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ott 26th, 2015
Il paese dove i banchieri corresponsabili della crisi vanno in prigione
di C. Alessandro Mauceri
Una cosa che ha caratterizzato gli ultimi anni è che nessuno di coloro i quali aveva causato gravi crisi economiche o il crollo di gruppi bancari è mai stato neanche processato. Al massimo, come nel caso Deutsche Bank, sono state comminate sanzioni pecuniarie.
C’è, però, un paese che ha deciso di fare diversamente. In Islanda il parlamento ha deciso di trattare le banche come normali imprese e ha creato un organismo di controllo finanziario per monitorare realmente il loro comportamento.
Per questo nei giorni scorsi cinque banchieri di due tra le maggior banche nazionali, Landsbankinn e Kaupþing, sono stati condannati a pene detentive perché giudicati colpevoli di aver contribuito direttamente al crollo dell’economia del 2008. I dirigenti sono stati condannati a pene da due a cinque anni (la pena massima per crimini finanziari è sei anni, ma la Corte Suprema sta valutando di alzare questa soglia) per reati che vanno dalla manipolazione del mercato all’appropriazione indebita fino alla violazione del dovere fiduciario. La decisione di procedere nei confronti dei dirigenti delle banche è stata presa dopo che il parlamento islandese ha riconosciuto il rapporto di causa ed effetto tra il modo di gestire i mercati finanziari e l’economia del paese. Ad oggi l’Islanda ha dovuto pagare a caro prezzo la crisi finanziaria iniziata nel 2008. Ciò nonostante, gli islandesi sono riusciti a restituire in anticipo al Fmi i 332 milioni di dollari dovuti e ad evitare il collasso totale del sistema finanziario.
Con gli ultimi cinque sale a 26 il numero dei banchieri (quasi sempre dirigenti di importanti imprese finanziarie), condannati a scontare pene detentive: fino ad ora sono state emesse condanne per un totale di 74 anni di carcere, come ha riportato Jay Syrmmopoulos su activistpost.com.
Durissimo il giudizio di Olafur Ragnar Grimsson, presidente dell’Islanda: “Perché le banche sono considerate la Santa Chiesa dell’economia moderna? Perché le banche private non sono come le compagnie aeree o delle telecomunicazioni che possono andare in bancarotta se gestite in modo irresponsabile? La teoria della necessità di salvare le banche è una teoria dei banchieri a loro proprio beneficio, per poi caricare di imposte e austerità la gente. I cittadini delle democrazie liberali non accetteranno questo a lungo termine”. E ha aggiunto: “Non siamo stati abbastanza saggi da non seguire le ortodossie prevalenti nel mondo finanziario occidentale negli ultimi 30 anni. Abbiamo introdotto controlli valutari, lasciamo che le banche possano cedere, forniamo supporto ai poveri, e non abbiamo introdotto misure di austerità, come quelle applicate in Europa”. |
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23 Ottobre 2015
L’Islanda fornisce una lezione di autentico patriottismo e di sovranità all’Europa
di Luciano Lago
In quello che dovrebbe esere un esempio per l’Europa ed anche per tutto il mondo occidentale, quello dominato dal cartello delle grandi banche sovranazionali, iniziando dall’Italia e finendo con gli Stati Uniti d’America, risulta interessante focalizzare il caso dall’Islanda, un piccolo paese dove però la giustizia ha già condannato 26 grandi banchieri, in un totale combinato di pene per 74 anni di prigione.
La maggior parte dei banchieri processati sono stati condannati a pene di prigione tra i due ed i cinque anni. La pena massima in Islanda per i delitti finanziari è di sei anni, nonostante che attualmente ci sia no udienze in corso per ampliare i termini massimi oltre i sei anni di carcere.
I banchieri sono stati processati per aver manipolato i mercati finanziari islandesi dopo che l’Islanda aveva liberalizzato il suo settore finanziario nel 2001. Con il tempo, l’accumulazione del debito esterno del paese era cresciuta a dismisura e si era traformata in un collasso di tutto il settore bancario nel 2008.
