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Mercoledì 08 luglio 2015
Non ci ruberete l'anima e neppure la stirpe
di Gabriele Adinolfi
Dall'Ucraìna alla Grecia le trappole di Soros e della nostra stupidità
La Gazeta Warszawaska è un giornale polacco e, in quanto tale, non proprio germanofilo. Il 26 febbraio 2013 faceva comunque eco al settimanale finanziario tedesco WirtschaftsWoche rivelando che il finanziere Soros aveva finanziatao e spstanzialmente fondato Syriza – il circo in cui si esibisce il clown Tsipras – allo scopo di promuovere le mescolanze etniche e le imposizioni gender in Grecia e per creare tensione da Atene ai danni della Germania.
La notizia è passata sotto silenzio.
Al contrario, le azioni sobillatrici di Soros in Ucraìna hanno avuto tutti i riflettori accesi addosso. Perché? Non perché il miliardario abbia richiesto l'una o l'altra cosa, ma in quanto, il cervello pietrificato nella logica binaria del falso antagonismo, i più scelgono spiegazioni semplici e tranquillizzanti che sono però quantomai inesatte e fuorvianti.
Una mala fede accomodante
Nella crisi ucraìna tutto quello che negava l'antagonismo buoni-cattivi e mostrava invece l'esistenza di una pura e semplice tensione diretta uniformemente dall'alto e perfettamente spalmata nei due campi, è stato sottaciuto. Se lì da una parte c'erano occidentali che inneggiavano allo scontro, non si faceva notare che ce n'erano altrettanti che puntavano alla pace e alla cooperazione; se a Kiev si accendevano gli odi, si fingeva di non accorgersi che lo stesso accadeva dalla parte russa (o viceversa). Facendo l'equazione occidente – ebraismo, in molti hanno esaltato la presenza di sobillatori israeliti in Ucraìna senza notare che altri oligarchi soffiavano sul fuoco dalla parte opposta, né che gli israeliani si erano schierati militarmente con Mosca.
Nulla di diverso è accaduto nei riguardi di Syriza cui sono state attribuite tutte le velleità più fantasiose: dall'anticapitalismo alla vocazione a spaccare la Nato.
Piuttosto che dare una risposta tridimensionale, dinamica e profonda, i più si sono aggrappati a uno schema binario, piatto, che i fatti negavano, ma, pur di restarvi abbarbicati, hanno preferito a loro volta negare i fatti e recitare – così come vuole il Grande Fratello – un antagonismo da fiction e da gioco di ruolo, esistente solo nelle rappresentazioni sceniche di chi non sa o non vuole usare l'intelligenza.
Questo schema binario è da abbandonare del tutto perché conduce fuori strada e invita a danzare in ogni caso come vuole Mangiafuoco: che tu scelga di fare il ballo identificandoti in Arlecchino o in Pulcinella non cambia nulla, sempre burattino rimani.
Usiamolo il cervello!
Dobbiamo assumerne un altro di schema, molto più ricco e profondo.
Partiamo dal fatto che il cosiddetto sistema è formato da un insieme di squilibri ma che al centro della casta/classe dominante illuminata si lavora, sagacemente, per mantenere unità nell'asimmetria. Nulla stabilizza e arricchisce quella superoligarchia quanto l'instabilità pilotata. Tutto si basa quindi sulla strategia della tensione che a sua volta si fonda su che cosa? Semplicemente sulla contrapposizione di tutte le forze che hanno una motivazione e delle ragioni. Rossi contro neri, uguale russi contro ucraìni, uguale greci contro tedeschi.
C'è un'unità programmatica nelle tensioni oggi in atto in Africa, nel Vicino Oriente, nel Mediterraneo e a Est e a farne le spese ultime sono le etnie e le culture che formano la civiltà europea che non si rialzerà mai se continua a bersi lo schema binario e duale.
Riprendiamo il paradigma greco-ucraìno: Tsipras è uguale a Poroshenko, è tale quale: i loro ruoli sono identici. Più slavo, il secondo lo svolge in maniera più cupa del saltimbanco di Atene, ma per il resto nulla cambia. Sono stati chiamati a portare tensione per facilitare la strategia Wasp, e non c'è, in ciò, nulla di occulto: i loro padroni se ne vantano alla luce del sole.
