http://www.wired.it ottobre 13, 2015
Cos’è la Cop21, la conferenza per discutere sul clima di Giuditta Mosca
A meno di due mesi dal Summit della Terra, l’Onu ha emesso le linee guida utili a definire l’agenda che verrà trattata a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. Previsto un fondo di 100 miliardi per risarcire i paesi colpiti dall’effetto serra
La XXI Conferenza delle parti (Cop 21) aprirà i battenti il 30 novembre nella capitale francese per concludersi l’11 dicembre. È una conferenza organizzata dalla Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), un trattato voluto dalla Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni unite (Unced). Dopo oltre 20 anni di mediazioni quest’anno si intende formalizzare un accordo condiviso e accettato da tutte le nazioni che vi parteciperanno, Italia inclusa.
A inizio ottobre l’Onu ha pubblicato le linee guida dei temi che dovranno essere affrontati a Parigi e che dovranno essere analizzati a Bonn dove, dal 19 al 23 ottobre, si terranno i colloqui preliminari. Un documento che ha fatto storcere il naso perché si tratta di una sintesi ridotta all’osso delle prime bozze, ben più corpose. Ha però lo scopo di essere vincolante e di esigere dai Paesi partecipanti impegni precisi che verranno monitorati ogni 5 anni, obbligando i rispettivi governi a presentare dei piani misurabili e attuabili per raggiungere gli obiettivi finali. Il testo prodotto dall’Onu è ricco di parentesi quadre, che stanno ai punti di sospensione usati in letteratura, e dovranno essere compilati durante la conferenza. Oltre a ciò, mancano argomenti relativi alle emissioni di mezzi aerei e marittimi che pure erano presenti nelle precedenti bozze. Tra i Paesi che presenzieranno alla conferenza sul clima c’è chi mostra più determinazione di altri: tra i primi figurano le terre scandinave, già avanti nella riduzione delle emissioni che causano l’effetto serra mentre, tra i più disinteressati, ci sono Iran e Arabia Saudita, grandi produttori di petrolio. Più in generale 49 dei 195 Paesi partecipanti non hanno presentato i propri piani e progetti entro il primo ottobre, termine ultimo imposto per potere affrontare la discussione nel migliore dei modi. L’Italia è annoverata nell’elenco dei paesi più sensibili, come confermato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il quale ha auspicato che un’eventuale Cop22 sia organizzata solo per discutere i risultati ottenuti nella lotta al riscaldamento globale. Il ministro, che ha parlato della convention parigina durante un intervento a Expo 2015 lo scorso 10 ottobre, ha ribadito la ferma intenzione dell’Italia a garantirsi un posto tra i paesi più inclini a chinarsi con serietà sui cambiamenti climatici e, più in generale, sui temi legati all’ambiente. A Parigi ci saranno anche Usa e Cina, refrattari a ratificare il protocollo di Kyoto, ma che sembrano presentarsi in Francia con ritrovato spirito di collaborazione. L’India merita una menzione specifica; è vero che il governo di Nuova Delhi si è impegnato a ridurre del 35% le emissioni di anidride carbonica entro il 2030 ma è altrettanto vero che, considerata la crescita economica, tra 15 anni potrebbero aumentare rispetto a quelle attuali. Ciò rilancia il dibattito sulle energie rinnovabili, vera e propria terra promessa per la salute del Pianeta e, di riflesso, della nostra. Altro tema che verrà dibattuto è quello elativo ai 100 miliardi di dollari annui stanziati per risarcire i paesi (di norma i più poveri) i quali, pure emettendo poche o nulle sostanze nocive, ne subiscono le conseguenze. Anche questo aspetto ha sollevato polemiche; secondo diverse Ong 100 miliardi non sono sufficienti a combattere il riscaldamento globale, punto di vista sostenuto anche da Mark Carney, governatore della Bank of England il quale, durante una cena organizzata il 29 settembre da Lloyds of London, ha ribadito che anche istituti di credito e assicurazioni private troverebbero giovamento da un minore cambiamento climatico, invitandoli a mettere mano al portafogli. La buona riuscita del summit parigino non dipenderà solo dalla volontà dei partecipanti ma anche dall’attenzione dell’opinione pubblica e dalla capacità dei media di informare. Per un sondaggio, commissionato da Legambiente e realizzato da Lorien Consulting, solo il 29% degli italiani sa cosa sia e quali scopi abbia la conferenza Cop21. Per raggiungere il successo e quindi dare il via ad una lotta efficace in favore dell’ambiente, la Cop21 deve riuscire a creare una collaborazione tra i paesi partecipanti. Non è fuori luogo credere che molti Paesi tendano ad abbellire i dati relativi all’inquinamento in senso ampio, privilegiando una sorta di orgoglio patriottico poco utile al raggiungimento degli scopi ma il rapporto Migrazioni e cambiamento climatico, pubblicato ieri, dimostra quali effetti prorompenti possa avere il clima su popoli, ecologia ed economia.
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