Secondo l’Iceland Magazine:
“In due risoluzioni separate la scorsa settimana, la Corte Suprema dell’Islanda e il Tribunale del Distretto di Reykjavic, hanno sentenziato i tre alti direttivi di Landsbankinn e di due alti direttivi di Kaupthing, assieme ad un eminente investitore , alla pena detentiva per i delitti commessi nel periodo precedente al collasso finanziario del 2008. Con queste risoluzioni il numero dei banchieri e finanzieri che sono stati condannati alla prigione per i delitti relazionati con il collasso finanziario è arrivato a 26, con un tempo di prigione combinata dei 74 anni”.
I massicci debiti erano ricaduti sui cittadini dell’Islanda, per pemettere che il paese continuasse a funzionare, cosa che significa che gli islandesi ancora oggi stanno pagando al FMI ed a altre nazioni parte di questi debiti, otto anni più tardi.
Si è trattato di un danno tremendo per i cittadini islandesi e per l’economia del paese nordico.
Tuttavia, a differenza di quanto accaduto in vicende simili in paesi come gli Stati Uniti o l’Italia, l’Islanda ha optato per mettere in carcere i criminali che manipolavano il loro sistema finanziario. Per esempio, se paragoniamo quanto accaduto negli Stati Uniti, neppure un solo dirigente bancario fu accusato di delitti relazionati con la crisi finanziari del 2008, nonostante che gli stessi Stati Uniti siano stati quelli che hanno determinato la crisi su scala globale.
Il presidente dell’Islanda, Olafur Ragnar Grimmson, lo ha riassunto perfettamente quando gli è stato domandato come il suo paese è riuscito a recuperarsi dalla crisi finanziaria mondiale.
“Siamo stati sufficientemente saggi come per non voler seguire le ortodossie economiche predominanti e tradizionali del mondo finanziario occidentale negli ultimi 30 anni. Abbiamo introdotto il controllo delle divise, abbiamo lasciato che le banche andassero in fallimento, abbiamo fornito appoggio alla popolazione e non abbiamo introdotto misure di austerità come stava invece accadendo in Europa“.
Da notare che l’Islanda è un piccolo paese che ha mantenuto la sua sovrantà ed a suo tempo aveva rifiutato di entrare nell’eurosistema e questa si può dire che è stata la sua salvezza. Basta confrontare la vicenda Islandese con quella di Cipro, paese di dimensioni simili.
Mentre l’Islanda ha processato coloro i quali hanno causato la loro crisi finanziaria, se prendiamo il caso degli Stati Uniti, in questo paese, dominato dalle grandi banche di Wall Street, è stato fatto tutto il contrario. Nel 2008, dopo che il Congresso aveva riscattato le banche statunitensi, addossando al Bilancio Federale la cifra colossale delle perdite per una somma di 700.000 milioni di dollari, pagati dai contribuenti statunitensi, molti dei dirigenti di queste istituzioni che hanno ricevuto fondi di riscatto, hanno finito col guadagnare grandi cifre di liquidazioni.
In paesi da operetta come l’Italia possiamo dire che siamo sulla stessa strada, anche peggio visto che almeno negli USA i responsabili della bancarotta finiscono in carcere. Da noi questo non succede, vista anche l’apatia generale della popolazione, la memoria ci porta a quando si è verificato ad esempio lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena dove i dirigenti della Banca (Mussari e la sua cricca), collegati con esponenti politici del PD, non hanno fatto neppure un giorno di carcere ma hanno soltanto ricevuto condanne simboliche in primo grado e possiamo scommettere come tutto finirà: in una grossa bolla di sapone.
Vedi: Derivati MPS condananti Mussari ed altri due coimutati
Questo mentre le perdite miliardarie sono state accollate al Tesoro per alcuni miliardi, proprio quando il governo dell’epoca, il governo Monti, tagliava le pensioni ed alzava il prelievo fiscale sulle imprese e sulle famiglie a livelli intollerabili, con il pretesto che occorreva tagliare vari miliardi dal bilancio pubbico. Per non parlare degli altri scandali avvenuti in precedenza, come quello dei “furbetti del quartierino” che coinvolse alcuni personaggi per la vendita della Banca Anton Veneta e per bancarotta. Tutti alla fine assolti ed ancora oggi in grandi affari e bella vita.
