Originale: TeleSUR English

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17 marzo 2015

 

Il discorso del Capo della NATO Stoltenberg a Monaco

di Johannes Hautaviita

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Giovedì, il nuovo capo della  NATO, Jens Stoltenberg è andato in visita a Helsinki, invitato dal primo ministro della Finlandia, Alalexander Stubb. Noto per la sua esplicita posizione favorevole alla NATO, il mese scorso ha osservato che la Finlandia “non è neutrale, ma ha scelto valori occidentali.”

La NATO in effetti si presenta ora come una comunità che protegge “i valori occidentali’. Questi valori comprendono, con umiltà, “diritti umani e lo stato di diritto.”(Concetto strategico della NATO, 2010). Valori che ora vengono messi palesemente alla prova  dalla Russia di Vladimir Putin.

Alla fine del 2014, l’ex Segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen ha identificato  la Russia di Putin, insieme allo Stato Islamico, come  duplice minaccia

ai valori occidentali.” Un recente editoriale su The Economist  afferma che per Putin       “le istituzioni e i valori occidentali sono più minacciosi degli eserciti.”

Il mese scorso, in un discorso a una conferenza sulla sicurezza, tenutasi a Monaco, Stoltenberg ha osservato che l’anno 2014 “è stato un punto di svolta per la sicurezza europea e per l’ordine mondiale.”  Il punto di svolta, secondo Stoltenberg, è stato “il modello pericoloso del comportamento russo: annessioni, azioni aggressive e intimidazione” e il suo “totale disprezzo per la sovranità e l’integrità territoriale del paese [l’Ucraina].”

Il messaggio è piuttosto semplice: Putin è pericoloso, se non clinicamente malato squilibrato, e la NATO – “guardiana dell’ordine internazionale” (Stoltenberg) – è necessaria per difendere l’Europa e i ‘valori occidentali’ dalla minaccia della Russia.

A parte le azioni criminali russe in Ucraina, innegabili e condannabili quanto la NATO è all’altezza dei suoi valori così tanto pubblicizzati?

Tanto per cominciare, è interessante paragonare la reazione occidentale alla seconda guerra della Russia in Cecenia da una parte, e quella alle sue azioni in Ucraina dall’altra.

Durante la seconda guerra cecena – malgrado la prova dei crimini vergognosi       commessi durante la guerra russa e dei crimini contro l’umanità – Putin  è stato corteggiato dai  leader occidentali. Nel 2000, il ricercatore dell’Osservatorio per i diritti umani (HRW-Human Rights Watch), Peter Bouckaert, ha testimoniato davanti al Comitato del Senato per le relazioni estere che: “La campagna di bombardamenti ha trasformato molte parti della Cecenia in una terra desolata: perfino gli inviati di guerra di grandissima esperienza con i quali ho parlato, mi hanno detto di non avere  mai visto nella loro carriera nulla di simile alla  distruzione della capitale, Grozny.”

Ha continuato. “Invece di usare i suoi rapporti con la Russia per mettere  fine alle violenze in Cecenia, l’amministrazione Clinton si è concentrata sul consolidamento della sua relazione con il Presidente Provvisorio Putin, l’artefice primario della violenta campagna in Cecenia. Il Segretario di Stato americano, Madeleine Albright è andata a Mosca mentre le bombe stavano piovendo su Grozny, e ha scelto di incentrare le sue osservazioni sulle qualità del Presidente Provvisorio Putin come nuovo leader della Russia, piuttosto che sulla brutale guerra in Cecenia.”

Cinque anni dopo, nel 2005, l’ HRW ha concluso, per esempio, che “le scomparse forzate in Cecenia sono così diffuse e sistematiche, che costituiscono dei crimini contro l’umanità.” L’Associazione per i diritti umani, Memorial, ha calcolato in 75.000, il bilancio delle vittime delle due guerre messe insieme.

Ma a chi importa? O, come si è espresso Tony Blair: “La Cecenia non è il Kossovo”.

