Medium Che significa vivere sotto assedio in Siria? L’intervista al fotografo Mohammad Abdallah “Scatto foto perché devo sopravvivere, la fotografia è il solo atto che mi arricchisce tra tutta la pazzia e la guerra” Mohammad Abdallah Mohammad Abdallah è sopravvissuto all’attacco chimico del 21 agosto 2013 nella Ghouta orientale, a sud di Damasco, dov’è tornato alla fine del 2013. È un attivista siriano pacifico arrestato in passato dal regime di Assad ed un fotografo che ha lavorato per giornali come The Times e The New York Times. Come descriveresti l’assedio a noi che dormiamo nei nostri letti senza svegliarci tra le macerie dopo una bomba? L’assedio significa essere all’erta 24 ore per 7 giorni la settimana, i continui bombardamenti programmano la tua vita: nascondersi, essere terrorizzati. Il nostro assedio totale dura dall’ottobre 2013, nutrire un bambino per molti è diventata una sfida quotidiana. Ogni giorno i MiG bombardano il sud di Damasco: la mattina i colpi di mortaio, il pomeriggio e la sera le mitragliatrici. L’assedio significa anche il collasso della sanità pubblica: fino all’ottobre 2013 potevamo usare due entrate per portare gli ammalati a Damasco perché fossero curati. Avremmo le attrezzature, ma il carburante costa troppo e non abbiamo fonti d’energia. Inoltre ci stiamo nutrendo con prodotti che prima usavamo per gli animali: soia che davamo alle mucche, cereali che davamo agli uccelli, ora queste cose le mangiamo noi. Consumare cibi simili che conseguenze porta? Le giornate sono così lunghe per via delle poche energie che immagazziniamo. La gente sviene per strada per il più piccolo sforzo e alla minima fatica, in più le infezioni allo stomaco sono molto comuni. E le proteine? Per esempio, il latte? Buffo che tu non abbia menzionato la carne o il pesce, ovviamente non esistono nella nostra vita, né esistono latte o uova. Consumare il cibo degli animali ci fa venire infezioni alle gengive e alla bocca. Il problema è che, quando ti procuri la minima ferita, la mancanza di vitamine ti fa infiammare i nervi: la mia mano mi fa molto male per questo. Che problema c’è col carburante e le fonti d’energia? L’assedio si manifesta anche così: dall’ottobre 2013 l’energia elettrica è stata tagliata nella Ghouta, mentre il carburante un anno prima era difficile da procurarsi e poi è diventato raro, con prezzi che vanno dai 10 ai 25 dollari per un solo litro. Perciò le comunità locali hanno dovuto chiudere molte scuole e strutture sanitarie per la mancanza di fonti d’energia. Alla fine non puoi chiedere a studenti infreddoliti di portare una candela in classe per illuminarla se hanno già lo stomaco vuoto. A livello personale, avevo una gamba rotta prima dai bombardamenti e dopo da un incidente in auto. Ho del metallo nella gamba e il mio intervento è stato rinviato 6 volte per la mancanza di carburante che alimentasse i generatori, ed infine è stato cancellato. Arrivare in ospedale è una tragedia: alcuni pazienti devono camminare 15 km o affittare un’auto per 100 dollari solo per farsi pulire una ferita. Va bene tutto, ma cosa dirò a un bambino di 3 anni quando mi chiederà cos’è la frutta?
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