Fonte: Zerohedge.com/news http://www.controinformazione.info/ 17 GIU 2015
Il comitato greco sul debito ha dichiarato che tutto il debito verso la troika è “illegale, illegittimo e odioso” di Tyler Durden Traduzione di Anacronista
Due mesi fa, Zoi Konstantopoulou, presidente del parlamento greco e membro di Syriza, affermò di aver istituito un nuovo “Comitato per la Verità sul Debito Pubblico”, il cui scopo era di “investigare quanta parte del debito fosse ‘illegale’, con il fine di cancellarlo.” Pochi minuti fa, questo comitato ha reso pubblici i suoi risultati preliminari, e questa è la conclusione del resoconto riportato qui sotto: “Tutte le prove da noi presentate in questo resoconto mostrano che la Grecia non solo non ha la capacità di pagare questo debito, ma anche che non dovrebbe pagarlo, prima di tutto perché il debito conseguente alle disposizioni della Troika è una diretta violazione dei fondamentali diritti umani degli abitanti della Grecia. Siamo perciò pervenuti alla conclusione che la Grecia non dovrebbe ripagare questo debito in quanto esso è illegale, illegittimo e odioso.”
Come avevamo previsto più di 4 anni fa, la Grecia ha appena effettivamente dichiarato che non dovrà più fare default sul suo debito verso il FMI (o qualsiasi altro debito, e notate che compare il temuto termine “troika” dopo essere stato ufficialmente bandito), semplicemente perché quel debito non è mai stato legale, ovvero era “odioso”. Se è così, questo ha appena messo un bastone tra le ruote veramente singolare non solo alle negoziazioni sul debito greco, ma a quelle di tutti i paesi europei periferici, che pretenderanno che anche i loro debiti vengano dichiarati odiosi e resi nulli e invalidi, lavandosene così le mani.
E un’altra domanda: quando il 30 giugno la Grecia dirà che il debito era illegale e non deve più pagarlo, la Troika come reagira? Confischerà le risorse greche come in Argentina, o dichiarerà default involontario, o farà causa all’Aja? Buona fortuna. Tratto dall’intero resoconto appena pubblicato dalla commissione parlamentare ellenica: Hellenicparliament.gr
“A giugno 2015 la Grecia si trova a un bivio, dovendo scegliere se proseguire con i programmi di aggiustamento macroeconomico imposti dai creditori o effettuare un cambiamento reale per spezzare le catene del debito. A distanza di 5 anni da quando i programmi di aggiustamento cominciarono, il paese resta profondamente immerso in una crisi economica, sociale, democratica ed ecologica. La scatola nera del debito è rimasta chiusa, e finora nessuna autorità, né greca né internazionale, ha cercato di far luce su come e perché la Grecia sia stata assoggettata al regime della Troika. Il debito, nel cui nome non è stato risparmiato niente, rimane la regola attraverso la quale viene imposto l’aggiustamento neoliberale e la recessione più profonda e prolungata mai vissuta dall’Europa in tempo di pace.
Esiste un bisogno immediato e una responsabilità sociale di indirizzare una gamma di questioni legali, sociali ed economiche che pretendono adeguata considerazione. La risposta del Parlamento Ellenico è stata di istituire, in aprile del 2015, il Comitato per la Verità sul Debito Pubblico, incaricato di investigare la creazione e la crescita del debito pubblico, il modo e i motivi per i quali il debito è stato contratto, e l’impatto che le condizioni legate ai prestiti hanno avuto sull’economia e la popolazione. Il Comitato per la Verità ha il mandato di diffondere la consapevolezza delle questioni riguardanti il debito greco, sia all’interno che internazionalmente, e di formulare argomentazioni e opzioni pertinenti la cancellazione del debito.
La ricerca del Comitato presentata in questo resoconto preliminare fa luce sul fatto che l’intero programma di aggiustamento, al quale la Grecia è stata assoggettata, era e rimane un programma orientato politicamente. L’esercizio tecnico che circonda le variabili macroeconomiche e le proiezioni di debito, cifre legate direttamente alle vite e al sostentamento delle persone, ha fatto sì che le discussioni sul debito restassero a un livello tecnico, basandosi soprattutto sulla tesi che le politiche imposte alla Grecia avrebbero migliorato la sua capacità di ripagare il debito. I fatti presentati in questo resoconto contestano tale tesi.
