Originale: Jacobin Magazine

http://znetitaly.altervista.org/

8 dicembre 2015

 

Prendere sul serio il cambiamento del clima

Frank Barat intervista Naomi Klein

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

L’anno scorso la giornalista ed attivista canadese Naomi Klein  ha puntato la sua attenzione sul cambiamento del clima con il suo libro: This Changes Everything: Capitalism vs. the Climate (pubblicato in Italia con il titolo: Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è più sostenibile). L’anno scorso si è anche impegnata a lanciare il Manifesto Leap (1),  un documento firmato da moltissimi preminenti canadesi, che espone  un piano per fare in modo che il paese non dipenda più dai combustibili fossili.

Così, mentre i leader del mondo radunati a Parigi  negoziano  un accordo per il clima, che cosa pensa Naomi Klein riguardo a come stanno le cose nella battaglia contro il riscaldamento globale?

Frank Barat, attivista per i diritti umani di base a Londra, di recente ha partecipato con la Klein al COP21. Nella seguente intervista, originariamente condotta per la pubblicazione francese  Ballast, la Klein discute del giro di vite operato nei confronti dei dimostranti a Parigi, delle cupe prospettive per un valido accordo e del motivo per cui “il cambiamento del clima è il miglior argomento contro l’austerità  che  potremo mai avere.”

 

Siamo a Parigi. Io vivo a  Bruxelles, che sono due delle città di cui si è parlato di più nelle scorse settimane. Entrambe si trovano in quello che i governi chiamano uno “stato di emergenza.” La nostra sicurezza apparentemente è di primaria importanza rispetto a qualsiasi altra cosa. I governi francese e belga stanno ora discutendo di far approvare delle leggi che sono molto simili a quello che è il Patriot Act  (2) negli Stati Uniti: meno libertà civili e più sorveglianza. Quanto siamo vicini a un nuovo tipo di shock doctrine? (3)

Naomi Klein: non è tanto nuovo, e ci siamo dentro, non vicino. Parte di ciò che vediamo ora è peggiore di ciò che accadde dopo l’11 settembre. Bush non vietò le dimostrazioni e le proteste in modo generalizzato. C’era certamente un incremento della presenza della polizia e più restrizioni, ma questa idea di un veto totale sulle dimostrazioni nelle città , non ricordo di averlo mai visto in Nord America. Ciò che ha sperimentato Bruxelles è davvero estremo.

Penso quindi che sia molto comune usare una crisi e usare la paura delle persone per fare approvare delle politiche che hanno già volevano far approvare, come le limitazioni della privacy, gli spostamenti delle persone, la riduzione dell’ingresso dei rifugiati, tutto questo. E’ un esempio piuttosto classico.

Il fatto che si svolga a  Parigi durante vertice sul clima, sta realmente rivelando  la soggettività di quello che viene dichiarato crisi e di quello che non lo è. Siamo qui per discutere una crisi dell’esistenza per l’umanità e non è stata mai trattata come una crisi dalle élite. Fanno una quantità di meravigliosi discorsi, ma non cambiano le leggi. Rivela l’uso di due pesi e due misure in modo molto crudo.

In nome della sicurezza, farebbero qualsiasi cosa, ma in nome della sicurezza umana, della protezione della vita sulla terra ci sono un sacco di chiacchiere, ma non seri regolamenti e vogliono che l’accordo stesso non sia legalmente vincolante, e ora stiamo andando verso non-regolamenti più volontaristici senza senso.

 

Perché un accordo per l’ambiente sarebbe la nostra migliore speranza per la pace?

La prima parte di esso è semplicemente che il cambiamento del clima sta già spingendo a uno scontro.  E così anche  la ricerca  dei combustibili fossili. In termini di Medio Oriente, la nostra sete di combustibili fossili è un importante incentivo per le guerre illegali. “Pensiamo che l’Iraq sarebbe stato invaso se la loro principale esportazione fosse stata quella di asparagi?” Probabilmente no. In Occidente volevamo quel premio: il petrolio dell’Iraq. Volevamo questo sul mercato mondiale. Era certamente nell’agenda di Dick Cheney.

