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19/12/2014

Padre Paolo Dall'Oglio, sarebbe vivo e detenuto in un carcere dello Stato islamico nella provincia di Aleppo

Padre Paolo Dall'Oglio, scomparso il 29 luglio dello scorso anno in Siria, sarebbe "vivo e detenuto in un carcere dello Stato islamico " (Is) nella provincia di Aleppo. E' quanto sostiene il presidente dell'Osservatorio siriano per i Diritti umani, Rami Abdel Rahaman, interpellato da Aki-Adnkronos sulla sorte del gesuita le cui tracce si sono perse a Raqqah, roccaforte del 'califfato' nella Siria settentrionale.

Il presidente dell'ong con sede a Londra ha spiegato di aver appreso da fonti vicine all'Is che Dall'Oglio, il cui rapimento non è mai stato rivendicato, "è stato trasferito in un sobborgo della provincia di Aleppo, in una zona controllata dai jihadisti" dell'Is.

Secondo Abed Rahaman, sarebbero in corso "trattative complesse per il suo rilascio, con una richiesta di riscatto spropositata". Per questo, le trattative "si interrompono e poi riprendono" di frequente, ha detto l'attivista, che non ha voluto rivelare chi le conduca.

"Abbiamo inoltrato da tempo la richiesta di una prova ai suoi rapitori - ha continuato - ad esempio un video del religioso, ma non ci è mai stato consegnato alcunché".

A fine luglio, a un anno della scomparsa, la famiglia del gesuita italiano ha rivolto un appello ai rapitori, chiedendo di "avere la dignità di farci sapere della sua sorte". "Vorremmo riabbracciarlo, ma siamo anche pronti a piangerlo", dicevano i familiari.

"Tutto è possibile, anche se non abbiamo alcuna notizia a riguardo. Non posso confermare né smentire. La situazione ad Aleppo è molto complicata ed è molto difficile avere notizie e verificarle". Lo ha affermato al Servizio informazione religiosa (Sir) monsignor Jean-Clement Jeanbart, arcivescovo greco melkita di Aleppo, in merito alla notizia diffusa poco fa da Aki-Adnkronos International secondo cui padre Paolo Dall'Oglio, scomparso il 29 luglio dello scorso anno in Siria, sarebbe "vivo e detenuto in un carcere dello Stato islamico" (Is) nella provincia di Aleppo.

Analogo commento anche da parte di padre Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino della città siriana, per il quale, se la notizia venisse confermata, "proverebbe, innanzitutto, che il religioso è vivo". E' stato il presidente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahaman, a dichiarare ad Aki che il gesuita sarebbe vivo e in mano all'Is e che sarebbero in corso difficili trattative per la sua liberazione.

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