Tutte le prove da noi presentate in questo resoconto mostrano che la Grecia non solo non ha la capacità di pagare questo debito, ma anche che non dovrebbe pagarlo, prima di tutto perché il debito conseguente alle disposizioni della Troika è una diretta violazione dei fondamentali diritti umani degli abitanti della Grecia. Siamo perciò pervenuti alla conclusione che la Grecia non dovrebbe ripagare questo debito in quanto esso è illegale, illegittimo e odioso.
Il Comitato ha anche compreso che l’insostenibilità del debito pubblico greco era evidente fin dall’inizio ai creditori internazionali, alle autorità greche e ai grandi media. Eppure le autorità greche, insieme ad altri governi dell’UE, cospirarono nel 2010 contro la ristrutturazione del debito pubblico per proteggere le istituzioni finanziarie. I grandi media nascosero la verità al pubblico dipingendo una situazione in cui il salvataggio avrebbe avvantaggiato la Grecia, costruendo al contempo una narrativa secondo la quale la popolazione raccoglieva giustamente il frutto dei propri errori.
I fondi per il salvataggio forniti in entrambi i programmi del 2010 e 2012 sono stati gestiti esternamente tramite schemi complicati che hanno prevenuto ogni autonomia fiscale. L’uso del denaro del salvataggio è strettamente dettato dai creditori, e perciò è indicativo che meno del 10% di questi fondi sia stato destinato alle spese correnti del governo.
Questo rapporto preliminare presenta una prima individuazione dei problemi principali e delle questioni associate con il debito pubblico, e nota cruciali violazioni legali associate con la contrazione del debito; inoltre tratteggia le fondazioni legali sulle quali si può basare la sospensione unilaterale dei pagamenti. I risultati sono presentati in 9 capitoli strutturati come segue:
– Capitolo 1: Debito prima della Troika, analizza la crescita del debito pubblico greco dagli anni ’80, e conclude che l’aumento del debito non fu dovuto a una spesa pubblica eccessiva, di fatto inferiore a quella di altri paesi dell’Eurozona, ma al pagamento di interessi ai creditori a tassi estremamente alti, a spese militari eccessive e ingiustificate, a perdita di gettito fiscale dovuta a esportazioni illecite di capitale, a ricapitalizzazioni statali di banche private, e agli squilibri internazionali creati dai difetti intrinseci della stessa Unione Monetaria.
L’adozione dell’euro portò a un drastico aumento del debito privato, al quale erano esposte importanti banche europee, così come le banche greche. Una crescente crisi bancaria contribuì alla crisi del debito sovrano greco. Il governo di George Papandreou contribuì a presentare la crisi bancaria come una crisi del debito sovrano quando nel 2009 aumentò il deficit e il debito pubblico. – Capitolo 2: Evoluzione del debito pubblico greco dal 2010 al 2015, conclude che il primo accordo sul prestito del 2010 mirava soprattutto a salvare le banche greche e altre banche private europee, e a permettere alle banche di ridurre la loro esposizione ai titoli di stato greci. – Capitolo 3: Debito pubblico greco per creditore nel 2015, presenta la controversa natura dell’attuale debito greco, delineando le caratteristiche principali dei prestiti, analizzate in dettaglio nel Capitolo 8. – Capitolo 4: Il meccanismo del sistema del debito in Grecia, rivela i meccanismi previsti dagli accordi implementati da maggio 2010. Essi crearono un sostanziale ammontare di nuovo debito verso creditori bilaterali e il Fondo Europeo di Stabilità (EFSF), generando al contempo costi abusivi e peggiorando ulteriormente la crisi. I meccanismi rivelano come la maggioranza dei fondi presi a prestito furono trasferiti direttamente alle istituzioni finanziarie. Anziché avvantaggiare la Grecia, essi hanno accelerato il processo di privatizzazioni tramite l’uso di strumenti finanziari. – Capitolo 5: Condizioni contro la