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15/12/2015
Eurasia da Minsk a Manila
di Andrew Korybko
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Il Primo ministro Dmitrij Medvedev su suggerimento del Presidente Putin ha formalmente proposto un grande partenariato economico multilaterale nel suo viaggio in Cina. La Russia storicamente è nota per pensare in grande, quindi la proposta del Presidente del Consiglio è totalmente in linea con la cultura politica del Paese. Mentre nella città cinese di Zhengzhou partecipava al Consiglio dei Capi di Governo della SCO, Medvedev ha ambiziosamente dichiarato che: “La Russia propone di avviare consultazioni con Unione economica eurasiatica e Shanghai Cooperation Organization, comprendenti gli Stati riuniti nell’alleanza e i Paesi dell’Associazione delle nazioni asiatiche sudorientali, per creare un partenariato economico basato sui principi di uguaglianza e mutuo interesse“. Il suggerimento corrisponde a ciò che ha detto il Presidente Putin nell’indirizzo del 3 dicembre all’Assemblea federale, annunciando che: “Propongo consultazioni, in collaborazione con i nostri colleghi dell’Unione economica eurasiatica, dei membri della SCO e dell’ASEAN, nonché con gli Stati che aderiranno alla SCO, per la possibile formazione di un partenariato economico“. In un batter d’occhio, in un momento in cui i media mainstream occidentali abbaiano sulla presunta mancanza di opportunità economiche e l'”isolamento” della Russia, Mosca propone un ampio partenariato economico mondiale, sorprendendo completamente l’occidente.
Da Minsk a Manila
L’idea della Russia è molto simile al concetto della famosa battuta di Charles de Gaulle sull’Europa “da Lisbona a Vladivostok“. Tenendo conto delle attuali realtà geopolitiche, probabilmente sintomo delle nuove tendenze a lungo termine, Putin ha aggiornato la visione multipolare dell’ex-leader francese, essenzialmente parlando di un’“Eurasia da Minsk a Manila”. Questa reiterazione rappresentata dalla più occidentale e dalla più meridionale delle capitali del partenariato economico multilaterale proposto, è un modo preciso di descrivere i confini del vasto spazio continentale. Rivediamo l’adesione di ogni organizzazione che farebbe parte di ciò che diverrebbe la Grande zona di libero scambio eurasiatica (GEFTA):
Unione economica eurasiatica:
Questa organizzazione nascente riunisce le economie di Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e si estende su gran parte dell’ex-Unione Sovietica. Mentre è ancora agli inizi, gli aderenti lavorano duramente per coordinare lo spazio economico comune e standardizzare le procedure giuridiche collegate. A differenza dell’Unione europea cui viene confrontata spesso e in modo fuorviante, non vi è alcuna componente politica nel blocco essendo strettamente un gruppo economico che si concentra sull’equo interesse comune.
SCO:
Originariamente nota “Shanghai Five” creata nel 1996 riunendo le cinque repubbliche ex-sovietiche confinanti con la Cina, s’è guadagnata il nome attuale dall’inclusione dell’Uzbekistan nel 2001. L’organizzazione è ora una piattaforma di cooperazione multisettoriale che va oltre lo spazio ex-sovietico-cinese. India e Pakistan aderiscono all’organizzazione, mentre Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia hanno lo status di osservatori.
ASEAN:
La più antica delle tre organizzazioni, creata nel 1967 per riunire gli Stati del Sudest asiatico a tutti gli effetti. I membri fondatori furono Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia, ma il gruppo successivamente incorporò Brunei nel 1984, Vietnam nel 1995, Laos e Myanmar nel 1997, e infine Cambogia nel 1999. Fin dall’espansione pan-regionale, il blocco è stato una delle regioni dalla maggior crescita del mondo, e i suoi membri hanno proclamato la Comunità economica dell’ASEAN (AEC) a fine novembre, al fine di rafforzare gli sforzi per l’integrazione.