Questo he destabilizzato tutta la regione che, tanto per cominciare, non era particolarmente stabile a causa delle precedenti guerre per il petrolio e dei colpi di stato e dell’appoggio alle dittature. E’ anche una regione che è una delle più vulnerabili al cambiamento del clima. Grandi parti del Medio Oriente diventerebbero invivibili con la traiettoria delle emissioni in cui ci troviamo. La Siria ha sperimentato una delle peggiori siccità della sua storia  alla vigilia  dello scoppio della guerra civile. E’ uno dei fattori che ha destabilizzato il paese.

Non c’è possibilità di pace senza azioni molto forti per il clima. Quello che mi ha portato verso questo problema è stato capire che se prenderemo sul serio il cambiamento del clima, questo richiederà una ridistribuzione della ricchezza, delle opportunità e delle tecnologie.

In questo libro comincio citando Angelica Navarro, che è una  negoziatrice boliviana per il commercio e il clima, e parlando di come il cambiamento del clima ha richiesto un Piano Marshall per il pianeta terra. Pe i paesi come la Bolivia, le cui risorse vengono sistematicamente saccheggiate e che sono in prima linea nell’occuparsi dell’impatto del cambiamento del clima, c’è bisogno di rettificare  i torti passati –

il trasferimento della ricchezza e girare il mondo dalla parte giusta: queste penso che siano le precondizioni per un mondo più pacifico.

 

In che modo fa notare alle persone che per cambiare corso dobbiamo smontare  il capitalismo? Penso che per la maggior parte delle persone sia un cambiamento troppo difficile da immaginare.

In Canada abbiamo fatto questa prova  di tentare di usare il cambiamento del clima e il fatto che ci impone una scadenza.  Non soltanto dobbiamo cambiare, ma dobbiamo cambiare adesso e se non approfittiamo di questo decennio che ci resta, sarà davvero troppo tardi. Che cosa significa questo per la sanità, l’educazione, i diritti indigeni, la disuguaglianza? Che cosa vorrebbe dire per i diritti dei rifugiati prendere sul serio il cambiamento del clima?

Il nostro gruppo ha ospitato un incontro di 60 capi di movimenti e abbiamo steso un documento che si chiama il “Leap” (salto). Speriamo realmente che possa aiutare    a demolire questo problema.  Abbiamo scoperto in Canada che l’unico modo di “sfondare”  è farlo. Mettersi insieme e agire.

Tutti stanno lavorando per questi problemi urgenti. Se si è attivisti anti-povertà, o attivisti per la crisi dei rifugiati, non si ha tempo libero. E’ soltanto quando il cambiamento del clima non distrae dal proprio impegno e invece non porta un altro strato di urgenza e uno strumento e un argomento veramente potente e anche nuovi alleati –  allora le persone hanno lo spazio di dire: “Oh, sì, OK, questo dà davvero

Speranza.  Non è una distrazione.”

Ci sono un paio di cose che abbiamo fatto in Canada: abbiamo organizzato una dimostrazione  per la causa di:  “posti di lavoro, giustizia, clima.”  Non è stata una     manifestazione teorica, ma realmente di tipo organizzativo, cioè  come parliamo del clima ai membri dei sindacati in  modo che trovi il loro favore.

Come si parla alle persone che lottano proprio per i servizi fondamentali, per l’alloggio e per i trasporti?  Che cosa significherebbe per il movimento “Le vite nere sono importanti”? Quali sono i messaggi che sono diversi? E’ stato davvero utile. Poi abbiamo steso e lanciato il Manifesto Leap. Non che sia perfetto, ma è un inizio.