sostenibilità, descrive il modo in cui i creditori imposero condizioni invasive che portarono direttamente all’insostenibilità del debito. Tali condizioni, sulle quali i creditori tuttora insistono, hanno non solo contribuito ad abbassare il PIL e ad alzare l’indebitamento pubblico, portando quindi a un maggiore rapporto debito/PIL, ma hanno anche disegnato cambiamenti drammatici nella società e provocato una crisi umanitaria. Il debito pubblico greco può essere ora considerato totalmente insostenibile. – Capitolo 6: Impatto dei ‘programmi di salvataggio’ sui diritti umani, conclude che le misure implementate con i ‘programmi di salvataggio’ hanno influenzato direttamente le condizioni di vita delle persone e violato i diritti umani che, secondo il diritto nazionale, regionale e internazionale, la Grecia e i suoi partner sono obbligati a rispettare, proteggere e promuovere. I drastici aggiustamenti imposti all’economia greca e alla società nel suo insieme hanno portato a un rapido deterioramento degli standard di vita, e restano incompatibili con la giustizia sociale, la coesione sociale, la democrazia e i diritti umani. – Capitolo 7: Questioni legali pertinenti il MOU e gli accordi di prestito, sostiene che si è avuta una violazione dei diritti umani da parte della stessa Grecia e dei prestatori, ovvero degli stati creditori dell’Eurozona, della BCE e del FMI, che hanno imposto tali misure alla Grecia. Tutti questi attori non hanno valutato le violazioni dei diritti umani conseguenti alle politiche da loro imposte alla Grecia, e hanno inoltre violato direttamente la costituzione greca privandola di fatto di gran parte dei suoi diritti sovrani. Gli accordi contengono clausole abusive che costringono la Grecia a rinunciare a elementi importanti della sua sovranità. Questo è evidente nella scelta del diritto britannico, che facilitò l’aggiramento della costituzione greca e dei diritti umani internazionali. Incompatibilità con i diritti umani e gli obblighi consuetudinari, numerosi indizi di malafede nelle parti contraenti, e carattere immorale di questi accordi, rendono questi ultimi invalidi. – Capitolo 8: Valutazione dei debito rispetto all’illegittimità, l’odiosità, l’illegalità e l’insostenibilità, fornisce una valutazione del debito pubblico greco secondo le definizioni di ‘illegittimo’, ‘odioso’, ‘illegale’ e ‘insostenibile’ adottate dal Comitato. Il capitolo conclude che a giugno 2015 il debito pubblico greco è insostenibile, poiché la Grecia non è attualmente in grado di ripagare il debito senza minare la sua capacità di assolvere i più elementari obblighi relativi ai diritti umani. Inoltre il resoconto fornisce per ogni creditore le prove di casi rivelatori di debiti illegali, illegittimi e odiosi. – Capitolo 9: Il debito verso il FMI dovrebbe essere considerato illegale poiché la sua concessione violò lo stesso statuto del FMI, e le sue condizioni violarono la costituzione greca, il diritto consuetudinario internazionale e i trattati che la Grecia ha sottoscritto. E’ anche illegittimo, perché le condizioni includono prescrizioni politiche che violano gli obblighi relativi ai diritti umani. Infine è odioso, in quanto l’FMI sapeva che le misure imposte erano antidemocratiche, inefficaci, e avrebbero portato a gravi violazioni dei diritti socio-economici. I debiti verso la BCE dovrebbero essere considerati illegali poiché la BCE ha scavalcato il suo mandato imponendo l’applicazione di programmi di aggiustamento macroeconomico (ad esempio la deregolamentazione del mercato del lavoro) tramite la sua partecipazione nella Troika. I debiti verso la BCE sono anche illegittimi e odiosi, perché la principale ragione d’essere del Securities Market Programme (SMP) era di fare gli interessi delle istituzioni finanziarie, permettendo alle principali banche private europee e greche di disfarsi dei titoli di stato greci.
