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13 aprile 2015

 

Syriza against the machine

di Tom Vouloumanos

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Il governo greco a guida Syriza, eletto il 25 gennaio 2015, è stato bersaglio di un grosso attacco economico e mediatico.  E’ iniziato il 4 febbraio 2015, quando la Banca Centrale Europea (BCE) ha tagliato la fonte principale di finanziamento delle banche greche e ha anche minacciato di tagliare l’unica altra fonte, l’Erogazione di Liquidità d’Emergenza. La Grecia era sotto la minaccia di un crollo bancario. Le solite tattiche d’intimidazione dei media greci e del partito conservatore Nuova Democrazia (ND) hanno spinto i greci a cominciare a ritirare fondi dai loro conti per paura di veder svanire i loro risparmi, in tal modo drenando ulteriormente il rovente sistema del capitale. L’allora Troika (UE, BCE, FMI) immaginava che il governo greco sarebbe semplicemente capitolato e avrebbe proseguito il memorandum d’austerità; tutto come al solito. ND, all’opposizione, era in attesa sulla panchina che il governo di Tsipras crollasse, in modo di poter tornare al potere dopo la “parentesi di sinistra” e mostrare ai greci e agli europei che davvero non ci sono alternative. Ma le cose non sono andate così; Syriza ha tenuto le posizioni. Di fronte a una crisi dell’euro il 28 febbraio,  la Grecia e i suoi “partner” hanno raggiunto un vago compromesso ponte di quattro mesi il 20 febbraio 2015. L’accordo è stato di proseguire il flusso di fondi nel sistema bancario greco fino a quando non sarà raggiunto un nuovo accordo a giugno. La Grecia doveva presentare ai creditori europei una lista di riforme, cosa che il ministro delle finanze Yannis Varoufakis ha fatto ottenendone l’approvazione. I problemi residui sono rimasti da negoziare in un mese, entro il 20 aprile, e la prossima tranche dei fondi del FMI sarebbe stata liberata consentendo all’economia greca di funzionare e a Syriza di occuparsi della sua attività di governo.

Tuttavia le cose non sono andate così.

Era evidente che la dirigenza europea non era contenta dell’elezione di Syriza e che voleva bloccare questo problema sul nascere, prima che altri paesi, come Spagna, Irlanda, Portogallo o Italia si facessero venire delle idee o, peggio ancora, prima che prendesse forma un vasto movimento europeo contro la struttura neoliberista della UE e cominciasse a discutere e ad agitarsi a favore di alternative.  Diversamente da ciò che possono aver pensato i cittadini europei all’epoca dell’ingresso nella UE, non stavano aderendo a una confederazione democratica di popoli, bensì a uno spazio economico completamente sotto il controllo della dirigenza europea e precisamente dell’élite finanziaria e societaria, degli oligarchi europei tradizionali, dei politici neoliberisti (indipendentemente dall’etichetta priva di significato che possono attribuirsi) e dei tecnocrati non eletti al loro servizio. Naturalmente lo stato tedesco è l’egemone di questa dirigenza, ma i suoi interessi convergono, più o meno, con gli interessi della classe dominante europea. E’ questa la vera architettura dell’Unione Europea. Syriza è un elemento di disturbo, che va represso,  in questo ordine. Al fine di comprendere appieno l’attuale impasse tra Syriza e i suoi creditori, essa deve essere considerata fuori dal ristretto paradigma nazionalista di tedeschi contro greci e va vista per quella che realmente è, una guerra di classe.

Lo stato tedesco è semplicemente il garante più potente dei privilegi di questa dirigenza europea, naturalmente dopo gli Stati Uniti. In quanto tale, la dirigenza europea ha convinto vasti segmenti della classe lavoratrice tedesca che hanno interessi comuni e che stanno salvando i loro vicini dell’Europa meridionale che sono troppo pigri, troppo corrotti o troppo disorganizzati per gestire un’economia moderna funzionante. I media europei hanno assicurato che i semplici fatti restassero ignoti al pubblico degli stati europei settentrionali. A esso non è stato detto che i prestiti alla Grecia non erano finalizzati a salvare i Greci, bensì a salvare le banche europee, poiché tali prestiti non finanziavano altro che rimborsi di debiti. Con ogni prestito, il debito aumentava ancora di più, forzando nuovi prestiti a condizione che il paese privatizzasse le sue risorse, distruggesse il suo stato sociale, gettasse il popolo nella disoccupazione e nella povertà. Tutto ciò avvizziva l’economia riducendo la capacità del paese di rimborsare il suo debito e pagare i suoi creditori, costringendolo a prendere a prestito altro denaro condizionato di salvataggio, aumentando ulteriormente il debito e accelerando l’austerità, e così via; un circolo vizioso che sta portando i paesi della periferia europea a una condizione da Terzo Mondo.

