Italia democratica ed antifascista nata dalla Resistenza e, nel contempo, magari, affossare la Costituzione, approvare leggi elettorali oligarchiche, abolire i diritti dei lavoratori, privatizzare sanità, acqua, distruggere la scuola democratica di chi voleva "non teste piene, ma ben fatte", di chi pensa che "la pace nel mondo ha ancora bisogno di missioni di guerra italiane".

 

Io non credo alle società falsamente pacificate dove imperano diseguaglianze e violenza.

 

Per chi ancora crede che antifascismo voglia dire lottare per l'uguaglianza, la democrazia, i diritti sociali e il diritto ad una buona vita per tutti, in primo luogo dei migranti che celebrano in mezzo al mare il loro martirio quotidianamente, è arrivato il momento per chiederci, insieme, cosa voglia dire OGGI essere ancora antifascisti.

 

Io non ho voglia di condividere la nostra festa con gli opportunisti e i carrieristi di sempre, tristi e ipocriti sacerdoti di una società che non ha altri valori che non siano i soldi e i profitti di un'economia sempre più lontana dai bisogni e dal diritto alla dignità e alla felicità di tutte le persone, a partire dai nostri giovani ai quali stanno letteralmente rubando ogni speranza di futuro.

 

I nostri fratelli partigiani non versarono il loro sangue per l'Italia di oggi, per questi farisei: davanti al loro saluto, se fossero presenti, si volterebbero semplicemente dall'altra parte e scuoterebbero la testa.

 

Facciamolo anche noi. Rimettiamoci in cammino e facciamolo, ripartendo da noi stessi.

 

Se volete, il 25 aprile ritroviamoci e parliamo della nostra storia e di come ridare un senso alle parole così abusate e vilipese come antifascismo. E magari parliamo di Guido Picelli e di compagni come lui.

Vi aspetto.

 

Un abbraccio, Paolo