http://www.eastjournal.net/ 26 marzo 2015
Merkel e Tsipras s’incontrano. Vicina l’intesa, lontane le posizioni di Flavio Boffi
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Potrebbe essere il celeberrimo verso di Ungaretti la sintesi perfetta dell’attuale situazione in Grecia. Non vi è più quell’ansia caratteristica dell’era Samaras e nemmeno quella trepidante attesa di buone nuove del primo mese di governo Tsipras. Si aspetta, si sta alla finestra e si guarda all’evoluzione degli eventi. E anche stavolta si aspetta il lunedì, giorno in cui l’eurogruppo di solito si riunisce per decidere – stavolta una volta per tutte? – che fare della Grecia. L’atteso incontro tra la cancelliera Merkel e il Primo ministro greco Tsipras si è consumato lunedì 23 marzo, dopo l’ennesimo vertice dell’Eurogruppo dal quale i rappresentanti di alcuni Stati membri erano usciti ancora una volta delusi – a causa, a detta dei media ateniesi, della totale mancanza di misure d’austerità – e in previsione del prossimo tavolo, fissato per lunedì 30. L’incontro tra i due leader è sembrato sciogliere molte delle preoccupazioni che accompagnavano il vertice alla vigilia; Angela Merkel ha accolto calorosamente il Premier greco, il quale ha ricambiato con parole soppesate al milligrammo. Dopo cinque ore di colloquio, in conferenza stampa, Angela Merkel ha ribadito che “la Grecia deve attuare riforme strutturali e deve avere delle finanze pubbliche solide”, ma ha anche aggiunto che, nonostante restino le differenze, “non spetta alla Germania valutare il pacchetto di riforme della Grecia – ruolo dell’Eurogruppo” e che il governo greco è serio e preparato. Dal canto suo, Tsipras ha risposto che “il celebre memorandum è stata una pagina disastrosa per la Grecia”, ma anche che “non si possono attribuire tutte le colpe agli stranieri; vi sono molte responsabilità interne al paese, strutturali”, come la corruzione e l’evasione fiscale, tema su cui da tempo il leader greco si batte.
Gli ostacoli sul percorso, tuttavia, rimangono e non sembra possano risolversi in breve tempo. Primo tra tutti, quello delle privatizzazioni, anche perché dovrebbero contribuire per circa quattro miliardi di euro al bilancio ellenico di quest’anno. Tsipras ha ammorbidito le sue posizioni, accettando de facto quelle già avviate dai precedenti governi – come la cessione del 66% del Porto del Pireo ai cinesi -, ma ha anche affermato che non ne avvierà altre e bloccherà la privatizzazione della DEI, la società per la produzione dell’energia elettrica greca. Il tema delle cessioni di beni dello Stato non sembra però venga affrontato in modo coerente dal nuovo governo greco; il quotidiano “Kathimerini” ha infatti svelato che il governo si appresterebbe a portare Mosca e Pechino al tavolo dei negoziati per ultimare la privatizzazione del porto ateniese del Pireo e di quello di Salonicco, del centro di transito ferroviario per le merci di Thriasio (Attica occidentale) e dell’azienda operatrice delle ferrovie Trainose allo scopo di garantirsi una copertura finanziaria in attesa che si sblocchino gli aiuti dei creditori internazionali. Ciò che è in discussione è se tali progetti saranno concessi tramite gara internazionale – come il governo ha detto di voler fare – oppure attraverso accordi bilaterali, ammessi tra Paesi membri dell’Unione europea e Paesi terzi, ma soggetti alle regole di concorrenza dell’UE. L’ostacolo delle privatizzazioni, dunque, sembra essere più un’arma utilizzata dal governo Syriza nella battaglia contro il “Brussels Group” (ex Troika), piuttosto che una forte presa di posizione per motivi ideologici e morali. D’altra parte, va ricordato che le privatizzazioni sono state completamente disattese da tutti i tre precedenti governi di Papandreou, Papademos e Samaras, per cui l’argomento non è nuovo e le difficoltà sono molteplici. Un altro ostacolo è rappresentato dalla riforma del sistema pensionistico, da tempo richiesta dall’Unione europea a causa dei presunti privilegi di cui godrebbero molti greci e che lo Stato, in grave crisi di liquidità, non potrebbe più permettersi di sostenere. Sono cinque anni che l’Unione chiede di collegare i benefici al sistema contributivo e non a quello retributivo e di fondere i fondi di previdenza complementare, un arcipelago di privilegi a carico delle finanze pubbliche, in passato colpiti da diversi scandali, ma anche questo governo non sembra voler cedere. Altre riforme chiave includono una legge fallimentare efficace per le persone fisiche e le società, allo scopo di rimettere in circolazione beni immobilizzati, ma Syriza si oppone alla messa all’asta della prima casa in caso di mancato pagamento delle rate del mutuo. Poi ci sono le leggi sui licenziamenti collettivi, un modo per risolvere rapidamente le controversie sindacali per gli aumenti salariali, e la liberalizzazione dei prezzi dell’energia a cui i nuovi ministri di Syriza si oppongono caparbiamente. I problemi e le distanze, dunque, rimangono, anche se Tsipras, nell’incontro con la Merkel, si è dimostrato risoluto e in grado di essere diplomatico ed esplicito allo stesso tempo – ad esempio quando ha ricordato le responsabilità della Siemens in un grosso scandalo di tangenti verso i due ex partiti di governo greci, per più di un decennio. Secondo i media ateniesi, il pacchetto che lunedì il governo greco porterà all’attenzione dell’Eurogruppo non si discosterà molto da quello già annunciato dal duo Tsipras-Varoufakis, quindi insisterà sulla lotta all’evasione e alla corruzione. Accanto ad ogni proposta, però, potrebbero essere annotate le ripercussioni che esse avranno sull’economia nazionale e il tempo necessario per l’attuazione di ciascuna riforma. Il tempo scarseggia e i cinque miliardi di aiuti che potrebbero arrivare già lunedì sono indispensabili per la sopravvivenza della Grecia. Per ora, si rimane come d’autunno sugli alberi le foglie, sperando solo nella primavera che verrà. |