Fonte: www.strategic-culture.org
Giovedì, 03 settembre 2015
La guerra finanziario/valutaria di washington alla Cina:
declino del dollaro e ascesa dello yuan
di Mahdi Darius Nazemroaya
Traduzione di Skoncertata63
I cinesi si apprestano a battere il monopolio del dollaro USA. Hanno ridotto il volume dei loro Buoni del Tesoro statunitensi, incrementato le loro riserve auree e proceduto nell’apertura di banche regionali che distribuiscono la loro valuta nazionale. Questo gli consentirà un più facile accesso ai mercati dei capitali e uno scudo contro le manipolazioni finanziarie di Washington e di Wall Street.
Inoltre, Washington non si aspettava che la Cina scaricasse i buoni del Tesoro Usa. Invece di tutta questa isterìa intorno all’economia cinese, “l’attenzione degli investitori dovrebbe essere rivolta all’imminente crollo del dollaro” dice un economista americano, Peter Schiff. Schiff è uno dei tanti economisti che ritengono che tutti gli attuali discorsi sulla vacillante economia cinese siano esagerati e in malafede.
La guerra americana contro la “Comunità del Destino”.
Mentre Cina e Russia continuano ad alterare l’architettura finanziaria mondiale, il dollaro USA va sempre più neutralizzandosi come arma preferita da Washington. Allo stesso tempo, viene messo in discussione anche il sistema monopolistico di Bretton Woods adottato da Washington, costituito da FMI (Fondo monetario internazionale) e Banca Mondiale. Pur non rappresentando ancora una valida alternativa all’economia neoliberista, la nuova Banca di Sviluppo dei BRICS (NDB) e la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) stanno sfidando il Bretton Woods con una struttura finanziaria rivale.
L'impero statunitense è pienamente cosciente delle mosse fatte per stabilire un ordine finanziario rivale. I politici a Washington, il Pentagono e Wall Street hanno tutti assistito con preoccupazione allo svolgersi nella città russa di Ufa del duplice vertice dei BRICS e della Shanghai Cooperation Organization. Fino a quel momento, avevano condotto una guerra di propaganda energetica, finanziaria e valutaria contro la Federazione Russa. Dopo Ufa, hanno esteso il conflitto economico/finanziario anche alla Cina. Le banche e i governi dell’Unione Europea avevano preso in considerazione l’ipotesi dell’ uso della moneta nazionale cinese, il renminbi / yuan, come valuta di riserva, incoraggiati dalle attrattive di stabilità di questa valuta.
E’ questo che ha preoccupato Washington e Wall Street, inducendoli ad estendere le ostilità finanziarie dalla Russia alla Cina.Utilizzando la speculazione come arma psicologica e di manipolazione del mercato, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco finanziario ai cinesi, nel tentativo di affondare il mercato azionario cinese e far vacillare la fiducia degli investitori nella sua economia e nelle sue riserve. Pechino, tuttavia, ha reagito applicando rapidamente dei controlli sui prelievi sugli investimenti. Questo ha impedito la prevedibile valanga di svendite di titoli e ha disinnescato la bomba finanziaria piazzata dagli Stati Uniti. Mentre saliva il prezzo dello yuan, Pechino ha dato il via all’allentamento monetario per far svalutare la propria valuta nazionale allo scopo di mantenere il livello delle sue esportazioni. A quel punto il Congresso degli Stati Uniti e la Casa Bianca hanno iniziato a fare la voce grossa. Hanno accusato i cinesi di manipolazioni finanziarie e hanno intimato a Pechino di non applicare alcun ritocco valutario al renminbi. Quello che aveva in mente Washington era di lasciar salire il valore del renminbi, cosa che avrebbe finito con il distruggere l’economia e il mercato cinesi.
Il dragone colpisce ancora: pechino liquida i buoni del tesoro U.S.A.
