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lug 8th, 2015

 

Tsipras all’europarlamento; Grecia usata come cavia. 5 giorni per presentare un accordo

di Guido Keller

 

Il Consiglio europeo ha dato 5 giorni al premier greco Alexis Tsipras per presentare una proposta di accordo che stia in piedi, prima all’Eurogruppo e poi all’Eurosummit, pena la proclamazione ufficiale della paventata “grexit”.

Sono i creditori, ora, a dettare l’agenda degli incontri, perché di Tsipras e della sua volubilità ormai non si fida più nessuno.

La situazione è stata descritta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel come “abbastanza grave”, mentre il presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha individuato tre scenari possibili, cioè l’uscita della Grecia dall’eurozona, un piano di aiuti umanitari e un accordo.

Tsipras è intervenuto davanti agli eurodeputati riuniti a Strasburgo affermando che il suo paese “è stato usato come una cavia, un laboratorio per l’austerità, ma l’esperimento è fallito”, e comunque “I soldi dati alla Grecia non sono mai arrivati al popolo, bensì sono finiti nelle banche europee e tedesche”. “Oggi – ha continuato – rivendichiamo un accordo con i nostri alleati volto ad uscire dalla crisi, che ci permetta di vedere la luce a fine del tunnel”. Per cui serve “un dibattito di merito sulla sostenibilità del debito pubblico, non ci possono essere tabù tra di noi per trovare le giuste soluzioni”. E’ necessario inoltre “individuare un compromesso positivo per evitare una frattura storica”, ha poi aggiunto.

Riferendosi al referendum con cui i greci hanno detto “no” all’accordo proposto dai creditori (in realtà, ha fatto notare ieri il capo della Commissione europea, non vi era nessun accordo), ha affermato che l’esito è stato frutto di “una scelta coraggiosa del popolo greco in condizioni di pressioni senza precedenti, con le banche chiuse e i mezzi di informazione che facevano terrorismo”. Tuttavia non è stata una “volontà di rompere con l’Europa, ma è stata la scelta di tornare ai valori che stanno alla base dell’Ue, un messaggio molto chiaro. Ed occorre rispetto per la volontà del nostro popolo”. “Il mandato che ne è seguito – ha puntualizzato il premier ellenico – è quello di impegnarci al raggiungimento di una soluzione giusta socialmente e sostenibile, senza gli errori del passato che hanno condannato l’economia greca”.

Tsipras ha spiegato che “La responsabilità principale del vicolo cieco in cui si trova oggi l’economia greca e in generale l’Europa non riguarda gli ultimi cinque mesi ma gli ultimi cinque anni, con l’attuazione di programmi che non ci hanno portato fuori dalla crisi”. Ha poi precisato che “Non sono di quei politici che attribuiscono tutta la colpa agli stranieri cattivi, siamo arrivati sull’orlo del fallimento perché i governi che si sono succeduti in Grecia hanno creato rapporti clientelari, rafforzato la corruzione e gli intrecci tra politica ed economia, lasciando incontrollata l’evasione fiscale da parte dei grandi ricchi, in una realtà, la nostra, dove il 10 per cento della popolazione possiede il 56 per cento della ricchezza”. Tuttavia “Le riforme ed il memorandum (imposti da Bruxelles) non hanno portato alla giustizia fiscale”.

Se applausi sono arrivati dall’ala destra e da quella di sinistra dell’aula, la parte centrale ha accolto con freddezza le parole di Tsipras.

Caustico il presidente del Partito popolare europeo al parlamento europeo Manfred Weber, il quale ha affermato che “Lei rappresenta un governo che ha detto molte cose nelle ultime settimane. Noi dobbiamo tenere conto del fatto che persone sono state considerate come terroristi. Il primo ministro greco dovrebbe scusarsi per queste dichiarazioni inaccettabili, ma lei non lo ha fatto”. Il riferimento è a Yanis Varoufakis, “dimesso” due giorni fa da Tsipras. “Anche ieri lei non ha presentato proposte, lei distrugge la fiducia”, ha insistito, aggiungendo che “Lei è stato democraticamente eletto, noi rispettiamo questo, ma lei ama la provocazione, noi il compromesso. Noi vogliamo il successo, lei vuole il fallimento. Spero che lei presenti presto le proposte di riforma”.

 

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