da Resistenza 4/2015 Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo 70° anniversario della vittoria della Resistenza sul nazifascismo. Il 25 aprile cade il settantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il più alto punto raggiunto in Italia dalla classe operaia nella sua lotta per il potere. Andando col pensiero a quel periodo, a molti verranno in mente le brigate partigiane, la guerriglia instancabile contro le forze nazifasciste, i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e le Squadre di Azione Patriottica (SAP) che nelle città svolgevano compiti di sabotaggio e azioni armate proprio sotto il naso del nemico. La Resistenza non fu però solo lotta armata, che pure ne costituì un aspetto fondamentale: il fulcro del processo che portò alla Liberazione, quello che rende la Resistenza il punto più alto raggiunto in Italia nella costruzione della rivoluzione socialista, fu la progressiva costruzione, attorno al PCI e tramite i CLN (Comitati di liberazione nazionale), di un nuovo potere popolare che si contrappose a quello fascista sino a sopravanzarlo ed eliminarlo. La Resistenza insegna. La rivoluzione non scoppia, ma si costruisce costruendo il nuovo potere. Questo è uno degli insegnamenti principali, universali, di quella esperienza. Da considerare per definire il che fare oggi, in una fase che, pur tenendo presente le differenze tra quel periodo e l’attuale, ha vari punti in comune: una situazione di crisi generale del capitalismo, una spiccata tendenza alla guerra imperialista, un governo del paese che si comporta come una forza occupante e ne spreme le risorse e le masse popolari per il profitto dei circoli della finanza mondiale, similmente a come la Repubblica Sociale Italiana spremeva il paese per conto delle classi dominanti che si erano messe al seguito del regime nazista e della sua macchina da guerra. Gli embrioni del nuovo potere popolare. I CLN sorsero spontaneamente dopo l’8 settembre 1943 per l’esigenza della lotta antinazista e antifascista. L’organismo centrale si formò a Roma il 9 settembre 1943, ad opera di sei partiti antifascisti (comunista, azionista, democratico cristiano, demolaburista, liberale, socialista), raccolse, potenziò, coordinò e inserì in un quadro nazionale l’azione svolta dai Comitati sorti spontaneamente e ne promosse la formazione di nuovi, ramificandosi con la creazione di CLN regionali, provinciali e locali. Agiva come un vero e proprio governo centrale dotato di proprie forze armate (le brigate partigiane), con pieni poteri e contrapposto alle autorità nazifasciste. Nel contempo i CLN locali svolgevano, in primo luogo nelle zone sotto occupazione tedesca, la funzione di nuovo potere a livello di regione e provincia, di città e rioni, di fabbriche e villaggi, organizzando scioperi e sabotaggi della produzione, distribuendo le risorse e i viveri sequestrati ai treni diretti in Germania alla popolazione affamata dalla guerra, dirigendo le azioni dei GAP e delle SAP in città e delle brigate di montagna e di pianura e fungendo in definitiva da tramiti tra il CLN centrale e le masse popolari. Nell’estate del 1944 si realizzarono alcune tra le espressioni più compiute del nuovo potere popolare, le Repubbliche Partigiane, zone libere dall’occupazione tedesca (dipendenti dal CLN Alta Italia) dove si insediarono giunte di governo, che non si limitarono ad affrontare le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma crearono le istituzioni democratiche che dovevano prefigurare il nuovo assetto politico dell’Italia liberata. leggi tutto Libri e opuscoli La parola al comandante Giacca La verità su Porzus - CARC
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