Dai una spinta alla Cina e stai sicuro che te le restituirà. L’introduzione delle nuove norme da parte di Pechino non ha arrestato il flusso di denaro (o, più esattamente, di renminbi/yuan). Le misure adottate dalla Cina hanno fatto tremare Wall Street e allertare Washington. Non appena le istituzioni finanziarie americane hanno tentato di intaccare la fiducia degli investitori in Cina attraverso tattiche psicologiche che suggerivano che l’economia cinese stesse rallentando e che il suo mercato stesse precipitando, Pechino ha reso noto di aver acquistato nel giro di un mese 600 tonnellate di oro e che la Banca Popolare Cinese si era appena sbarazzata di oltre 17 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Le riserve cinesi di valuta estera – fatta eccezione per quelle delle regioni a statuto speciale di Hong Kong e Macao – ammontavano a 3,7 trilioni di dollari (3.711.143 milioni) a maggio 2015. A giugno 2015 erano scese a 3,69 trilioni di dollari (3.693.838 milioni). (NOTA: I valori in milioni di dollari sono stati qui corretti da CdC, perchè incongruenti)
Il sito internet che si occupa dei mercati finanziari – Zero Hedge.com – e che aveva seguito questa evoluzione, ha reso noto quello che aveva scoperto: "Mettendo a confronto le variazioni nelle riserve valutare cinesi, il totale delle partecipazioni del Tesoro della Cina e il suo ‘anonimo’ agente finanziario offshore EuroClear (ovvero, il Belgio) diffuse dal TIC, abbiamo scoperto che persisteva quel rapporto drammatico che avevamo rilevato in maggio scorso, ovvero che l’intero ‘delta’ delle riserve cinesi di valuta estera riguardava i buoni del Tesoro USA”. Il punto principale qui era che i buoni del Tesoro USA cinesi “sono stati oggetto di vendite concitate dell’ordine di $ 107.000.000.000 di fatturato del Tesoro fino ad oggi nel 2015”. Seguendo le operazioni finanziarie della Cina in Belgio, Zero Hedge aveva calcolato che Pechino si era alleggerita di 143 miliardi di dollari nel giro di tre mesi. E pochi mesi dopo, in agosto, la Cina ha scaricato altri 100 miliardi di dollari di buoni del Tesoro americani nel giro di sole due settimane.
Il giorno dopo, il 27 agosto, Bloomberg ha confermato quello che Zero Hedge aveva rilevato. "La Banca Popolare della Cina sta vendendo dollari e acquistando yuan per sostenere il tasso di cambio, una politica che ha prodotto un calo di $ 315.000.000.000 nelle sue riserve valutarie nel corso degli ultimi dodici mesi. Il totale delle riserve di 3,65 trilioni di dollari, subirà ulteriori contrazioni nel corso del 2015 dell’ordine di 40 miliardi di dollari al mese, secondo una stima prodotta da un’indagine di Bloomberg.”
Mentre Bloomberg ha sottolineato che i cinesi stanno usando i dollari per acquistare la propria valuta nazionale, ha anche menzionato casualmente: “In modo strategico, molto probabilmente la Cina ha atteso il momento giusto per alleggerirsi del suo eccessivo accumulo di titoli del Tesoro USA”, citando un economista di Reorient Financial Markets Limited di Hong Kong.
Il renminbi cinese eclissa il dollaro
Wall Street dovrebbe preoccuparsi dei problemi economici interni degli Stati Uniti invece di cercare di danneggiare la Cina. Il discorso sul rallentamento dell'economia cinese è in gran parte una distrazione. Si distoglie l’attenzione dal declino degli USA e ci si concentra sulle intenzioni di Washington e di Wall Street di controllare Pechino. Ma i cinesi, imperturbabili, vanno avanti.
Nell'aprile 2015 Pechino ha designato il Qatar come sua prima camera di compensazione del renminbi sui mercati valutari della regione del Medio Oriente e dell’Africa Settentrionale. Il nome di questa ‘camera’ è il Qatar Renminbi Centre. Aggirerà le strutture finanziarie statunitensi e consentirà alla Repubblica Popolare Cinese un più ampio accesso al petrolio e al gas del Medio Oriente. A dispetto dei desideri di Wall Street e di Washington, l’Ordine Mondiale della Seta sta andando avanti.
Link: http://www.strategic-culture.org/news/2015/08/30/washington-financial-currency-war-china-eclipsing-us-dollar-yuan.html
30.08.2015