Per me è sconvolgente la misura in cui il movimento anti-austerità e il movimento per il clima in Europa non sembrano parlarsi. Ci potrebbe essere Tsipras che improvvisamente parla di cambiamento del clima, questa settimana, per la prima volta, per quanto ne sappia, da quando è entrato in carica. Il cambiamento del clima è l’argomento migliore che si possa mai usare contro l’austerità.

Se si tratta con la Germania, cioè con un governo che sostiene di prendere molto sul serio il cambiamento del clima e che ha alcune delle più ambiziose politiche energetiche del mondo, perché non si dovrebbe parlare del cambiamento del clima in tutti gli incontri e dire che non possiamo avere l’austerità perché abbiamo una crisi per la nostra esistenza, perché dobbiamo agire?

E tuttavia non si sente quasi mai   Syriza, Podemos parlare del cambiamento del clima. Pochi mesi fa ho parlato a una manifestazione di Blockupy a Francoforte, e non è stato nominato il cambiamento del clima. Quando ho parlato dei collegamenti che ci sono, la gente ha capito che non è una cosa astratta.

Se si tratta  dell’infinita crisi del bilancio e di questo falso senso di  scarsità pubblica, naturalmente i governi taglieranno il loro sostegno per le energie rinnovabili, naturalmente aumenteranno le tariffe per i trasporti pubblici, naturalmente privatizzeranno il sistema ferroviario come stanno facendo in Belgio, naturalmente diranno che dobbiamo fare le trivellazioni per cercare il petrolio e il gas per farci uscire dal debito.

Questi problemi sono le stesse cose, quindi perché ci sembrano così lontane? Non penso che sia un’argomentazione difficile da fare.  Penso che le persone siano creature abitudinarie. C’è molta paura a parlare del cambiamento del clima che è stato molto burocratizzato. Un po’ come lo è stato il commercio.

Quando abbiamo cominciato a parlare degli accordi di libero scambio, si faceva un gran parlare del fatto che ci voleva una laurea in diritto internazionale per capirlo, dato che era tutto così burocratico. In qualche modo, però, la gente si è autoeducata

e ha trovato dei modi di parlarne e ha capito realmente come influenzava la loro vita  e le cose che comprendeva. Si è resa conto di avere il diritto di partecipare a quella conversazione.

Penso che questo sia il motivo per cui la gente ha paura di fare errori riguardo alla scienza. Ci sono tre livelli di linguaggio burocratico: quello scientifico, quello politico, e quello dell’ONU. E’ molto difficile da capire.  Quello dell’ONU è un incubo. Guardate la per il COP21!  E’ scritto in nessuna  lingua che qualcuno potrebbe riconoscere. Tutto questo è parte del motivo per cui anche se è ovvio collegare il clima all’austerità, in un certo modo questa connessione non viene fatta.

 

Io lavoro per lo più per la Palestina dove il cambiamento del clima e l’austerità non vengono quasi mai menzionati….

Certamente in Palestina la gente sa che l’acqua è un elemento trainante e che la scarsità di acqua è uno degli impatti più certi sul cambiamento climatico nella regione, è un fattore di accelerazione. Se si ha un problema pre-esistente, il cambiamento di clima lo peggiorerà.

Guardate New Orleans con l’uragano Katrina. Se abbiamo una società con la polizia e un sistema di giustizia penale fuori controllo, se abbiamo infrastrutture pubbliche che cadono a pezzi, e in cima a tutto si mette il cambiamento del clima, si avrà l’inferno in terra. Tutte queste cose iniziano a essere folli, ci sono i vigilantes nelle strade che sparano alle persone di colore – tutto è follia, giusto?

Penso che questo sia il modo migliore di capire come il cambiamento del clima come va a finire in Medio Oriente. Qualunque cosa sbagliata lo diventa di più. Ecco perché lo slogan “cambiamento del sistema, non cambiamento del clima”  è più di uno slogan, perché abbiamo un sistema che è malato a molti livelli, e il cambiamento di clima lo rende più malato.

