http://comune-info.ne Le voglie del soldato. Nella notte fra il 14 e il 15 luglio scorsi, due giovani militari statunitensi in servizio a Vicenza decidono di prendersi un po’ di svago dal duro dovere di salvaguardare in armi la libertà e la democrazia. E’ umano, siamo d’accordo. Così, trovano una prostituta rumena (24 anni, incinta di sei mesi) per passare una serata in allegria. In allegria, si intende, dal loro punto di vista: perciò la sequestrano, la riempiono di botte, la stuprano e la rapinano non solo della borsa, ma anche della biancheria intima. Terminata la ricreazione, abbandonano la donna seminuda e sanguinante in mezzo alla campagna: costei è attualmente ricoverata in ospedale, e rischia di abortire. I due baluardi della civiltà occidentale sono legalmente a piede libero: nessuna misura cautelare è stata emessa nonostante uno dei due, di ventuno anni, nel novembre scorso sia stato denunciato da una ragazza vicentina di diciassette anni per sequestro di persona e violenza sessuale aggravata. Pare che essere pescato per la seconda volta con le mani insanguinate nel sacco lo abbia depresso parecchio; in questo momento è ricoverato in ospedale pure lui, con tanto di piantone. I vertici locali dell’esercito Usa hanno risposto alla situazione con grande responsabilità e rispetto per le vittime, come fanno sempre, e cioè proponendo di spostare la coppia di guerrieri bisognosi di divertimento in Germania: dopotutto donne da stuprare e pestare come bistecche ce ne sono anche là. Il pm ha espresso parere negativo alla proposta, ma non sono tanto sicura che servirà a qualcosa. Ignoro i particolari in questo caso, tuttavia in una miriade di paesi in cui hanno basi militari gli statunitensi hanno anche accordi particolari sullo status giuridico dei loro soldati che spesso non possono essere processati dalle magistrature locali, qualsiasi sia il reato che hanno commesso. Potremmo dover andare davanti alle caserme con il rifacimento di un vecchio slogan: Yankees don’t go home fino alla sentenza, beninteso.
* Maria G. Di Rienzo, femminista, giornalista, formatrice e regista teatrale, è autrice del blog http://lunanuvola.wordpress.com dove è stato pubblicato questo articolo.
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