L’EFSF si impegna in prestiti senza contante che dovrebbero essere considerati illegali perché in violazione dell’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU), oltre a numerosi diritti socio-economici e libertà civili. Per di più, l’Accordo Strutturale sull’EFSF del 2010 e il Master Financial Assistance Agreement del 2012 contengono diverse clausole abusive che rivelano chiaramente cattiva condotta da parte del prestatore. L’EFSF agisce anche contro i principii democratici, rendendo questi debiti particolari illegittimi e odiosi. I prestiti bilaterali dovrebbero essere considerati illegali perché violano la procedura prevista dalla costituzione greca. I prestiti comportavano chiaramente cattiva condotta da parte dei prestatori, e contenevano condizioni che contravvenivano il diritto o la politica pubblica. sia il diritto dell’UE che quello internazionale sono stati violati per mettere da parte i diritti umani nel disegno dei programmi macroeconomici. I prestiti bilaterali sono anche illegittimi, in quanto non sono stati usati a beneficio della popolazione, ma solo per permettere ai creditori privati della Grecia di essere salvati. Infine, i prestiti bilaterali sono odiosi perché gli stati prestatori e la Commissione Europea erano consapevoli delle potenziali violazioni, ma nel 2010 e 2012 evitarono di valutare l’impatto sui diritti umani dell’aggiustamento macroeconomico e del consolidamento fiscale che costituivano le condizioni per i prestiti. Il debito verso i creditori privati dovrebbe essere considerato illegale perché le banche private si comportarono in modo irresponsabile prima dell’istituzione della Troika, non osservando la dovuta diligenza, mentre alcune creditori privati come i fondi speculativi agirono anche in malafede. Alcune parti dei debiti verso le banche private e i fondi speculativi sono illegittime per le stesse ragioni per cui sono illegali; inoltre le banche greche furono illegittimamente ricapitalizzate dai contribuenti. I debiti verso le banche private e i fondi speculativi sono odiosi, perché i maggiori creditori privati erano consapevoli che questi debiti non erano contratti nell’interesse della popolazione ma piuttosto a loro proprio vantaggio.
Il resoconto si conclude con alcune considerazioni pratiche. Il Capitolo 9: Fondazioni legali per il ripudio e la sospensione del debito sovrano greco, presenta le opzioni per la cancellazione del debito, in particolare le condizioni nelle quali, secondo il diritto internazionale, uno stato sovrano può esercitare il diritto di agire unilateralmente per ripudiare o sospendere il pagamento del debito. Esistono diversi argomenti legali che permettono a uno stato di ripudiare unilateralmente il suo debito illegale, odioso e illegittimo. Nel caso greco, tale atto unilaterale potrebbe basarsi sui seguenti argomenti: la malafede dei creditori che spinsero la Grecia a violare il diritto nazionale e internazionale pertinente i diritti umani; la prevalenza dei diritti umani su accordi come quelli firmati dai governi precedenti con i creditori o con la Troika; la coercizione; i termini iniqui in flagrante violazione della sovranità greca e della costituzione; e infine il diritto, riconosciuto dal diritto internazionale, di uno stato a prendere contromisure contro atti illegali dei suoi creditori che danneggino intenzionalmente la sua sovranità fiscale, lo obblighino a contrarre un debito odioso, illegale e illegittimo, e vìolino l’autodeterminazione economica e i diritti umani fondamentali. Per quanto concerne l’insostenibilità del debito, ogni stato ha per legge il diritto di invocare la necessità in situazioni eccezionali per salvaguardare gli interessi essenziali minacciati da un pericolo grave e imminente. In tale situazione, lo stato può essere dispensato dall’adempimento degli obblighi internazionali che aumentino il pericolo, come nel caso dei contratti di prestito. Infine, gli stati hanno il diritto di dichiararsi unilateralmente insolventi, ove il pagamento del debito risulti insostenibile, nel qual caso non commettono un atto ingiusto e non hanno di conseguenza responsabilità. La dignità delle persone vale di più di un debito illegale, illegittimo, odioso e insostenibile.
Avendo concluso un’indagine preliminare, il Comitato considera che la Grecia è stata ed è tuttora la vittima di un attacco premeditato e organizzato da parte del FMI, della BCE e della Commissione Europea. Questa missione violenta, illegale e immorale mirava esclusivamente a spostare il debito privato al settore pubblico. Rendendo disponibile questo rapporto preliminare alle autorità e al popolo greco, il Comitato considera di aver adempito alla prima parte della sua missione come definita nella decisione del Presidente del Parlamento il 4 aprile 2015. Il Comitato spera che il resoconto sarà uno strumento utile a quanti vogliono uscire dalla logica distruttiva dell’austerità e difendere ciò che oggi è messo in pericolo: i diritti umani, la democrazia, la dignità dei popoli e il futuro delle generazioni a venire. In risposta a quanti impongono misure ingiuste, il popolo greco potrebbe invocare ciò che Tucidide menzionò riguardo alla costituzione del popolo ateniese: “Di nome è chiamata una democrazia, perché l’amministrazione è gestita con in vista gli interessi dei molti, non dei pochi.” |