Gli scienziati dicono che il cambiamento del clima è un trucco.  Stava per avvenire una  tempesta che però,  a causa del cambiamento di clima, si è trasformata in una super tempesta. Stava per arrivare una siccità, ma, a causa del cambiamento di clima, diventa una siccità di portata storica. E’ un fattore di accelerazione. Se avete già un razzismo sistematico, la disuguaglianza,  il cambiamento del clima vi spinge nel posto più brutto dove è possibile arrivare.

 

Prima stava parlando del commercio. I colloqui del TTIP (Partenariato Translatlantico per il Commercio e gli  investimenti) si svolgono in segreto, ma apparentemente non da tutti, come è stato di recente rivelato dal Guardian: la Exxon Mobil ha avuto accesso a documenti confidenziali e in realtà ha scritto il capitolo sull’energia. Quanto ci dice sul mondo e sulle democrazie nelle quali si suppone che viviamo?

Questo è ciò che stiamo vedendo al COP21, giusto? E’ sempre successo che le multinazionali abbiano fatto parte dei negoziati (come al processo IPCC – Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico – per esempio). In Francia si ha davvero l’esempio più chiaro di intersezione tra austerità e influenza delle grosse aziende sul clima.

Sebbene il governo di Hollande abbia detto che non aveva abbastanza denaro per organizzare da solo il COP e che dovevano farci entrare tutte quelle aziende per sponsorizzarlo – la Suez, tutte le grosse aziende energetiche e le altre – tutti hanno le loro idee e le loro agende circa il cambiamento del clima, le Soluzioni 21. I semi OGM, l’acqua privata, l’energia nucleare, le pale eoliche in alto mare, sono tutte soluzioni delle grandi aziende per il cambiamento del clima.

Poi gli spazi della società civile dove ci sarebbe dovuta essere l’amplificazione delle soluzioni per la gente – energia rinnovabile controllata dalla comunità, cooperative energetiche, agricoltura  – tutto quello spazio si è ristretto notevolmente.

Non si tratta soltanto della perdita di quello spazio. Era sempre una lotta tra le false soluzioni delle aziende e quelle della gente reale; una parte di quella lotta è stata proprio zittita e limitata mentre l’altra è in rapida espansione.

 

Christiana Figueres, segretaria esecutiva della Convenzione Quadro dell’ONU sul cambiamento del clima, ha scritto di recente  sul Guardian che “la volontà politica di agire sul cambiamento del clima è arrivata” e che “vedremo Parigi come il punto di svolta in questo secolo verso un futuro più luminoso.” Sta bleffando? E’ un modo di fare pressione sui decisori? Oppure è d’accordo con lei?

[Ride]. Penso che ci creda  che stia facendo del suo meglio. Stiamo osservando un certo impegno serio, ma penso che sia realmente ingiusto dire che stiamo per svoltare l’angolo verso quel futuro luminoso  quando gli obiettivi  aumentano a  3 gradi Celsius di riscaldamento, il che è catastrofico.

I governi stanno lottando per raggiungere quei miseri scopi di non essere legalmente vincolante. E’ l’opposto del progresso – stiamo andando indietro. Kyoto era legalmente vincolante. Questo è diretto verso non essere così. L’obiettivo a Copenhagen era di due gradi, che era già troppo alto, e ora andiamo verso i 3 gradi. Questa è una legge fondamentale della fisica, non si va in avanti.

 

Note

1http://www.retedellaconoscenza.it/blog/2015/12/09/leap-manifesto-e-tempo-di-fare-un-salto-in-avanti-e-tempo-di-essere-coraggiosi

2 https://it.wikipedia.org/wiki/USA_PATRIOT_Act

3 https://it.wikipedia.org/wiki/Shock_economy

4http://iljournal.today/esteri/cose-e-cosa-chiede-il-movimento-blockupy/

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/taking-climate-change-seriously

top