Questa era la UE contro cui Syriza ha condotto la sua campagna elettorale, vincendola.

Ma non sbagliamoci, Syriza non vuole lasciare l’eurozona; è stata eletta con un chiaro mandato anti-austerità dopo cinque lunghi anni di depressione economica greca senza precedenti in tempo di pace. Ciò nonostante Syriza è stata chiara sul fatto che vuole un’altra Europa, un’Europa democratica, in cui il popolo e non le istituzioni finanziarie stia al posto di guida. Non ha fatto segreto di ciò e appoggia tutte le altre forze politiche europee che vogliono un’Europa dei popoli, solidaristica, sociale e sostenibile. E’ questo che la dirigenza europea trova inaccettabile, non se il suo attuale avanzo di bilancio sia dell’1,5 o del 3 per cento. E’ di creare un precedente che l’Europa è preoccupata. Se Syriza riesce, che cosa diranno gli altri governi sistemici della periferia europea alla loro base elettorale? Non dovevano esserci alternative. Questo particolarmente vero per la Spagna, dove un governo conservatore sta affrontando l’ascesa dell’alleato di Syriza, Podemos. Il primo ministro Alexis Tsipras ha annunciato in parlamento che il primo ministro spagnolo stava lavorando vigorosamente dietro le quinte per silurare qualsiasi genere di soluzione diversa dall’austerità.

In un’intervista a un popolare talk show politico televisivo, Ston Eniko, condotto da Nikos Hatzinikolaou, Panos Kammenos, leader del partner di minoranza della coalizione di Syriza, Anel (Greci Indipendenti), e ministro della difesa, ha ammesso che “loro non vogliono un accordo!” Kammenos ha spiegato che Varoufakis incontra dirigenti europei, propone e negozia una serie di riforme, i dirigenti approvano e tre giorni dopo sono trasmessi al governo greco per email altri 25 punti di discussione. Questo è stato il modus operandi dei dirigenti europei dopo la tregua del 20 febbraio 2015. Indipendentemente da quante riforme Varoufakis presenta a questi dirigenti, esse sono inaccettabili perché non sono riforme d’austerità. Il governo greco ha lavorato intensamente mostrando che può aumentare le entrate contrastando la corruzione, l’evasione fiscale e i conti all’estero. Ha offerto chiare prove numeriche che le sue misure sarebbero, per aumentare le entrate governative, di gran lunga più efficienti delle privatizzazioni, tagli alle pensioni e altre misure d’austerità che stanno distruggendo l’economia greca e torturandone la popolazione nel mezzo di una crisi umanitaria organizzata dalla UE. La Grecia si è presentata al tavolo con un piano realizzabile dopo l’altro, ritenendo di poter ricevere risposte razionali, ma si è resa conto che l’obiettivo della dirigenza europea è piegare il governo della sinistra a eseguire ordini. Il piano politico è l’austerità; non ha nulla a che vedere con dati economici; ha tutto a che vedere con chi esercita il potere economico. Il peccato imperdonabile di Syriza e del suo partner minore e di essersi schierati contro questa dirigenza.

E’ precisamente per questo motivo che gli attivisti di sinistra in Europa e fuori devono prestare attenzione al governo greco e costruire solidarietà nei suoi confronti. Il successo di Syriza sarà la prima incrinatura dell’egemonia totalitaria neoliberista della regione nord-atlantica. La dirigenza europea lo comprende appieno e lo stesso devono fare gli attivisti di tutto il mondo.

E’ per questo che le istituzioni europee stanno deliberatamente colpendo l’economia greca; la Grecia sta affrontando grossi problemi di liquidità poiché deve ancora ricevere un singolo euro e deve continuamente rimborsare l’indebitamento. Il 9 aprile 2015 ha fatto un altro pagamento al FMI di 450 milioni di euro, ma ne diremo di più in seguito. Questa crisi di liquidità sta rendendo difficile al governo greco corrispondere paghe, pensioni, pagare l’istruzione, l’assistenza sanitaria, eccetera. In sostanza la capacità di governare di Syriza è minata gravemente e probabilmente illegalmente (in base ad accordi europei multilaterali).