Intrecci d’interessi
La GEFTA è un suggerimento molto intelligente che cerca di trarre vantaggio dagli interessi economici che s’intersecano dei propri partner. Allo stato attuale, ecco come la disposizione macroeconomica appare:
Vigenti:
India-ASEAN FTA
Cina-ASEAN FTA
Cina-Pakistan FTA
Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale (SAARC, accordo di libero scambio dall’Afghanistan al Bangladesh)
Proposti:
Unione Eurasiatica-ASEAN FTA
Unione Eurasiatica-Cina FTA
SCO-FTA
Unione Eurasiatica-India accordo di libero scambio
Unione Eurasiatica-Iran FTA
India-Iran FTA
Le sfide che ci attendono
La GEFTA è una visione a lungo termine che probabilmente richiederà del tempo per realizzarsi, ma nel frattempo ci sono due grandi sfide che ne ostacolano la piena attuazione: i sospetti dell’India sulla Cina e il TPP degli Stati Uniti:
I problemi dell’India:
Non è un segreto che India e Cina sono concorrenti amichevoli, ma potrebbe essere più adatto descriverle rivali geopolitici a questo punto. Mentre pubblicamente vanno d’accordo nelle grandi istituzioni multilaterali come AIIB, BRICS e SCO, non andrebbe meglio nelle relazioni bilaterali indirette. Hanno legami reciproci tiepidi, e i rapporti indiretti sono molto più freddi nelle loro politiche con Stati terzi. Ad esempio, India e Cina sono in forte concorrenza per l’influenza sul Nepal in questo momento, nonostante lo neghino pubblicamente, aggravando il dilemma della sicurezza per ciascuna di esse. Inoltre, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha appena compiuto una visita storica in India, annunciando che il Giappone contribuirà a costruire il primo progetto ferroviario ad alta velocità dell’India, condividere i segreti militari e vendere equipaggiamenti relativi, e aiutare l’India nell’energia nucleare. Basti dire, l’India non è troppo amichevole verso la Cina, e nel caso della GEFTA Nuova Delhi sarebbe comprensibilmente riluttante a collaborare con Pechino se non vi vedrà alcun vantaggio tangibile. In riferimento alla seconda sezione della lista, l’India potrebbe entrare in rapporti di libero scambio (o lo è già) con tutti i membri proposti della GEFTA, ad eccezione di Cina, Mongolia e Uzbekistan, e potrebbe non vedere Ulanbatar e Tashkent come adeguata compensazione economica per accettare l’accordo multilaterale con la Cina. Dal punto di vista dell’India, i suoi leader potrebbero invece decidere di siglare accordi commerciali bilaterali invece di uno grande che includa la Cina.
TPP:
Svolgendo il ruolo di decisore finale, gli Stati Uniti sostengono il TPP in parte perché sanno che così potrebbero disturbare qualsiasi negoziato di libero scambio indipendente tra ASEAN e i potenziali partner dell’Unione Eurasiatica. Mentre solo alcuni membri del gruppo faranno ufficialmente parte del prossimo accordo (Brunei, Malesia, Singapore e Vietnam), il presidente indonesiano Joko Widodo ha detto, a fine ottobre, che se il suo Paese intendesse aderire, sposterebbe decisamente il centro di gravità economico del blocco verso gli Stati Uniti. L’ASEAN ha ora avviato un intenso processo d’integrazione attraverso l’AEC, ed è prevedibile che con il tempo cercherà di standardizzare la miriade di accordi di libero scambio. Il problema sorge quando si considera che i precetti della ‘governance economica’ del TPP potrebbero ostacolare seriamente le politiche indipendenti di alcuni membri e metterli sotto il controllo di fatto di Stati Uniti e loro multinazionali. Nel caso in cui il TPP venga siglato, gli Stati firmatari dell’AEC diverranno soggetti istituzionalmente filo-statunitensi che rinuncerebbero legalmente al diritto ad una politica economica sovrana e al di fuori della supervisione di Washington. Considerando le tensioni geopolitiche da nuova guerra fredda tra mondo unipolare e mondo multipolare, è possibile che gli Stati Uniti possano utilizzare il TPP per influenzare l’AEC trovando un modo per rivedere l’accordo di libero scambio dell’ASEAN con la Cina (e del Vietnam con l’Unione eurasiatica) per il motivo che contraddicono una delle oltre 2 milioni di parole assurdamente contenute nel TPP. L’obiettivo degli Stati Uniti è allontanare l’ASEAN dalle influenze economiche esterne al controllo del Pentagono (ovviamente comprese Russia e Cina) e intrappolare le economie in rapida crescita in una rete di controllo USA-centrica.
Il verdetto:
Anche nella spiacevole situazione di non-partecipazione dell’India alla GEFTA e del successo degli Stati Uniti nell’uso del TPP per allontanare l’AEC da Cina e Russia, Mosca e Pechino potrebbero ancora scuotere le fondamenta economiche del vecchio ordine mondiale approfondendo gli scambi bilaterali, forse attraverso un accordo di libero scambio Unione Eurasiatica-Cina. La cooperazione multilaterale di India e ASEAN in questo contesto sarebbe di grande aiuto per lo sviluppo economico di una nuova Eurasia, ma non sono assolutamente necessarie, Russia e Cina possono ancora far valere la costruzione di una futura equa Eurasia anche da sole, se necessario.