Pubblicato originariamente su Liberation

Originale: Verso Books

http://znetitaly.altervista.org/

11 luglio 2015

 

Undici punti ispirati dalla situazione in Grecia

di Alain Badiou

Traduzione dal francese di David Broder

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

E’ urgentemente necessario rendere internazionale la causa del popolo Greco. Soltanto la totale eliminazione del debito porterebbe assestare un “colpo ideologico” all’attuale sistema europeo.

1. Il “No” di massa non significa un rifiuto dell’Europa. Significa un rifiuto dell’Europa dei banchieri, del debito infinito  e del capitalismo globalizzato.

2. Non è vero che parte dell’opinione nazionalista, o anche parte dell’estrema Destra ha votato “No” alle richieste delle istituzioni finanziarie – al diktat dei governi reazionari dell’Europa? Ebbene, sappiamo che qualsiasi voto puramente negativo sarà in parte confuso. E’ sempre accaduto che l’estrema Destra potesse rifiutare certe cose che anche la Sinistra rifiuta. L’unica cosa chiara è l’affermazione di che cosa vogliamo, ma ognuno sa che ciò che vuole Syriza è contrario a ciò che vogliono i nazionalisti  e i fascisti. Il voto, quindi, non è soltanto un voto generico contro le richieste anti-popolari del capitalismo globalizzato e dei suoi servi europei. E’ anche, per il momento, un voto di fiducia nel governo di Tsipras.

3. Il fatto che stia avvenendo in Grecia e non –come dovrebbe essere – ovunque in Europa, indica che la “Sinistra” europea è sprofondata  in un coma irreversibile. François Hollande? La Social Democrazia tedesca? Il PSOE in Spagna? Il  PASOK in Grecia? Il Partito Laburista?  Tutti questi partiti sono ora palesemente gli amministratori del capitalismo globalizzato. Non c’è –non c’è più – una “Sinistra” europea.  C’è una piccola speranza che non è ancora molto chiaramente definita, nelle  formazioni politiche totalmente nuove legate al movimento di massa contro il debito e l’austerità, cioè Podemos in Spagna e Syriza in Grecia. Peraltro, Podemos rifiuta la distinzione tra “Sinistra” e “Destra”. Anche io. Appartiene al vecchio mondo della politica parlamentare che deve essere distrutta.

4. La vittoria tattica del governo di Tsipras offre  incoraggiamento a tutte le nuove proposte  in campo politico. Il sistema parlamentare e i suoi partiti di governo sono stati in crisi endemica per decenni, fin dagli anni ‘80. I successi di Syriza in Grecia – anche quelli temporanei – fanno parte di quello che ho chiamato “il risveglio della Storia” in Europa. Questo può soltanto aiutare Podemos, e qualsiasi cosa debba avvenire, in futuro, e altrove, sulle rovine della democrazia parlamentare classica.

5. Tuttavia, secondo la mia opinione, la situazione in Grecia rimane una situazione molto difficile e molto  fragile. E’ adesso che iniziano le vere difficoltà. E’ possibile che le Merkel, gli Hollande e gli altri esecutori del potere del capitale europeo modificheranno le loro richieste alla luce del successo tattico del referendum (un voto che li trasforma in difensori nel tribunale della storia). E’ però necessario agire senza prestare loro troppa attenzione. Ora il punto cruciale è che sapere se il voto “No” si espanderà in un potente movimento popolare, che appoggi e/o eserciti una intensa pressione sul governo stesso.

6. In effetti, come dovremmo giudicare oggi il governo di Tsipras? Cinque mesi fa egli ha deciso di iniziare a trattare. Voleva  prendere tempo. Voleva essere in grado di dire che aveva fatto di tutto per arrivare a un accordo. Avrei preferito che avesse iniziato in modo diverso: con un appello immediato per un’ampia, popolare mobilitazione di massa che coinvolgesse milioni di persone la cui richiesta fondamentale fosse l’abolizione completa del debito. E anche per mezzo di una forte lotta contro gli speculatori, la corruzione, i ricchi che non pagano le tasse, i fabbricanti di armi, la Chiesa….Ma io non sono greco e non voglio dare lezioni. Non so se un’azione incentrata sulla mobilitazione popolare, un’azione piuttosto dittatoriale era possibile. Per il momento, dopo cinque mesi di governo di Tsipras, c’è stato questo referendum vittorioso e la situazione rimane completamente aperta. E’ già molto.

