http://znetitaly.altervista.org/ 15 aprile 2015
Le parole di Eduardo Galeano camminano sulle strade di un continente di Ben Dangl Traduzione di Maria Chiara Starace
Oggi il mondo oggi ha perduto uno dei suoi grandi scrittori. L’autore uruguaiano Eduardo Galeano è morto all’età di 74 anni a Montevideo. Ha lasciato un magico corpus di opere e la sua fama è ampia come il suo continente. Durante la crisi economica dell’Argentina del 2001-2002 le parole di Galeano camminavano lungo le strade con una vita tutta loro, e accompagnavano ogni protesta e ogni incontro di attivisti. Le fabbriche sono state occupate dai lavoratori, sono sorte le assemblee di quartiere e, per una volta, i discorsi e l’azione rivoluzionaria hanno sostituito un sistema neoliberale marcio. La visione del mondo capovolto di Galeano ha fatto improvvisamente arrivare freschi sogni nell’aria piena del fumo dei lacrimogeni. Nelle strade di La Paz, in Bolivia, copie pirata del classico di Galeano, Le vene aperte dell’America Latina si vendono ancora su quasi ogni bancarella di libri. Anche lì l’alchimia storica di Galeano si è aggiunta al fuoco dei molti movimenti e delle molte insurrezioni, dove i minatori delle vene aperte del paese lanciavano esplosivi ai politici della destra, e dove il ricordo del colonialismo durato 500 anni continua a vivere. Su per le tortuose strade del Chiapas, dopo i posti di controllo militari dello stato messicano, si trova la comunità autonoma Zapatista di Oventic. Un giorno di pochi anni fa, la voce familiare di Galeano fluttuava sulla nebbiosa terra autonoma, mentre recitava favole per bambini attraverso gli altoparlanti. Al Forum mondiale sociale a Porto Alegre, in Brasile, Galeano era entrato in un tendone talmente caldo che emanava fumo, dove centinaia di persone si erano riunite per sentirlo parlare del movimento uruguaiano per i diritti all’acqua, tramite il quale la gente “aveva votato contro la paura” di fermare la privatizzazione. Quello che ricordo di più della sua conversazione è quanto aveva fatto ridere le persone. Una notte, in Paraguay, con l’odore di letame di mucche e di pesticidi che aleggiava nell’aria, piccoli proprietari di terra assediati dai raccolti tossici di soia, si erano riuniti per raccontare storie di resistenza, storie che essi collegavano ai racconti di Galeano del saccheggio dell’America Latina e delle lotte contro l’avidità e l’Impero che si sono create nel corso dei secoli. Con la piccola montagna di libri e di articoli che si è lasciato dietro, Galeano ci dà un linguaggio fatto di speranza, un modo di provare rabbia verso il mondo ma allo stesso tempo di amarlo, un modo di comprendere il passato e contemporaneamente di realizzare un possibile futuro migliore. “E’ all’orizzonte,” Galeano ha una volta riferendosi all’utopia. “Faccio due passi, e lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A che cosa serve l’utopia? Serve a questo: a camminare.”
Benjamin Dangl ha lavorato come giornalista in tutta l’America Latina, occupandosi dei movimenti sociali e politici di quell’area per oltre un decennio. E’ autore dei libri: Dancing with Dynamite: Social Movements and States in Latin America [Danzare con la dinamite: movimenti sociali e stati in America Latina] e The Price of Fire: Resource Wars and Social Movements in Bolivia [Il prezzo del fuoco: guerre per le risorse e movimenti sociali in Bolivia]. Attualmente Dangl è dottorando in Storia Latino Americana all’Università McGill.e cura UpsideDownWorld.org un sito web che tratta di attivismo e di politica in America Latina, e anche TowardFreedom.com (rivista on line e cartacea), con una prospettiva progressista sugli eventi mondiali. La sua mail è: BenDangl@g.mail.com
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo Fonte: http://zcomm.org/znet/article/eduardo-galeano-s-words-walk-the-streets-of-a-continent Originale: non indicato |