Non occorre chiedersi se l’élite greca abbia o no operato mano nella mano con la dirigenza europea. Essa rischia di perdere molto. Syriza ha in programma di verificare i recenti accordi di salvataggio per scoprire se ci sono stati illeciti in cui politici o capi di grandi imprese abbiano tratto vantaggio dalla distruzione dell’economia greca. La lista delle riforme di Syriza include misure per rendere il sistema fiscale più giusto per sradicare l’evasione fiscale e i conti nei paradisi fiscali. Queste riforme sono un affronto diretto per gli oligarchi greci. Syriza si sta preparando a ristrutturare l’apparato statale e ad affrontare il collegamento tra partiti, media e burocrazia statale e vasti interessi privati. Ma, come la dirigenza europea, la dirigenza greca non si arrenderà facilmente.

Perciò stanno cercando di destabilizzare questo governo, per farlo a pezzi. Prima hanno tentato di creare un cuneo tra Syriza e il suo partner di coalizione Anel. I media hanno cercato di dipingere Anel come un partito di estrema destra; il parlamentare di Syriza Costa Lapavitsas ha scritto in un articolo che Anel “è un partito nazionalista che parla per vasti segmenti del conservatorismo di base e si è costantemente opposto alle disastrose politiche dell’austerità. In effetti, per quanto riguarda il debito nazionale della Grecia, la sua posizione potrebbe addirittura essere considerata a sinistra di Syriza”. Ora, i media stanno facendo sembrare che Syriza sia nel caos al suo interno. Syriza è un partito di sinistra dalle molte tendenze, con correnti internamente riconosciuti che esprimono liberamente il proprio pensiero. I dibattiti sono portati a plenum, sono votati e le posizioni sono annunciate. I media hanno cercato di creare un cuneo tra la dirigenza attuale e la corrente Piattaforma di Sinistra, guidata dal ministro governativo Panagiotis Lafazanis. Di fatto le differenze tra la dirigenza attuale e la Piattaforma di Sinistra sono principalmente strategiche, non ideologiche. Il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, si è spinto sino ad affermare che Syriza dovrebbe espellere la sua ala più radicale di sinistra e creare un nuovo governo con i partiti centristi sistemici più responsabili, To Potami (una creazione mediatica mascherata da movimento dei cittadini) e persino l’un tempo potente Pasok oggi ridotto a sopravvissuto. E’ stato un intervento senza precedenti di un dirigente europeo negli affari interni di uno stato membro. Nessuno può dubitare che la dirigenza europea consideri la Grecia una colonia indebitata e che i partiti filo-sistema come ND, Pasok e To Potami si considerino suoi vassalli.

Tuttavia le tattiche di destabilizzazione non si fermano qui.

Quando Syriza è salita al potere ha immediatamente tolto le barricate che circondavano l’edificio del Parlamento e ha annunciato che avrebbe chiuso le carceri di tipo C dove sono detenuti molti anarchici e anche che avrebbe stracciato le draconiane leggi antiterrorismo. Attivisti di Syriza erano stati coinvolti in molte dimostrazioni di piazza degli ultimi anni che erano state affrontate con squadre antisommossa, lacrimogeni e brutalità poliziesche. Ciò nonostante nelle settimane recenti ci sono state strane occupazioni, da parte di piccoli gruppi di attivisti anti-autoritari, della direzione di Syriza e degli uffici della stazione radio alternativa che essa possiede, Sto Kokkino, con richieste che Syriza si occupi di problemi di cui ha già annunciato che si occuperà. Inoltre Sto Kokkino è stata una voce di spicco nel riferire la repressione statale contro anarchici, attivisti di sinistra e immigrati. Quando un piccolo gruppo di anarchici ha elevato striscioni sui gradini del parlamento, la presidente del parlamento, di Syriza, Zoe Kostantopoulos, di fronte alle provocatorie richieste dell’opposizione di reprimere i “terroristi”, si è rifiutata di inviare la polizia antisommossa e ha difeso il diritto dei cittadini di protestare e dissentire. Dunque perché Syriza è attaccata? E’ noto da molto tempo che molti degli elementi più violenti nelle proteste e nelle dimostrazioni, noti come Koukoulofori (incappucciati) sono stati agenti provocatori a libro paga delle squadre antisommossa, chiamati MAT (Unità per il Ripristino del Controllo), che Syriza programma di sciogliere. La presenza di nazisti, fascisti e fanatici di destra nella polizia è una realtà in Grecia sin da quando i collaborazionisti furono assorbiti nell’apparato parastatale, dopo la ritirata tedesca nella seconda guerra mondiale, al fine di dare la caccia ai guerriglieri di sinistra che avevano liberato il paese.  Alcuni di questi elementi parastatali hanno infiltrato molti gruppi anarchici e della sinistra radicale; si può sospettare che queste ultime azioni siano state incoraggiate e spronate a elementi reazionari della polizia che temono l’impegno di Syriza a purgare la presenza nazista e fascista nella gendarmeria greca (alle elezioni europee del 2014 il 50 per cento degli agenti di polizia ha votato per  Alba Dorata).