7. Continuo a pensare che il più duro colpo ideologico che si potesse infliggere    all’attuale sistema europeo, sia rappresentato dalla richiesta di completa eliminazione del debito della Grecia – un debito degli speculatori del quale i greci non hanno assolutamente alcuna responsabilità. Obiettivamente, è possibile eliminare il debito greco: un sacco di economisti – lungi dall’essere rivoluzionari – pensano che l’Europa debba cancellarlo. La politica, però, è soggettiva, e in questo senso è diversa dalla pura economia. I governi europei sono assolutamente determinati a evitare un trionfo di Syriza su questo punto. Tale vittoria aprirebbe la strada a Podemos, e dopo questo, forse ad altri potenti movimenti popolari in nazioni europee più grandi. Quindi i governi dell’Europa – spinti dalle lobby finanziarie – vogliono punire Syriza, vogliono punire i greci, piuttosto che risolvere il problema del debito. Il miglior modo di castigare questi castigatori sarebbe di dichiarare lo stato di insolvenza,  qualsiasi siano i rischi che questo comporterebbe. L’Argentina lo ha fatto alcuni anni fa, e non è morta, proprio per niente.

8. Dappertutto c’è agitazione riguardo alla possibilità della “uscita” della Grecia dall’Europa. Ma la verità è che sono i reazionari europei che ora “esibiscono”  questa idea. Sono coloro che usano  “Grexit”  (uscita dall’euro della Grecia,n.d.t.) come una minaccia immediata. Sperano che questo spaventerà le persone. La linea corretta, che finora è stata la posizione assunta sia da Syriza che da Podemos, è dire: “Stiamo in Europa. Vogliamo soltanto – come è nostro diritto – cambiare le regole di questa Europa. Vogliamo che smetta di essere una cinghia di trasmissione tra il capitalismo liberale globalizzato e la continuazione delle sofferenze della gente. Vogliamo un’Europa del popolo, realmente libera”. Spetta ai reazionari dire che cosa ne pensano. Se vogliono cacciare via la Grecia,  che ci provino! A questo punto, la palla è nel loro campo.

9. Sappiamo di timori geopolitici  che montano sullo sfondo. E se la Grecia si rivolgesse a persone diverse dai Padri e Madri Fustigatori [in francese c’è l’espressione: Père fouettard: padre che frusta una specie di anti-Babbo Natale che punisce i bambini cattivi a Natale] dell’Europa? Ebbene, dirò questo: tutti i governi europei hanno una loro politica estera indipendente. Coltivano amicizie del tutto ciniche, come i legami di Hollande con l’Arabia Saudita. Di fronte alle pressioni a cui viene sottoposta, la Grecia può e deve avere una politica altrettanto libera. Poiché reazionari europei vogliono punire il popolo greco, questo  ha il diritto di cercare aiuti stranieri per diminuire o impedire gli effetti di questa punizione. La Grecia può e deve rivolgersi alla Russia, ai paesi dei Balcani, alla Cina, al Brasile e anche al suo vecchio nemico storico: la Turchia.

10. Ma qualunque cosa  arrivi da questo aiuto esterno, la situazione in Grecia sarà risolta dai greci stessi. Il principio del primato   dei fattori interni si applica anche a questa situazione. I rischi sono tanto più considerevoli in quanto Syriza è soltanto formalmente al potere. Sappiamo – lo sentiamo – che le vecchie forze politiche sono impegnate in intrighi dietro le quinte. Anche al di là del fatto che il potere dello stato si corrompe molto rapidamente, quando si ottiene in condizioni normali e non-rivoluzionarie, potremmo ovviamente farci delle classiche domande: Syriza ha il controllo completo della polizia, dell’esercito, del sistema giudiziario, dell’oligarchia economica e finanziaria? Certamente no. Il nemico interno esiste ancora, rimane quasi intatto, è ancora potente ed è sostenuto nell’ombra dai nemici stranieri di Syriza, compresa la burocrazia europea i governi reazionari. Il movimento popolare e le sue organizzazioni di base  devono sorvegliare continuamente le azioni del governo. Ripeto: il “No” nel referendum sarà soltanto una forza reale quando prolungherà  in movimenti indipendenti molto potenti.

11. L’appoggio popolare internazionale –incessante, un appoggio che manifesta, che attira l’attenzione dei media – deve dedicare tutte le sue forze al probabile appello della Grecia alla mobilitazione. Oggi, vi voglio ricordare, il 10% della popolazione del mondo possiede l’86% della ricchezza disponibile. L’oligarchia capitalista del mondo è molto piccola, molto concentrata e molto organizzata. Davanti a questo, popoli sparpagliati che mancano di unità politica e   rinchiusi  nelle loro  frontiere nazionali, rimarranno deboli e quasi impotenti. Ogni cosa oggi si svolge a livello globale. Trasformare la causa greca in una causa internazionale di valore simbolico molto potente è una necessità, e, perciò un dovere.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/eleven-points-inspired-by-the-situation-in-greece