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Giovedì, 24 Settembre 2015

 

Xi, Obama e la diffidenza tra Cina e Usa

di Simone Pieranni

 

Xi Jinping rispetto ai passati e recenti leader cinesi, è parso più informale, più colloquiale con la sua controparte americana. Ha citato House of Cards, Hemingway e il mojito, ma sembra non riuscire a fare breccia in questa amministrazione americana di Obama. Secondo alcuni è perché la sua teoria di una “nuova relazione tra le grandi potenze” non può essere in alcun modo digerita da Washington. Stasera cena con Obama, tra cyber attacchi ed equilibri politici internazionali (e i tanti affari che Xi spera di chiudere con la controparte americana).

 

La durissima campagna anti-corruzione lanciata dalla nuova leadership cinese non è una lotta politica alla «House of Cards»; si tratta di una frase detta a Seattle durante un pranzo con molti politici e businessmen dal presidente Xi Jinping. «Recentemente abbiamo attaccato la corruzione, ed abbiamo preso sia le tigri che le mosche», ha detto il presidente cinese, sintetizzando con questa immagine il fatto che sono finiti in manette sia funzionari di basso livello che esponenti di punta della passata leadership. 

«Ma questo è in linea sulle richieste che vengono dal popolo, non è lotta politica alla House of Cards», ha aggiunto Xi. Secondo quanto riportato dalle agenzie, questa frase avrebbe provocato le risate della platea di 700 esponenti del mondo della politica e dell'economia che hanno partecipato alla cena di Seattle (tra gli ospiti del ricevimento, organizzato dal National Committee on US-China Relations e dal US-China Business Council, l'ex segretario di Stato Henry Kissinger, l'ex segretario al Tesoro Henry Paulson, Bill e Melinda Gates e decine di Ceo di società leader americane).

 

«Se non risolviamo il problema che esiste, il popolo non si fiderà di noi - ha aggiunto - così per governare il Paese dobbiamo mostrare di governare il partito, ed in modo severo»

 

Ma chi non si fida di Xi, oltre ai suoi problemi interni, sembra essere proprio l'amministrazione americana di Obama. Nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina ha detto Xi, «vogliamo vedere più comprensione e fiducia, meno distanza e sospetti, per poter evitare incomprensioni ed errori di calcolo».

Per migliorare la cooperazione su tutti i fronti, compreso il tema scottante dei cyber attacchi, Washington e Pechino devono «comprendere in modo corretto le reciproche intenzioni strategiche» e «mantenere la giusta direzione» nelle relazioni bilaterali.

Come aveva fatto nelle interviste di preparazione al viaggio, Xi ha ribadito l'estraneità del governo agli attacchi informatici, affermando che non parteciperebbe «mai» ad azioni contro gli interessi commerciali o nazionali. 

Nel discorso di Seattle, come nell'intervista (scritta) consegnata dallo staff al Wall Street Journal precedente al suo arrivo negli States, Xi ha fatto riferimento anche al recente crollo nella borsa cinese, difendendo l'intervento del governo come necessario «per evitare un'ondata di panico» e affermando che l'economia cinese continuava comunque a funzionare al passo giusto.

È poi intervenuta Penny Pritzker, segretario al Commercio Usa, che, rivolgendo il benvenuto negli Stati Uniti a Xi da parte del presidente Barack Obama, che riceverà il presidente cinese oggi alla Casa Bianca, e ha comunque ribadito le preoccupazioni americane riguardo alla trasparenza, la tutela del copyright e le regole imposte da Pechino alle società informatiche. «Noi ci aspettiamo di aver discussioni aperte e costruttive su queste questioni nei prossimi giorni - ha detto - ed è assolutamente nel nostro reciproco interesse di risolverle».

Questo quanto trapelato dagli incontri ufficiali, ma i media americani più attenti al gigante cinese (ad esempio il New York Times e Foreign Policy) hanno sottolineato una difficoltà netta da parte degli States a rapportarsi con Xi, che sembra sempre molto disponibile, ma che poi si rivela spesso “nazionalista” più di quanto tutti si aspettassero.

Oltre al fatto di un'amministrazione che procede verso la fine del suo mandato, in questi tre anni Obama pare non sia riuscito a “capire” il leader cinese. Ecco perché dunque, al di là delle serate di gala e delle grandi parole, tra i due rimane una diffidenza di fondo.

Anche perché Xi Jinping tra interviste e interventi ha parlato un po' di tutto, tranne di quanto forse sta più a cuore alla Cina: la situazione nel Pacifico e la sua forte presenza su territori marittimi contesi da mezza Asia. 

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