Originale: http://krugman.blogs.nytimes.com/ http://znetitaly.altervista.org/ 30 maggio 2015
Ultima uscita prima del caos di Paul Krugman traduzione di Giuseppe Volpe
C’è una strana sensazione da estate del 1914 nella situazione attuale della crisi greca. Mentre alcuni dei protagonisti principali, giustamente, si disperano a cercare un modo per evitare una Grexit e tutto ciò che ne consegue, altri – sia tra i creditori sia tra i debitori – sembrano non solo rassegnati ma quasi lieti della prospettiva al modo in cui, un secolo fa, sin troppi europei sembrarono lieti della fine della diplomazia caotica e frustrante e dell’arrivo della guerra aperta. C’è ancora una via d’uscita? Dovrebbe esserci. Come io e altri andiamo dicendo da un po’, l’aritmetica è in realtà chiarissima: la Grecia non può incorrere in un deficit primario, non può essere costretta ad avere un vasto avanzo primario e dunque un avanzo primario contenuto è la soluzione ovvia e, per tutti gli interessati, migliore dell’uscita dall’euro. C’è, si deve ammettere, un nuovo problema causato dallo stesso scontro attuale: l’incertezza ha rispinto la Grecia nella recessione e l’avanzo primario conseguito l’anno scorso è svanito. Ma, se si trovasse un accordo, dovrebbe essere possibile organizzare un qualche finanziamento temporaneo mentre una modesta ripresa riporta in nero il bilancio primario. Il grosso problema è come arrivare a un accordo, considerata la mancanza di fiducia di tutte le parti in causa. I greci sentono, a ragione, di essere stati trattati come una provincia conquistata da proconsoli brutali e incompetenti e s’impuntano di fronte a qualsiasi cosa sembri un ritorno al regime degli ultimi cinque anni. Le istituzioni – guardandosi le spalle dalla casalinga sveva – non si fidano che il governo tuttora inesperto di Syriza sappia che cosa sta facendo, abbia la capacità di mantenere le promesse o sia realistico riguardo a ciò che deve essere fatto. Tuttavia da quel che sento c’è ancora spazio per almeno un accordo temporaneo. La Grecia dovrebbe attuare una qualche azione concreta: un aumento dell’IVA, qualche correzione alle pensioni (ma non una riforma completa proprio ora), forse qualcosa sui mercati produttivi. Abbastanza affinchè la Merkel e altri possano dire che la Grecia sta agendo, ma inquadrato in modo tale che Tsipras possa dire ai suoi sostenitori che non si sta arrendendo come i suoi predecessori. Dato un qualcosa di questo genere, quelli che hanno alzato l’asticella potrebbero probabilmente essere costretti a riabbassarla a un livello realistico. Cioè dovrebbe essere possibile far sì che tutti facciano marcia indietro. Restano solo pochi giorni. Speriamo che prevalgano i nervi saldi.
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