http://www.notiziegeopolitiche.net Ritiro delle armi pesanti, amnistia e autonomie regionali: i 13 punti dell’accordo di Minsk Il vertice di Minsk, che ha messo attorno ad un tavolo il “Quartetto di Normandia”, l’Osce e i rappresentanti dei separatisti filorussi, ha prodotto un accordo che dovrebbe portare ad un cessate-il-fuoco, ma anche rappresentare una road map per risolvere definitivamente la questione ucraina. I lavori sono destinati a riprendere nei prossimi giorni, ma è certo che le 15 ore di trattative snervati a cui hanno preso parte i leader del “Quartetto”, cioè di Francois Hollande, Vladimir Putin, Petro Poroshenko e Angela Merkel, sono il tentativo strutturato di dare la svolta decisiva ad una crisi che ha già visto oltre 5mila morti nel cuore dell’Europa. I 13 punti dell’accordo prevedono1. Il cessate il fuoco immediato e totale nelle regioni di Donetsk e Lugansk dal 15 febbraio; 2. Il ritiro di tutte le armi pesanti in modo da creare una zona cuscinetto di almeno 50 chilometri per l’artiglieria con un calibro di 100 millimetri o oltre, 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, 140 chilometri per sistemi di lancio multipli Tornado e altri. Per le truppe ucraine la zona comincia dalla linea del fronte, mentre secondo i ribelli inizia dalla linea del fronte al 19 settembre scorso, data dell’ultima intesa a Minsk. Tuttavia i separatisti si sono spinti in territorio gvernativo nel frattempo. Il ritiro delle armi pesanti deve cominciare entro 48 oltre dall’avvio della tregua, perciò entro il 17 febbraio, e non durare più di 14 giorni. 3. Il controllo da parte dell’Osce della tregua e il ritiro delle armi pesanti dal primo giorno: l’Osce potrà usare droni e satelliti. 4. Dal 16 febbraio dovrà avere inizio un dialogo sull’organizzazione di elezioni locali a Lugansk e Donetsk oltre che sul futuro “regime” nelle aree separatiste, sulla base della legge ucraina che concede loro temporanea autonomia. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino dovrà varare un decreto che definisca i confini geografici della zona autonoma, sula base dell’intesa di settembre. Le regioni separatiste hanno il diritto di decidere il linguaggio da usare. 5. L’amnistia per coloro che hanno partecipato al conflitto a Donetsk a Lugansk, che avranno garantità l’immunità penale. 6. Il rilascio e scambio di tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illecitamente, sulla base “tutti in cambio di tutti”, a partire da cinque giorni dopo il ritiro delle armi pesanti. 7. La garanzia di accesso e distribuzione degli aiuti umanitari. 8. L’obbligo per le parti di restaurare i legami sociali ed economici, compresi il pagamento di pensioni e tasse. L’Ucraina ristabilirà un sistema bancario nelle aree del conflitto, con la possibilità di un meccanismo internazionale per facilitare i trasferimenti di denaro. 9. L’Ucraina controllerà i confini territoriali in tuta l’area del conflitto. Il processo dovrebbe iniziare il giorno dopo le elezioni locali e va completato entro fine 2015, a condizione che siano state attuate le riforme costituzionali previste al punto 11. 10. Il ritiro di tutti i gruppi armati stranieri, equipaggiamenti militari e mercenari dall’Ucraina, sotto la vigilanza dell’Osce. I gruppi illegali andranno disarmati. 11. L’introduzione di una nuova Costituzione ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Lugansk, dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento. Legislazione sulla status speciale delle regioni ribelli entro fine 2015. 12. Elezioni locali nelle regioni separatiste, monitorate dall’Osce. 13. L’intensificazione dell’attività del gruppo di contatto trilaterale (Russia, Ucraina e separatisti) con la creazione di gruppi di lavoro per attuare il piano di pace. In rappresentanza delle parti hanno sottoscritto l’accordo i leader separatisti di Donetsk e Lugansk, l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov e l’inviato dell’Osce Heidi Tagliavini.
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