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22.01.2015

Repubblica Centrafricana, dove una granata costa meno di una Coca-Cola
di Luca Lampugnani

Secondo un rapporto del britannico Conflict Armament Research, presentato recentemente all'Unione Europea, nella Repubblica Centrafricana le bombe a mano "modello 82-2" sono lo strumento militare più diffuso. "Piccole e facilmente nascondibili, queste hanno avuto un impatto devastante per quanto riguarda la sicurezza, provocando un alto numero di morti e feriti dentro e fuori Bangui nel corso del 2014", specifica il gruppo di ricerca.

Insomma, in un Paese dove secondo Human Rights Watch sono rimaste uccise dal 2012 tra le 3 mila e le 5 mila persone - il bilancio varia in base alle fonti del conteggio, le granate modello 82-2 di paternità cinese sono talmente comuni da arrivare a costare meno - letteralmente - di una bottiglietta della bevanda gasata probabilmente più famosa al mondo. Scrive ancora il Conflict Armament Research: "tali strumenti sono così diffusi che le nostre fonti hanno riferito che possono essere tranquillamente acquistate per un prezzo che varia tra il dollaro e i 50 centesimi di dollaro l'una (in euro oscilla tra gli 86 e i 43 centesimi, ndr), prezzo inferiore rispetto a quanto necessario per acquistare una bottiglia di Coca-Cola".

Ovviamente la questione sollevata dal gruppo di ricerca britannico non si limita a questo confronto, per quanto significativo possa essere. Al contrario, passa attraverso l'analisi dei canali lungo il quale le varie fazioni coinvolte nel conflitto riescono, nonostante tutto, ad armarsi. In questo ginepraio, le vie più battute sembrano essere quelle del saccheggio degli arsenali governativi, del contrabbando attraverso combattenti stranieri e il trasporto diretto, per via aerea, dal Sudan. Nel 2013, spiega ad esempio il Conflict Armament Research, si è avuto testimonianza di almeno due consegne di armi e munizioni tra il Sudan e Bangui, e "in molti casi - prosegue il rapporto - le munizioni di fabbricazione cinese e (presumibilmente) iraniana presenti in Repubblica Centrafricana sembrano essere giunte nel Paese dal Sudan".

Attraversata negli ultimi tre anni da scontri interni fortemente brutali, da un colpo di stato e un passo indietro presidenziale che hanno portato oggi ad uno stallo politico che se possibile peggiora ulteriormente la situazione, riducendolo ai minimi termini il conflitto in atto dal 2012 nella Repubblica Centrafricana può essere descritto come una lotta a due: da una parte le milizie islamiste Seleka, dall'altra i cristiani ed animisti Anti-balaka. Benché l'appartenenza religiosa dei gruppi non sia secondaria, ascrivere gli scontri al mero piano della fede sarebbe un errore di non poco conto, soprattutto se si considera che la ricerca con ogni mezzo del potere si accompagna alla realtà di un Paese particolarmente ricco nel suo sottosuolo di diamanti, uranio ed oro.


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