Syriza ha anche di fronte una minaccia potenziale all’interno della burocrazia statale greca. In un sistema di nepotismo e clientelismo rampanti, molti di livelli più elevati dell’apparato statale sono stati piazzati là da partiti ex grandi, e tuttavia ancora sistemici, quali ND e Pasok. La loro lealtà e riservata agli intermediari del potere, la dirigenza greca ed europea. Le proposte più radicali di Syriza di rendere lo stato più aperto, trasparente e partecipativo possono rischiare di essere respinte, e addirittura sabotate, da questo settore. Con la possibilità che molte verità scomode emergano dalle verifiche degli accordi di salvataggio a partire dal 2010, oltre a spezzare il cartello tra tecnocrati statali, politici e interessi privati, molti nella gerarchia statale possono voler vedere sparire questo governo. In un contesto così antagonista, certi ministeri dovrebbero affidarsi più alle persone che vi hanno introdotto piuttosto che ai funzionari statali, costringendo la piccola squadra di attaché politici  ad assumersi maggiori carichi di lavoro per timore di fughe di notizie e di sabotaggi da parte di un potenziale nemico interno.

Il governo di Syriza affronta una grande avversione da parte della macchina economica, politica e tecnocratica europea e greca che è fermamente nelle mani di una dirigenza potente. E’ questo che sta succedendo in Grecia.

Ma Syriza ha un asso nella manica: il popolo greco ed europeo.

Syriza deve spiegare la sua strategia e la sua situazione in termini chiari, in modo che i greci e gli europei comuni possano pienamente comprendere la situazione; questo è l’unico modo per costruire solidarietà e approfondire il sostegno. La dirigenza europea è rimasta sconvolta dalla determinazione di Syriza. Non è abituata a qualcuno che non obbedisca agli ordini. Syriza è rimasta sconvolta dall’insensatezza delle pretese dei dirigenti europei. La sua strategia non dovrebbe consistere nell’aggiungere altra acqua al proprio vino rosso, bensì nello spostarsi ancor più a sinistra; deve opporre all’intransigenza una determinazione ancora maggiore. Questo è il solo modo per approfondire il sostegno. Ogni volta che Syriza ha mostrato fermezza e coraggio i suoi sondaggi sono saliti spettacolarmente e la gente è scesa in piazza per chiedere al proprio governo di non arretrare. Il sostegno popolare in Grecia può ispirare sostegno popolare in altre città d’Europa e altrove, dove la gente sta combattendo lo stesso attacco classista neoliberista. La solidarietà internazionale sarà un fattore determinante poiché c’è già solidarietà tra i potenti d’Europa contro un governo della sinistra radicale.

Dunque che cosa farà Syriza nella sua lotta contro la macchina?

Continua a emergere la domanda: Syriza lascerà l’euro? Syriza non vuole lasciare l’euro e in realtà non vuole che questo discorso sia incentrato sull’euro; vuole che lo sia su quale tipo d’Europa vogliamo: un’Europa in cui le istituzioni economiche sono al servizio del popolo o un’Europa in cui il popolo è al servizio delle istituzioni economiche? Il dibattito sull’euro costituisce una distrazione da questa domanda più fondamentale. Syriza ritiene che le istituzioni economiche debbano essere sotto il controllo del popolo. Questo è un anatema per la dirigenza europea.