Per fare un paragone lo stesso Blair ha asserito che 2.000 persone erano state uccise in Kossovo tra l’estate del 1998 e l’attacco della NATO nel marzo 1999.

Forte sostenitore della guerra della NATO in Jugoslavia nel 1999, Blair aveva interesse a presentare la guerra come un caso di intervento umanitario.  La guerra della NATO contro la Jugoslavia, tuttavia, era illegale e ha causato l’aumento delle terribili atrocità in Kossovo. I bombardamenti della NATO hanno anche ucciso almeno 500 civili.

Indebolendo ulteriormente la causa della NATO  per scopi umanitari, i suoi membri non soltanto avevano fato finta di non vedere, ma hanno anche appoggiato la Turchia,  alleata della NATO nelle sue atrocità di massa contro i curdi nel corso degli anni’90.

Due anni dopo la Jugoslavia, gli Stati Uniti (in seguito con l’appoggio della NATO) si sono impegnati in un’altra guerra illegale contro l’Afghanistan, che, secondo l’Istituto Watson della Brown University per gli Studi Internazionali, ha causato la morte di 21.000 civili afgani. Questa è una già cosa orribile, ma la decisione di bombardare è stata presa con l’aspettativa  di conseguenze anche peggiori. L’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani di allora, Mary Robinson, ha implorato gli Stati Uniti di fermare i bombardamenti  per impedire un disastro umanitario di “stile Ruanda”. Ha avvertito che la guerra poteva avere come conseguenza che milioni di Afgani sarebbero morti di fame.

Non rifuggendo dall’autoesaltazione, Stoltenberg  ha salutato con entusiasmo  la storia della NATO di interventi militari, dicendo che: “Dobbiamo anche tenerci pronti ad agire oltre i nostri confini. Dai Balcani all’Afghanistan, la NATO ha guidato ampie e complesse coalizioni nelle condizioni più ardue. Questa è una capacità unica che dobbiamo conservare.”

Celebrare guerre illegali del passato come “una capacità unica che dobbiamo conservare”, proteggendo contemporaneamente lo stato di diritto: ecco a voi la NATO.

Tornando di nuovo al discorso di Stoltenberg a Monaco, ha osservato che: “Anche il Nord-Africa e il Medio Oriente sono in subbuglio. Gli stati stanno andando in pezzi   e il conflitto è ai nostri confini. L’estremismo sta alimentando una violenza barbarica in tutta le regione e ispira il terrorismo nelle nostre strade.”

Stoltenberg omette, tuttavia, il contesto essenziale. L’invasione americana dell’Iraq nel 2003 ha causato il crollo della società irachena, con conseguenze orribili. Secondo lo specialista di Medio Oriente, Graham Fuller: “Gli Stati Uniti non hanno pianificato la creazione dell’ ISIS, ma i suoi interventi distruttivi in Medio Oriente, e la guerra in Iraq, sono state le cause fondamentali della nascita dell’ISIS.”

Prima dell’invasione, il presidente George W. Bush ha detto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – l’organo centrale per il mantenimento della pace globale e della sicurezza in base alla legge internazionale – che dovrebbe autorizzare i piani di guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq o diventerebbe un “consesso inefficace, irrilevante e che serve soltanto a fare dibattiti.”

Passando alla Libia, “il bombardamento della NATO del 2011 ha distrutto lo stato – le istituzioni penosamente  fragili  che tenevano insieme questo arcipelago di città”, scrive Vijay Prashad, professore di Studi Internazionali al Trinity College di Hartford, Connecticut.  La situazione in via di deterioramento ha ora provocato la comparsa dell’ISISnel paese nordafricano.

Riferendosi a questi allarmanti sviluppi in Medio Oriente, Stoltenberg si chiede in modo retorico: “L’ordine internazionale è sull’orlo del collasso?” E risponde: “No, non fino a quando i guardiani dell’ordine internazionale [NATO] saranno pronti ad agire per difendere  le regole internazionali.”

 


La sfrontatezza è molto notevole.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: http://zcomm.org/znet/article/on-nato-chief-stoltenberg-s-speech-in-munic