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8 luglio 2015

 

I default storici della Germania

 

La storia dimostra che da un default si può riemergere, la Germania è uno di questi esempi, ma a quali condizioni?

 

Uno stato che finanzia sistematicamente la spesa pubblica attraverso l’emissione di debito entrerà inevitabilmente in crisi, prima o poi, e sono proprio i governi che possono entrare e uscire da un default con un certo livello di impunità. La storia dimostra che, in tempo di guerra o di crisi importanti, molti governi sovrani si sono ritrovati spesso in difetto causando il fallimento dello Stato. Uno studio, condotto da Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff nel 2009, ha rilevato almeno 250 ‘fallimenti di Stato’ tra il 1.800 e l’inizio del 2000, il che significa una media pari a più di un default all’anno.

In questa media, la Germania ha contribuito con ben tre default.

 

1919: primo default per la Germania

Osservando la posizione dura e irremovibile, tenuta oggi dalla Germania in merito alla crisi greca, sembra persino impossibile anche solo pensare che i tedeschi hanno subito ben tre default di fila nel giro di circa trent’anni nel secolo scorso. Nel 1919, considerato che ha perso la Grande Guerra, tramite il Trattato di Versailles la Germania venne condannata a pagare i danni di guerra per un valore di ben 269 miliardi di marchi d’oro. All’epoca era un’enormità immane e la Germania fu costretta a indebitarsi, entrando così in un periodo di profonda depressione. Il paese non ebbe la capacità di far fronte ai propri impegni nei confronti dei creditori internazionali e, per questa sua situazione economica e finanziaria, vi fu quello che venne denominato il ‘default sovrano’. Al capezzale di una Germania, ormai morente, vennero in suo soccorso principalmente gli Stati Uniti assieme a Francia e Gran Bretagna, che la finanziarono a più riprese. Fu così che la Germania, tra il 1924 e il 1928, ebbe una spettacolare crescita economica, ma solo perché dipendeva dal suo creditore principale: gli Stati Uniti. Le rate di rimborso erano previste a lunga scadenza, per questo motivo, almeno i primi anni, il governo tedesco poté investire le somme ricevute usandole per la ricrescita del paese.

Pur registrando un’alta quota di debito pubblico, la Germania rifiorì.

 

La ‘grande depressione’ del 1929

Nel 1929, prima della grande recessione americana, la Germania ottenne dai creditori internazionali un nuovo accordo sulla quantità economica dei danni di guerra, conquistando la possibilità di diluire i pagamenti nell’arco di un tempo esageratamente lungo: quasi 60 anni. Il piano del ’29 prevedeva la fondazione della ‘Banca dei Regolamenti Internazionali’, ente che poi ha ospitato il ‘Comitato per la vigilanza bancaria’. Questa dilazione nei pagamenti garantì un maggior respiro ai tedeschi, ma la speranza di una completa ripresa venne spezzata dagli avvenimenti dei mesi successivi. Nello stesso anno, gli Stati Uniti fecero registrare un crack finanziario catastrofico, a seguito della crisi del New York Stock Exchange (la borsa di Wall Street) avvenuta il 24 ottobre del 1929 (chiamato anche ‘giovedì nero’), cui fece seguito il definitivo ‘crash’ della borsa valori il successivo 29 ottobre.

È a quel punto che gli Stati Uniti, il più grande creditore della Germania, chiuse il rubinetto ai tedeschi.

 

1931: secondo default per la Germania

Gli Stati Uniti non solo chiusero il rubinetto alla Germania, bensì chiese e ottenne il rimborso immediato dell’intero debito. Per la Germania fu una tragedia, dopo qualche anno di splendore, i tedeschi si ritrovarono nel bel mezzo di un disastro epico. Nel tentativo di far fronte alla situazione e raggiungere un surplus delle partite correnti, in Germania fu prevista una politica di assoluta austerità. Fu prevista innanzitutto una massiccia svalutazione dei salari, anche nel settore pubblico, la spesa sovrana venne tagliata del 30%, le imposte e i contributi della previdenza sociale vennero aumentati vertiginosamente. L’austerità, oggi tanto decantata come un fattore indispensabile per la ripresa di un paese, a quel tempo determinò il soffocamento dell’economia nazionale della Germania. Il PIL reale scese tra l’8% e il 13% annuo e il tasso di disoccupazione raggiunse una percentuale, mai registrata prima, pari al 30%. Le misure di austerità misero nuovamente in ginocchio i tedeschi e le varie riforme non produssero alcun risultato positivo, anzi, diedero inizio a una lenta agonia. Nell’estate del 1931 le banche tedesche iniziarono ad avere problemi (un po’ come per la Grecia oggi, ndr), i pacchetti di aiuti pubblici erano stati usati per salvare le più grandi istituzioni finanziarie (eh sì, anche allora i finanziamenti pubblici servivano per salvare le banche, ndr). Gli istituti di credito furono costretti a chiudere uno dietro l’altro, e il governo tedesco sospese i pagamenti a favore dei creditori internazionali risultando, perciò, un paese inadempiente.

E avvenne così il suo secondo ‘default’.