Vedi: Il ritorno dei furbetti del quartierino
L’elenco sarebbe lungo ma in comune tutti questi episodi hanno l’impunità dei dirigenti bancari ed il loro collegamento con gli ambienti politici. Nessuno paga per i debiti delle banche e questi si accollano ai cittadini.
Questo ci porta a concludere che una ventata del gelido vento islandese potrebbe essere salutare anche in questo paese.
Nella foto in alto: i banchieri alla sbarra in Islanda |
http://popoffq-uotidiano.it/
25 ottobre 2015
L’Islanda manda i galera i banchieri, Europa e Usa li salvano
di Francesco Ruggeri
Altri cinque banchieri, responsabili del crack del 2008 sono stati condannati in Islanda. In quelle patrie galere se ne contano ormai 26. Nei Paesi dell’austerità non potrebbe mai accadere
Questa storia non viene riferita da nessun mezzo di comunicazione generalista occidentale: in Islanda un’altra sentenza spedisce in galera altri cinque banchieri per aver contribuito direttamente al crollo dell’economia nel 2008. Ciò fa un totale di 26 banchieri dietro le sbarre nell’isola dei geyser, la maggior parte di loro dirigenti (CEO) di importanti istituzioni finanziarie, e non operatori di basso livello.
La maggior parte delle pene detentive vanno da due a cinque anni, secondo un rapporto di Islanda Magazine citato da Steve Watson per Infowar, in cui si afferma che i tre dirigenti e due Kaupthing Landsbankinn, con un investitore di primo piano, sono stati condannati. I loro crimini includono la manipolazione del mercato, appropriazione indebita e violazione del dovere fiduciario. Quella turbativa del mercato ha distrutto l’economia del paese e, ad oggi, l’Islanda continua a devolvere denaro agli usurai globali del FMI Fondo monetario internazionale e ai governi di altri paesi, che hanno mantenuto la nazione operativa.
L’articolo spiega che le sentenze sono state possibili perché invece di proteggere e premiare le istituzioni stesse responsabili della caduta e gangster che li gestiscono, il governo islandese lasciò che crollassero, e poi ha creato un organismo di controllo finanziario per il monitoraggio rigoroso delle banche.
Il presidente dell’Islanda, Olafur Ragnar Grimsson ha spiegato: “Perché le banche sono considerate la Santa Chiesa dell’economia moderna? Perché le banche private non sono come le compagnie aeree o delle telecomunicazioni che possono andare in bancarotta se gestite in modo irresponsabile? La teoria della necessità di salvare le banche è una teoria dei banchieri a loro proprio beneficio, per poi caricare di imposte e austerità la gente. I cittadini delle democrazie liberali non accetteranno questo a lungo termine”. Ha poi aggiunto Grimsson: “Non siamo stati abbastanza saggi da non seguire le ortodossie prevalenti nel mondo finanziario occidentale negli ultimi 30 anni. Abbiamo introdotto controlli valutari, lasciamo che le banche possano cedere, forniamo supporto ai poveri, e non abbiamo introdotto misure di austerità, come quelle applicate in Europa”.
Mentre l’economia è lontana da quello che era, si è però stabilizzata ed è in grado di recuperare. Nel frattempo, i governi degli Stati Uniti e dell’Europa hanno voluto salvare quasi tutti i responsabili diretti della crisi finanziaria che ha colpito l’economia mondiale. Negli Stati Uniti, il Congresso ha dato 700 miliardi di salvataggio alle banche attraverso il programma TARP2, a spese dei contribuenti.
Non un solo banchiere negli Stati Uniti è stato accusato di un reato in relazione al crollo finanziario, non vi è ancora praticamente alcuna regolamentazione delle banche che hanno registrato profitti record di quasi 160 miliardi di dollari all’anno, tutti ‘soldi’ creati dal nulla.
I “banquerousureros” rimangono protetti, a tutti i livelli, e gli effetti delle loro azioni criminali continuano a peggiorare ogni giorno. Un’altra catastrofe finanziaria sarà un dato di fatto. |