Perciò Syriza, essendo il solo partito di sinistra e il solo partito non sistemico a guidare un governo europeo, deve muoversi lungo un percorso molto delicato e sembra che stia facendo proprio questo. Tra lo sdegno dei “partner” e dei dirigenti europei Tsipras si è recato in Russia l’8 aprile (un giorno prima del pagamento del debito al FMI) e si è incontrato con Putin. Tsipras ha spiegato che la Grecia non stava cercando una soluzione russa, ma che è uno stato sovrano, e non una colonia debitrice, con il diritto di concludere i propri accordi economici rispettando contemporaneamente le regole degli accordi multilaterali cui partecipa. Syriza ha fatto lo stesso con Cina, Medio Oriente, America Latina e persino Stati Uniti. Sta cercando brevi integrazioni finanziarie che offrano un po’ di respiro nella scatola chiusa in cui i suoi “partner” l’hanno posta.

C’è stato un messaggio implicito nell’incontrare Putin il giorno prima della scadenza del pagamento al FMI. Il FMI è naturalmente sotto l’autorità degli Stati Uniti. Andando in Russia e firmando vari progetti di cooperazione economica e sociale la Grecia ha semplicemente ricordato agli USA e all’Europa il proprio significato geostrategico. Ha anche onorato il suo pagamento agli Stati Uniti mostrando al potere globale reale che giocherà pulito. Syriza sta cercando di posizionarsi in modo tale da ricordare ai suoi amici della NATO che cacciare il paese dall’eurozona non è nell’interesse strategico degli Stati Uniti.

Syriza fa parte di una lunga tradizione nella sinistra greca che ha imparato dalla propria storia a non sperare in un salvatore russo. La Russia ha i propri interessi imperiali. Il nonagenario parlamentare di Syriza, Manolis Glezos, ha vissuto la guerra civile greca, in cui i partigiani aspettavano sulle montagne che gli aerei russi venissero a soccorrerli. Naturalmente tali aerei non vennero mai. Inoltre Syriza non sta cercando di sostituire un egemone con un altro; sta cercando di allargare la sua gabbia, ispirando altri a seguirne l’esempio.

Superfluo dirlo, se la Grecia fosse portata sul precipizio di una Grexit, si potrebbe presume che gli Stati Uniti interverranno a evitare di perdere un’importante linea di comunicazione con il Medio Oriente per importi di denaro che sono irrisori secondo gli standard di FMI e BCE. Ci sono già indicazioni dagli USA e dal FMI che la Grecia ha bisogno di alcune politiche espansive e perciò si può ipotizzare che Obama alla fine medierà un accordo.

Syriza lo sa ed è per questo che continuerà a rimborsare il FMI. Quanto ai suoi creditori europei, beh, dipende.

Se i creditori UE e BCE continueranno a stringere il cappio attorno al collo della Grecia e a pretendere che la Grecia continui a salassare la sua popolazione e a svendere le sue proprietà e le sue risorse, rifiutando piani di riforme economiche sensati ma non recessivi e bloccando i flussi di liquidità fino a quando non si arrenderà, allora il governo greco semplicemente bloccherà i rimborsi del suo debito ai creditori europei e onorerà invece i propri libri paga, l’istruzione, la salute e altre necessità. Kammenos ha detto lo stesso in quello stesso programma televisivo. La tesi di Syriza è che non esistono meccanismi per cacciare la Grecia dall’euro e se le istituzioni europee considereranno insolvenza il fatto che la Grecia sospenda i suoi pagamenti fino a quando non riceverà la prossima tranche di prestiti, beh allora una bancarotta all’interno dell’euro significherà che l’intero debito della Grecia sarà cancellato. Il governo a guida Syriza è stato in grado di soddisfare i suoi obblighi di pagamento senza alcun prestito nuovo, continuando nel contempo a pagare per le sue necessità interne. Ovviamente questo non è un modo di vivere poiché lo stato è in una situazione socialmente disastrosa, ma non c’è alcun motivo per rendere le cose ancora peggiori con altre misure d’austerità.

Si sta approssimando uno scontro tra il governo greco e la dirigenza europea. La battaglia di Syriza contro l’egemonia neoliberista merita il nostro sostegno e la nostra solidarietà.

 


Tom Vouloumanos fa parte della docenza di Zschool e tiene un corso sulla storia e le prospettive di trasformazione sociale di Syriza.

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/syriza-against-the-machine/