sollevazione.blogspot.it Da Hitler alla Merkel: le costanti della geopolitica tedesca Leggendo le conversazioni segrete di Hitler si può capire dove andrà a parare la Germania odierna. I regimi cambiano ma le linee di fondo geopolitiche degli stati restano quasi sempre le stesse. Da Bismarck in poi, in effetti, l'espansionismo militare germanico ha sempre fatto seguito ad una strategia economica mercantilistica. Oggi l'ordine dei fattori sembra invertito. E' tuttavia un dato di fatto storico che se una potenza imperialistica viene contrastata, se i suoi mercati di sbocco tendono a sfuggirgli, essa prima o poi sviluppa la sua potenza bellica e s'incammina sul sentiero della guerra guerreggiata. La posizione punitiva e oltranzista di Berlino verso la Grecia non dev'essere fraintesa. Oggi come ieri non è il Mediterraneo il boccone succulento che brama davvero l'imperialismo tedesco, ma le praterie euroasiatiche, Russia in primis —e di cui Polonia, baltici e Ucraina sono solo dei ponti. Ma per lanciarsi ad Est Berlino deve oggi, come il Terzo Reich ieri, non avere nemici né ad Ovest né a Sud. Hitler prima di marciare su Mosca dovette coprirsi le spalle ad Occidente, e lo fece —non senza prima essersi assicurata la benevolenza russa col Patto Ribbentrop-Molotov— annientando militarmente la Francia. Allora perché la Merkel tiene duro contro i greci, fino al punto di spingerla fuori dall'eurozona? Berlino deve "spezzare le reni" alla piccola Grecia per ribadire, anzi irrobustire, la sua supremazia, non più solo economica ma politica, sull'Europa occidentale, ed avere quindi mani libere ad Est. Oggigiorno l'Unione europea e la moneta unica sono i ferri con i quali la Germania soggioga e incatena a sé la Francia e tutti i suoi alleati. Non è di poco conto che, proprio in virtù della acquisita supremazia ad Occidente, all'altro e strategicamente più importante tavolo negoziale, quello di Minsk sul conflitto ucraino-russo, la Merkel (accompagnata dal vassallo Hollande) e non Obama sia stata, assieme a Putin, il vero dominus. Dicevamo che nessuno Stato-potenza svela, nei tempi di pace, ovvero quelli tra un conflitto e l'altro, i propri appetiti espansionistici. Hitler, contrariamente a quanto si pensa, fu un maestro nell'arte dell'occultamento dei suoi piani di aggressione. La famigerata Conferenza di Monaco del settembre 1938, con la quale ottenne da inglesi, francesi e italiani l'autorizzazione ad annettersi (dopo l'Austria) la Cecoslovacchia, fu anche il frutto della sua memorabile abilità nell'ingannare i suoi interlocutori. I tedeschi sono notoriamente scrupolosi. Con maniacale meticolosità Hitler e i gerarchi nazisti vollero rubricare e verbalizzare anche le discussioni informali tra di loro. Grazie a queste sappiamo non solo che tutti i piani di aggressione erano stati pensati e e preparati fin nei dettagli molti anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale; abbiamo un'immagine icastica di quale fosse realmente il disegno strategico del grande capitalismo tedesco che sosteneva il regime nezista. Chi trova esagerato quanto noi affermiamo, che cioè esista una linea di continuità tra l'attuale geopolitica tedesca e quella nazista, dovrebbe leggere con attenzione quanto affermò Hitler nelle sue conversazioni coi suoi più stretti collaboratori. Al netto delle farneticazioni razziali (Herrenvolk) e dei deliri di onnipotenza hitleriani, questa linea di continuità ed una certa peculiare "essenza" del capitalismo tedesco, emergono con chiarezza. Vi lasciamo alla lettura di questi brevi estratti ricavati dalle Conversazioni segrete di Hilter, non senza prima segnalare che questa "essenza peculiare" consiste, messi da parte certi luoghi comuni europeisti, proprio in un sostrato nazionalista che sfocia nell'esterofobia e nello sciovinismo conclamato. Questo sostrato, certo, si manifestava nell'hitlerismo in forme parossistiche se non addirittura paranoiche (vedi il viscerale antisemitismo). Tuttavia, per comprendere quanto conti, nella psicologia dell'élite tedesca l'amorevole adesione dei propri sudditi —quanto quindi pesi per la Merkel il sostegno dei suoi connazionali, la cui dimensione è direttamente proporzionale alla spietata durezza che ostenta col popolo greco— vale la pena riportare quanto Hitler affermò nel marzo del 1942: Se si va alle radici di certo pensiero politico nazionalistico tedesco non c'è solo il reazionario Carl Schmitt col suo concetto geopolitico di Grossraum, che egli non a caso declinava come "comunità pluralistica di liberi popoli". Appunto. Europeismo si può declinare in modi molto diversi, quello nazista compreso, che è la versione estrema ed in tempi asprissimi, della politica egemonica tedesca. Una politica egemonica connaturata a quello che riteniamo sia il Quarto Reich, quello che ha avuto i suoi natali con il crollo del Muro di Berlino e quindi l'annessione della Germania orientale. Ed ecco cosa affermava Hitler.... «Per dominare i popoli che abbiamo sottomessi nei territori a est del Reich, dovremo di conseguenza rispondere nella misura del possibile ai desideri di libertà individuale che essi potranno manifestare, privarli dunque di qualsiasi organizzazione di Stato e mantenerli così a un livello culturale il più basso possibile. Ma, nel creare tali comunità di villaggi, dovremo procedere in modo che delle comunità vicine non possano fondersi tra loro. Per esempio, avremo cura di evitare che una chiesa unica serva un ampio territorio. Insomma il nostro interesse sarebbe che ogni villaggio avesse la propria setta, che coltivasse la propria nozione di Dio. E se, come gli indiani e i negri, alcuni avessero a celebrare culti magici, non ci dispiacerebbe affatto. Dobbiamo moltiplicare, nello spazio russo, tutte le cause di divisione. Solo ai nostri commissari spetterà di sorvegliare e dirigere l’economia dei paesi conquistati – e ciò che ho detto deve applicarsi a tutte le forme di organizzazione. E, soprattutto, che non si veda spuntare la ferula dei nostri pedagoghi, con la loro mania di educare i popoli inferiori e la loro mistica della scuola obbligatoria! Tutto quanto i russi, gli ucraini, i kirghisi potessero imparare a scuola (non fosse altro che a leggere e scrivere) finirebbe per volgersi contro di noi. Un cervello illuminato da alcune nozioni di storia giungerebbe a concepire alcune idee politiche, e questo non andrebbe mai a nostro vantaggio. Meglio installare un altoparlante in ogni villaggio: dare alcune notizie alla popolazione, e soprattutto distrarla. A che servirebbe darle la possibilità di acquisire cognizione nel campo della politica, dell’economia? La radio non dovrà impicciarsi di offrire ai popoli sottomessi conversazioni sul loro passato storico. No, musica, e ancora musica! La musica leggera provoca l’euforia del lavoro. Forniamo a quella gente l’occasione di ballare molto, e ce ne sarà riconoscente. Da noi, l’esperimento è stato fatto al tempo della Repubblica di Weimar: è dimostrativo (…) NOTE [1] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, pp. 155-156. Articoli collegati |