Vai alla pagina Facebook della campagna Breathing Death
Al-Souria Respirando Morte, la campagna siriana a un anno dall’attacco chimico del regime Attivisti siriani hanno lanciato una campagna dal nome “Breathing Death” nel primo anniversario del massacro chimico per mano del regime siriano nella Ghouta orientale ed occidentale, un sobborgo di Damasco, il 21 agosto 2013. Un numero vicino alle 1500 persone sono state uccise dall’attacco, in gran parte donne e bambini, mentre dormivano nelle loro case. Per gli attivisti “il massacro chimico è una macchia sulla fronte dell’umanità che non ha mosso un dito dopo che il regime ha ucciso almeno 250 mila siriani in un periodo di quattro anni”. Una delle responsabili di “Breathing Death”, Susan Ahmad, ha detto che “l’obiettivo primario della campagna è rivolgersi alla pubblica opinione internazionale, perché i popoli esercitano pressioni efficaci sui loro governi affinché intraprendano azioni legali che ascrivano a Bashar al-Assad ed al suo regime la responsabilità di crimini contro il popolo siriano”. Susan ha spiegato che la campagna si sta svolgendo in Paesi mediorientali ed europei (Turchia, Giordania, Libano, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Stati Uniti) e che sono previsti dei sit-in per fare luce su dati e fatti legati al massacro e ricordarne le vittime e le sofferenze causate dal regime siriano da quando ha fatto ricorso alle armi chimiche e non solo. Abu Huzaifa, alla guida del sit-in che si terrà a Istanbul in Turchia, ha descritto la campagna composta da “attivisti siriani indipendenti in tutto il mondo slegati da qualunque partito politico”. Il sit-in “si svolgerà in silenzio per evocare le stesse circostanze del tragico massacro avvenuto un anno fa” e sarà proiettato “un documentario pensato apposta per la campagna, tradotto in diverse lingue, che fornisce dettagli precisi di quanto avvenuto nel momento del massacro”. A un anno dal massacro chimico, gli attivisti siriani affermano che “il regime di Assad continua a restare impunito, nonostante tutti i segni che indicano il suo coinvolgimento nell’uccisione di decine di migliaia di civili”.
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