Indian Punchline
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17 gennaio 2015

Ucraina: l’usura della diplomazia coercitiva
di MK Bhadrakumar

La cattura dell’aeroporto città di Donetsk da parte dei separatisti dell’Ucraina orientale, potrebbe rivelarsi ‘cruciale’ nel conflitto. L’aeroporto non è strategicamente importante, ma la sua perdita testimonia il sopravvento militare dei separatisti che non può che indebolire il morale delle forze ucraine ed erodere la credibilità del governo filo-occidentale a Kiev. I vari significati verranno letti nelle conseguenze. Tuttavia, al centro di tutto resta la portata di un possibile coinvolgimento russo e, in caso affermativo, quali potrebbero essere le intenzioni della Russia? I ministri degli Esteri dell’Unione europea (UE) s’incontreranno per discutere sulle relazioni con la Russia. L’Unione europea è divisa su come trattare con la Russia, e vi è l’idea che l’ultima offensiva in Ucraina orientale sia una tattica di Mosca per costringere l’Unione europea, la Germania, in particolare, a togliere le sanzioni. Il capo della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini ha detto al Parlamento europeo che l’UE deve discutere come “pensare a ripristinare, in parte, opzioni e strumenti per la cooperazione su Stato di diritto e magistratura con la Russia“. In termini diplomatici e politici, gli sviluppi in Ucraina orientale lancerebbero la palla nell’area europea. A dire il vero, Kiev non ha il peso militare per riconquistare il territorio perduto in Ucraina orientale, e le forze governative possono anche avere difficoltà a mantenere la prima linea contro l’offensiva globale dei ribelli (che dovrebbe accadere.) Dall’altra parte, le forze ribelli hanno aumentato le capacità militari, grazie alla relativa tregua sul campo di battaglia dei mesi più recenti. Se i ribelli proseguiranno l’offensiva (che appare improbabile per ora), potrebbero assestare un colpo mortale al prestigio del governo di Kiev e addirittura destabilizzarlo. Chiaramente, l’UE si trova tra l’incudine e il martello. Una possibilità sarà alleggerire le sanzioni alla Russia e ottenere che Mosca spinga i ribelli al tavolo dei negoziati. Ma Germania (e Stati Uniti) dovranno farvi appello. L’alternativa sarebbe inasprire le sanzioni alla Russia e seguire un percorso conflittuale, ma irto dei gravi pericoli di un focolaio di guerra in Europa, dato che Mosca ha dimostrato, in modo inequivocabile, che le sanzioni non la costringeranno a reimpostare il proprio indirizzo, mentre gli interessi nazionali vitali sono in gioco. In ultima analisi, la Russia trova inaccettabile l’attuale situazione di stallo politico-militare, mentre assicura l’economia dell’enclave separatista del Donbas (staccata da Kiev e che non riveste particolare valore strategico per Mosca), mentre l’occidente promuove la deriva filo-occidentale dell’Ucraina, mostra chiari segni dell’allentamento delle sanzioni contro la Russia nel prossimo futuro, e allo stesso tempo, gli Stati Uniti usano l’alibi di “una leadership russa sempre più assertiva” per aumentare la presenza militare in Europa orientale e Stati baltici, più vicina ai confini russi che in qualsiasi momento del post-guerra fredda.
In sintesi, ciò che accade è lo spettacolo incredibilmente complesso della diplomazia coercitiva. Il ‘conflitto congelato’ in Ucraina non va bene alla Russia, e Mosca chiede una soluzione globale per porre fine alla crisi. Questa è la linea di fondo. Nel frattempo, Mosca si aspetta che le voci più sobrie nell’UE prevalgano eliminando le sanzioni e portando tutte le parti al tavolo dei negoziati. Se l’occidente non smantella senza precondizioni le sanzioni, la Russia non avrà altra scelta che ricorrere alla “politica con altri mezzi”. Ovviamente, Mosca ha anticipato gli sviluppi in Ucraina orientale. Il Presidente Vladimir Putin ha diretto una riunione del potente Consiglio di sicurezza a Mosca riguardante gli ultimi sviluppi in Ucraina orientale, alludendo, ancora una volta, che un vertice in ‘stile Normandia’ è altamente auspicabile. Mosca spera che, ora che i separatisti dimostrano ancora una volta di avere il sopravvento sul campo di battaglia, l’occidente sia più incline a negoziare.

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