Fonte: Russia-Insider.com

http://www.controinformazione.info/

01 Giugno 2015

 

Analista capo dell’intelligence russa esce allo scoperto

di Alexander Mercouris

Traduzione di Anacronista

 

L’anno scorso è stato l’anno in cui i capi dello spionaggio russo sono usciti dall’ombra. A novembre pubblicammo estratti di un’intervista concessa da Nikolai Patrushev, capo supremo dell’intero apparto di intelligence. (Vedi http: russia-insider.com en military politics ukraine opinion )

Qualche settimana fa il colonnello generale Igor Sergun, capo del Direttorato Principale d’Intelligence Militare (GRU) dello Stato Maggiore delle forze armate russe ha dato una breve intervista nella quale ha pubblicamente collegato gli USA al terrorismo jihadista. (Vedi: thesaker.is.the head of the GRU. accuses).

 

Ora è la volta del tenente generale Leonid Reshetnikov, direttore dell’Istituto Russo di Ricerca Strategica, il principale centro del governo russo per l’analisi della politica estera.

Che la Russia possegga un centro che si occupa di analisi di politica estera per il governo, e che questo sia connesso alla principale agenzia di intelligence per l’estero del paese, la SVR, non sorprenderà nessuno. Sia gli USA che la Gran Bretagna possiedono centri analoghi; negli USA è la Rand Corporation, in Gran Bretagna il Royal Institute of International Affairs (detto “Chatham House”). L’istituto russo sembra svolgere funzioni analoghe. Tuttavia, fino a tempi recenti la sua esistenza era stata mantenuta segreta. Di conseguenza ne sappiamo molto poco, sebbene pare che esso sia stato istituito nel 1992 e impieghi 200 analisti.

E’ interessante notare che, nella struttura russa di potere, la persona alla quale Reshetnikov risponde risulta essere Sergei Ivanov, il capo di stato maggiore di Putin, anch’egli con una formazione di analista d’intelligence, e del cui background e ruolo nella politica russa abbiamo discusso recentemente.

Che cosa precisamente abbia persuaso Reshetnikov ad uscire allo scoperto, non sappiamo. Possiamo però presumere che sia stato un articolo pubblicato a gennaio di quest’anno dalla neo-conservatrice Jamestown Foundation. Questa aveva accusato l’istituto russo di aver promosso l’invasione russa dell’Ucraina ancor prima del golpe di Maidan, e di stare attualmente organizzando il rovesciamento del presidente bielorusso Lukashenko.

In questa intervista Reshetnikov non si riferisce specificamente all’articolo della Jamestown Foundation, ma lo confuta indirettamente mettendo bene in chiaro la sua posizione contro un intervento militare russo in Ucraina sudorientale a supporto delle milizie del Donbass.

Egli afferma che prima del golpe di Maidan l’istituto raccomandava l’istituzione di organizzazioni non governative filorusse per contrastare la diffusione della russofobia in Ucraina. Ovvero un classico approccio “soft power” mutuato apertamente dalla pratica statunitense, certo molto diverso da un’invasione.

Mentre Reshetnikov non cita nello specifico l’accusa secondo la quale l’istituto perseguirebbe la deposizione di Lukashenko, egli afferma apertamente che, a differenza della CIA, le agenzie di intelligence russe non intraprendono sovversioni o uccisioni extra-giudiziali.

La parte più interessante dell’intervista riguarda tuttavia i commenti di Reshetnikov circa l’Ucraina. Egli mette bene in chiaro che considera il golpe di Maidan un gioco geopolitico degli USA, mirato alla Russia.

Egli crede anche che non è possibile che le due repubbliche popolari [del Donbass] tornino pacificamente a far parte dell’Ucraina. La proposta di federalizzazione, almeno nella forma definita nella primavera del 2014, non è più ottenibile. Perfino una soluzione che preveda la conferazione, come attualmente proposto, potrebbe essere solo temporanea, perché gli abitanti delle due repubbliche popolari “non vogliono più essere ucraini”.

Reshetnikov conferma la tesi più volte sostenuta da Russia Insider, e cioè che Kiev si oppone pervicacemente a ogni soluzione federale e vuole soltanto uno stato unitario, l’unico modo per raggiungere i suoi obiettivi ideologici. Reshetnikov afferma che questo è anche l’obiettivo dei falchi di Washington. Egli parla in termini vividi di basi militari statunitensi puntate contro la Russia in luoghi come Lugansk e Kharkov, se i falchi di Washington dovessero ottenere i loro obiettivi. E visto che Kiev e gli oltranzisti di Washington premono ancora per una soluzione unitaria, Reshetnikov (come noi) si aspetta che quest’estate la guerra riprenda.

Forse il commento più interessante è la predizione sul futuro dell’Ucraina. Reshetnikov prevede il sorgere della resistenza all’attuale governo in tutto il paese, molto oltre il Donbass, e alla fine la disintegrazione o semi-disintegrazione del paese.

Un ex ufficiale d’intelligence una volta mi disse che occorre almeno un anno prima che si organizzi una resistenza contro un occupante o un governo autoritario. La cosa sorprendente è che in Ucraina orientale la resistenza si sia sviluppata così rapidamente. I resoconti che giungono dal paese lo avvalorano, e potrebbero anche confermare la previsione di Reshetnikov. Viene infatti riportata una crescente attività di resistenza in luoghi come Odessa e Kharkov. Le informazioni sono però frammentarie e il livello di tale resistenza pare per ora basso. Reshetnikov ha tuttavia accesso ai dati dell’intelligence russa, estremamente ben informata sulla situazione in Ucraina, perciò la sua previsione non dovrebbe essere sottovalutata.

Reshetnikov ha anche molto altro di interessante da dire riguardo questioni diverse dall’Ucraina. Egli descrive in termini molto allarmanti i metodi usati dagli USA per mantenere nella morsa l’Europa occidentale, che comprendono l’assassinio di politici dissidenti, nonostante non ne citi esempi precisi. Egli afferma chiaramente di non aspettarsi che l’Europa occidentale si svincoli dagli USA nel futuro prossimo. Condivide anche l’opinione comune in Russia che vede gli USA come sponsor principale del terrorismo jihadista militante. A tal proposito è molto preoccupato dalla crescita del jihadismo militante nel Caucaso settentrionale e in Asia centrale.

Tuttavia Reshetnikov è ottimista sul futuro della Russia, prevedendo che il paese avrà definitivamente completato la transizione dal passato sovietico entro i prossimi 5 o 6 anni. Prevede che la sua nuova identità recupererà i migliori elementi della Russia zarista e dell’epoca sovietica.

Egli vede la Russia schierata dal lato giusto della storia, parte della crescente resistenza internazionale ai tentativi occidentali di imporre un sistema unipolare centrato sugli USA. L’impressione che dà è quella di un paese decisamente sotto attacco ma che para i colpi, sta diventando più forte e più sicuro, capace di prendersi cura di se stesso e di fidarsi degli amici.