Quindi, nel 1931 la Germania attraversò la stessa situazione attuale della Grecia e, in tale occasione, furono gli Stati Uniti a dettare il gioco, pur essendo la nazione che aveva determinato il disastro tedesco. A differenza della Grecia, però, la Germania non ebbe un Alexis Tsipras democratico, ma un Adolf Hitler dittatore che conquistò il potere nel giro di qualche anno. Cavalcando lo scontento del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la nazione, Hitler prese il potere, instaurò la dittatura, non pagò i debiti ai creditori internazionali e usò i fondi così risparmiati per riarmare la Germania facendola diventare una macchina da guerra dall’alto potenziale distruttivo. La Germania divenne nuovamente grande mentre l’orgoglio e la dignità tedesca vennero entrambe riscattate.

Purtroppo, questo avvenne ai danni del mondo intero, che non capì in tempo il pericolo derivante da una Germania troppo forte e florida. Il mondo fece finta di nulla, nessun creditore fece niente per recuperare il proprio credito, nessuna sanzione venne inflitta alla Germania di Hitler. Il dittatore nazista ebbe, di fatto, il campo sgombero da qualsiasi ostacolo che lo fece diventare ancor più potente. Anzi, veniva persino additato, dagli americani e dai francesi, come uno statista esperto per le sue idee fortemente anticomuniste.

 

1945: terzo default per la Germania

Nel 1945, quindi dopo la seconda guerra mondiale, la Germania era interamente distrutta. Usare la parola ‘default’, per riferirsi alla situazione tedesca di allora, è una circonlocuzione improponibile. La ‘devastazione’ della Germania consegnava in mano ai tedeschi una nazione fantasma, che venne poi spartita, anche nella sua conformazione geopolitica, fra i vincitori: Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna da una parte, la vecchia URSS del tempo dall’altra parte. I debiti di guerra, a carico della Germania, ai quali si dovevano sommare le somme restanti per i danni della prima guerra mondiale, registrarono un totale complessivo pari a 23 miliardi di dollari (di allora, ndr). La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate.

Analogamente a quanto succede oggi in Grecia, il debito pubblico accumulato dai tedeschi nel dopo guerra era, di fatto, insostenibile.

 

1953: il taglio del debito a favore della Germania

Il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi (Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia), firmarono a Londra un trattato che consentì alla Germania di dimezzare il proprio debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionandolo in ben trenta (30) anni. L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo la riunificazione delle due Germanie. Nel 1990, però, il cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo in quanto era evidente che avrebbe procurato un quarto ‘default’ alla Germania. Tutti le condonarono anche quel debito, per la seconda volta la Germania venne agevolata per la solidarietà di altri paesi.

Anche la Grecia, quindi, acconsentì di non esigere il dovuto.

Nell’ottobre 2010, cioè quando ha iniziato a dare lezioni di austerità a destra e a manca, la Germania ha terminato di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultima trance di circa 70 milioni di euro. L’accordo di Londra, quindi, ha favorito la Germania come pochi. Se non ci fosse stato un aiuto dei 21 Paesi, contro molti dei quali la Merkel si scaglia spesso, i tedeschi avrebbero dovuto rimborsare debiti per altri cinquanta anni e, soprattutto, non sarebbe stato uno dei più forti Paesi d’Europa.

La riduzione del debito della Repubblica federale di Germania è stato fondamentale per la sua rapida ripresa economica e sociale dopo la seconda guerra mondiale.

 

2015: le analogie della Germania di ieri e la Grecia di oggi

Una commissione, istituita nel 2013 dal governo greco, ha calcolato l’ammontare dei risarcimenti che la Germania dovrebbe ancora alla Grecia per i danni subiti durante l’occupazione nazista e il prestito forzoso imposto ad Atene durante la Seconda guerra mondiale. Secondo l’allora presidente della commissione del Parlamento greco, la conclusione del rapporto dimostrerebbe che la Germania ha tutt’ora un debito miliardario con la Grecia. Il ‘Consiglio Nazionale per le Riparazioni di Guerra Tedesche’, istituito dopo la fine della seconda guerra mondiale e mai dismesso, ha stimato che la Germania deve alla Grecia 162 miliardi di euro di risarcimento. Naturalmente la Germania ha sempre affermato che la questione è chiusa, avendo versato nel 1961 115 milioni di marchi ad Atene nell’ambito di accordi bilaterali dei decenni passati, ma la vicenda è tutt’ora aperta e la Grecia rivendica con forza il dovuto.

Angela Merkel, che oggi ‘bacchetta’ quotidianamente Atene, dovrebbe ricordarsi che la Germania ha visto ridursi il suo debito estero di oltre il 62% e ottenuto una dilazione trentennale per il rimborso. Questo fatto le ha permesso di sopravvivere e diventare uno dei paesi più industrializzati al mondo. La Germania, rispetto alla Grecia, risulta essere nella stessa posizione che gli Stati Uniti avevano nel 1931 nei suoi confronti. Se è vero che conoscere la storia serve a non incorrere negli stessi errori del passato, allora bisogna farne tesoro in qualsiasi occasione. Oggi tocca alla Grecia, domani potrebbe toccare ad altri. E la storia insegna che la capacità di un governo, di rinegoziare il suo debito, è sempre stata la chiave per una rapida ripresa economica. 

Dovremmo tutti tenerlo a mente, Merkel in primis.

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