Questo cosa significa allora? Che gli ucraìni e i greci hanno torto e che i russi e i tedeschi hanno ragione? Che i primi debbono subire il revanscismo neosovietico e i secondi piegarsi all'austerity pur di non incrinare equilibri tutto sommato migliori di quelli che vanno prospettandosi?
Certamente no: ucraìni e greci hanno ragioni profonde nella loro reazione – anche se sommate a torti oggettivi – così come russi e tedeschi nei due scenari hanno torti indiscutibili e devono rifletterci bene.
Che la strategia della tensione di Soros & Co. punti a spaccare l'intesa germano-russa e con questa il nostro futuro, è certo. Che questo non possa farci tifare contro la dignità e la libertà dei popoli chiamati in causa nelle rispettive frizioni con russi e tedeschi è non meno vero.
Con i “maledetti”
Così, esattamente come durante la crisi ucraìna dicevo che si dovesse sostenere Pravy Sektor e specialmente il Battaglione Azov, ma sempre puntando alla pacificazione a est e che si dovesse farlo soprattutto contro il governo di Kiev, ora dico che si deve sostenere Alba Dorata, puntando a una pacificazione con la Germania e soprattutto contro il governo di Atene.
Non sono posizioni tanto fantasiose o peregrine, visto che, malgrado i sacrosanti e forti risentimenti che nutrono contro i russi, i primi, contro i tedeschi, i secondi, le loro prospettive future restano costruttive e considerato che entrambi i partiti hanno subito dai rispettivi governi una serie di carcerazioni per repressione politica e contano dei martiri assassinati dai loro compatrioti prezzolati dal governo.
Il primo nemico, lo sanno essi stessi, è interno; ma questo non li porta ad abbandonare la fierezza nazionale. E ci mancherebbe altro!
Quelle rivoluzioni spontanee
E' tempo di un'energica spinta nazionalrivoluzionaria e socialnazionale che parta proprio dalle periferie europee che i manipolatori hanno destabilizzato. Una volontà rivoluzionaria contro Proshenko e contro Tsipras, cioè contro Soros, Obma, l'Fmi e la City.
Mosca e Berlino vanno poste di fronte a nuove albe - a est e a sud - e vanno spinte a cooperare seriamente. L'Europa non è il nemico: è l'unica speranza, ma va rivoluzionata. Il germanocentrismo, che purtroppo non è poi così reale come ce lo spacciano, non va combattuto in sé, perché il futuro, come il passato, è possibile esclusivamente nell'asse ghibellino e perché la Germania è la sola potenza che aggiunge oggi all'unità finanziaria che domina il cuore freddo di Bruxelles una logica industriale e di capitalismo sociale e partecipato. Che a me non basta, sia chiaro, ma che è proprio quello di cui cianciano i buffoni che l'attaccano per conto della City e di Wall Street e che sono invece paladini del liberismo sfrenato con un fardello assistenzialista parassitario spacciato ignobilmente per stato sociale. Burattini e parassiti che, proprio in nome di “maggior democrazia e maggiore sviluppo” si prestano a distruggere tutto quanto, proprio grazie alla Germania, in Europa non è esclusivamente un soffio di Draghi.
Che rimbombi!
Che le rivoluzioni che sono nate spontaneamente all'interno delle sovversioni manipolate dall'alto, crescano dunque e progrediscano! Servono fari, avanguardie di uomini liberi e in piedi, per rivitalizzare i popoli e fare così l'Europa Nazione, senza più sbagliarsi di nemico. Assicurando continuità alla stirpe che altrimenti è finita.
Che si senta evocare ovunque, come in un'eco che si riproduce e rimbomba dalle Termopili a Leopoli, dal Bosco di Nemi alla Foresta Nera, la lingua comune europea, perché nell'etimo, nell'origine, nel dna, essa è la stessa e lo è anche nello spirito:
Molon Labé!
Vergesset uns nicht!
Me ne frego!