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7 settembre 2015

 

Immigrazione e austerità: basta collegare…

di Bridget Anderson

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Ci sono stati due grossi cambiamenti nel dibattito pubblico britannico  nei mesi scorsi. Il primo è lo scontento crescente per le politiche di austerità, evidente soprattutto nell’ascesa sorprendente di Jeremy Corbing. Il secondo è l’ondata popolare di appoggio per i migranti. Chi avrebbe previsto, pochi mesi fa, dimostrazioni che proclamano: “I profughi sono i benvenuti qui” ? E ’essenziale che  colleghiamo le due cose: le politiche anti-austerità devono comprendere i diritti dei migranti, e l’appoggio ai profughi deve essere esteso a coloro che sono emarginati dai tagli ai sussidi. Se non facciamo questi collegamenti, entrambi i movimenti saranno fatalmente indeboliti.

E’ normale che i politici di tutti i partiti  declamino riferimenti standard agli Ugonotti e agli Ebrei e alla storia orgogliosa che ha la Gran Bretagna di accoglienza ai profughi come preludio all’introduzione di leggi sempre più dure per l’immigrazione e l’asilo politico. Confrontate con le morti, la violenza, l’infelicità ai confini d’Europa, e al porto di Calais, queste dichiarazioni suonano sempre più vuote. Il governo ha chiaramente riconosciuto la forza del sentimento pubblico. David Cameron ha promesso di accettare altri rifugiati dai campi dell’UNHCR in Siria. Molte autorità locali sono disponibili ad appoggiare questa iniziativa, ma stanno chiedendo altro denaro per finanziare case,  scuole  di altri servizi locali che questa richiederà. Le autorità locali, come sappiamo, sono in estrema difficoltà.

Abbiamo visto tagli drastici a tutto campo nell’offerta di assistenza sanitaria, di biblioteche e di strutture per il tempo libero, di manutenzione delle infrastrutture, di centri comunitari e di altri servizi. Abbiamo visto anche un drammatico aumento della povertà per le persone che vivono nel Regno Unito. La “bedroom tax” (‘riduzione dei benefici per l’alloggio concesso a un richiedente che risulta avere più stanze da letto di quelle necessarie per il numero di persone nella famiglia’;

da: http://cortmic.myblog.it/parole-inglesi-2013/,

e il limite all’ammontare dei benefici hanno colpito i residenti britannici più vulnerabili: ci dicono che è il prezzo necessario per riequilibrare il bilancio.

George Osborne ha proposto di dirottare  il denaro del bilancio degli aiuti stranieri per coprire i costi per un anno. Ma come sarà accolta questa proposta dalle centinaia di migliaia di persone che a cui sono stati sospesi o limitati i sussidi, che fanno “sofa surfing” (fare surf sui divani), cioè che fanno scambio di ospitalità https://it.wikipedia.org/wiki/CouchSurfing,

che lottano per salario minimo, o che dipendono dai working tax credit  (sussidi statali per lavoratori con un reddito basso) che sono destinati a scomparire presto. Oppure dalle persone sulle liste per avere le case o che vanno alle banche del cibo e che vedono che i siriani sono assisti e loro no? Se dobbiamo evitare una competizione tra gruppi emarginati e poveri dobbiamo sostenere la tesi che servizi migliori per i Siriani devono voler dire servizi migliori per tutti. Se no facciamo questo collegamento, e le richieste politiche connesse,  lo farà la Destra.

Questa è la sfida, ma è anche un’occasione d affrontare la paura elementare – non ce ne è abbastanza in giro – che sta dietro all’accettazione dell’austerità e alla paura dell’immigrazione. Si deve  sostenere la tesi che il problema per i britannici con salari bassi e per i disoccupati non sono i migranti (i poveri globali), ma la massiccia “estrazione” di profitti e di ricchezza, il che significa come ha scoperto un rapporto della Oxfam, che nel Regno Unito ci sono 5 famiglie che hanno più ricchezza di 12,8 di residenti britannici. Per i sostenitori dei profughi questo ci toglie  il terreno delle risposte umanitarie e delle richieste che sosteniamo per gli interessi comuni invece che per i casi speciali. E c’è un importante punto di partenza. Infatti, nell’ondata di compassione per i rifugiati siriani, quello che si è dimenticata è la produzione intenzionale di un ‘ambiente ostile’ per chi cerca asilo politico e per i migranti senza documenti all’interno del Regno Unito, che è iniziato con la ricerca da parte del governo di ‘finti richiedenti asilo politico’ e a cui è stato permesso di guadagnare slancio con pochissime critiche del pubblico. Abbiamo bisogno di riflessioni audaci   e di nuovi paradigmi, e fare un collegamento tra le azioni anti-austerità e il sostegno ai migranti è un primo passo.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znet/article/immigration-and-austerity-only-connect…