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Dov’è padre Dall’Oglio? La guerra tra ribelli siriani e il destino dei prigionieri Scontro tra ribelli siriani, tutti contro i qaedisti dell'Isis. Liberati centinaia di ostaggi, uccisi molti altri. E il quotidiano al Hayat scrive di conoscere la prigione del gesuita romano
Centinaia di morti da venerdì scorso ad oggi, non meno di trecento. È una guerra sanguinosa quella che sta infuriando tra le diverse fazioni dell’opposizione a Bashar al Assad, in Siria. Tutti contro lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis nell’acronimo inglese), il gruppo legato ad al Qaeda che negli ultimi mesi ha conquistato il controllo di un’ampia fascia di territorio a cavallo tra la Siria e l’Iraq, dal confine con la Turchia fino alle città irachene di Ramadi e Fallujah. L’ascesa dell’Isis ha spaventato molti. Gli americani e i russi,in vista della conferenza di pace del 22 gennaio a Montreux, in Svizzera, vogliono convincere il governo di Assad e i ribelli “moderati” a fare fronte comune contro i qaedisti. Il governo iracheno di Nouri al Maliki (sciita, mentre al Qaeda è un’organizzazione sunnita) ha lanciato una vasta operazione di “riconquista” dei capoluoghi in mano all’Isis, chiedendo armi e sostegno all’America. E le altre fazioni della ribellione siriana, annusando il clima, hanno annunciato la loro offensiva contro gli “estremisti” dell’Isis. Che nelle zone sotto il loro controllo hanno instaurato un emirato islamico in cui gli oppositori politici sono incarcerati, le chiese vengono distrutte, le donne costrette a mettere il velo, il fumo è vietato. I media internazionali hanno parlato di scontro tra «ribelli moderati» e «al Qaeda». La situazione è più complicata di così. Il fronte degli oppositori dell’Isis è variegato: c’è l’Esercito libero siriano, l’organizzazione riconosciuta dall’Occidente come suo principale interlocutore; c’è il Fronte islamico, un insieme di sigle di stampo islamista e salafita, unite dal radicale rifiuto di qualsiasi trattativa con Assad (cioè del negoziato voluto da russi e americani); e c’è il fronte al Nusra, un altro gruppo legato al qaedismo internazionale ma rivale dell’Isis e dei qaedisti iracheni. In altre parole, in alcune regioni della Siria al Qaeda fa la guerra ad al Qaeda. Cosa c’entra padre Paolo Dall’Oglio con la guerra per bande tra ribelli siriani? Lo scorso luglio il gesuita romano era arrivato a Raqqa, la prima città siriana strappata dai ribelli alle forze di Assad, poi diventata roccaforte dell’Isis. Padre Paolo era a Raqqa per trattare la liberazione di alcuni ribelli arrestati dall’Isis. Poi il rapimento, quasi certamente ad opera degli stessi uomini dell’Isis. Lunedì scorso si è diffusa la notizia che l’alleanza formata da Esercito libero, Fronte islamico e al Nusra aveva “riconquistato” la città di Raqqa. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria,una ong con sede ha Londra, ha annunciato la liberazione di cinquanta prigionieri dalle carceri dell’Isis. Tra di loro non c’era padre Dall’Oglio. I prigionieri dell’Isis, secondo una stima dello stesso Osservatorio, sarebbero un migliaio. Oggi pomeriggio ad Aleppo, contesa tra Isis e altri ribelli, ne sono stati liberati circa trecento (lo ha riferito il Centro di informazione di Aleppo, un gruppo di giornalisti locali citato da Lorenzo Trombetta sul blog SiriaLibano). Ieri però, mentre lo scontro infuriava, gli uomini dello Stato islamico hanno assassinato una cinquantina di carcerati, in gran parte attivisti, pare anche alcuni medici e giornalisti. Stamattina l’agenzia Reuters diffondeva le foto dei cadaveri, sparsi al suolo. Sono giorni concitati, in cui le buone notizie si alternano alle cattive. Che ne è di padre Paolo? Molto probabilmente è stato trasferito da Raqqa. Ieri il quotidiano panarabo al Hayat ha scritto, citando «attivisti siriani», che il gesuita è effettivamente in mano all’Isis ma in un’altra prigione, chiamata «Sed Tishreen», nella regione intorno a Raqqa. Il controllo della prigione, al momento, sarebbe conteso tra l’Isis e gli altri ribelli. Difficile verificare la fonte. Ma per la sorte di padre Paolo potrebbero essere ore decisive.
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