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14 giu 2014

Ad uccidere è anche la fame
di Federica Iezzi

Secondo i dati ONU, almeno 250.000 siriani sono a rischio immediato di fame. I lunghi assedi, i bombardamenti indiscriminati dell’esercito governativo e dei miliziani islamici, l’obbligata assenza di aiuti umanitari, hanno come risultato quello di affamare disastrosamente la popolazione civile

Aleppo, 14 giugno 2014, Nena News  –

Secondo i recenti report dell’ONU, nella Siria in preda alla guerra civile ci sono almeno 250.000 persone che si trovano in zone difficilmente raggiungibili dall’assistenza umanitaria e che sono quindi a rischio fame. Quest’anno il World Food Programme, ha previsto di fornire assistenza alimentare a 6,5 milioni di siriani. 4 milioni di persone all’interno della Siria e 2,5 milioni di rifugiati nei paesi limitrofi: Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto.

In terra siriana, nelle maggiori città e nei più isolati villaggi la situazione è sovrapponibile: gli scaffali dei negozi sono desolatamente vuoti. Dalle strade malridotte si vedono campi abbandonati alla noncuranza, si attraversano villaggi che sopravvivono a stento non potendo più contare sui raccolti agricoli. Troppo pericoloso seminare. Manca il gasolio, per permettere il funzionamento dei sistemi di irrigazione, specialmente nelle aree agricole di Idlib, Aleppo e Homs, le più coinvolte nel conflitto. I trattamenti e i concimi sono costosissimi e spesso introvabili.

Le zone orientali del Paese, lambite dalle acque dell’Eufrate, che consentivano la quasi totalità del sostentamento alimentare della popolazione siriana, sono oggi quelle più colpite dai bombardamenti. A questo si aggiunge la siccità che colpisce le colture nelle zone occidentali. Si vedono i primi segni di una ingente carestia.Alla scarsa produzione si sommano le imponenti difficoltà legate alla distribuzione del cibo. Percorrere le strade militarizzate della Siria, tra le centinaia di posti di blocco e attraversando le linee del fronte, è sempre più pericoloso.

Dai dati dell’Ufficio di Statistica Siriana, il costo di pane e cereali sono aumentati del 115%.

Secondo Human Rights Watch nelle campagne che circondano Damasco e Homs cresce la scarsità di cibo. Nelle zone tenute sotto assedio, 288 mila civili sopravvive mangiando olive, verdure di campo, erbe e radici. Quasi ogni giorno si hanno notizie di scontri a fuoco, attentati falliti e episodi di violenza. E poi si fa i conti con  la pratica dell’assedio e con quel che ne consegue: mancanza di cibo, di medicine, di generi di prima necessità.

Lo scorso febbraio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione 2139, ha imposto al governo siriano e alle forze dell’opposizione di consentire l’accesso ai convogli umanitari nelle aree abitate dai civili. Nelle aree controllate dall’esercito regolare, le Agenzie delle Nazioni Unite operano con il consenso di Damasco, permesso che viene spesso rifiutato quando l’intervento è nelle zone, faticosamente accessibili, in mano ai ribelli.

Attualmente il World Food Programme trasporta derrate alimentari nel nord-est della Siria, superando il confine con la Turchia, attraverso il passaggio Nusaybin.

Dunque, oggi, ad uccidere in Siria è anche la fame. Dagli ultimi comunicati del Damascus Center for Human Rights Studies, nel solo mese di maggio in Siria sono morte 2422 persone, tra cui 290 bambini.

Secondo le agenzie umanitarie, prime fra tutte Amnesty International, solo nel campo profughi palestinese di Yarmouk, nella periferia sud di Damasco, circa 20 mila persone si trovano in uno stato di estrema povertà e a rischio malnutrizione, per il mancato arrivo degli aiuti umanitari. Le forze ribelli controllano il campo da oltre un anno e l’esercito ha iniziato un assedio lo scorso giugno. Negli ultimi due mesi più 100 persone sono morte per fame o per mancanza di farmaci essenziali. Nel campo, l’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente) riesce saltuariamente a consegnare aiuti, solo dopo estenuanti e ripetute richieste di permesso al governo di Assad.

La mancanza di un coprifuoco e i bombardamenti in pieno giorno senza preavviso, da parte dell’esercito di Assad e da parte dei miliziani jihadisti dell’opposizione, rendono impossibile perfino rovistare per strada alla ricerca di cibo. Rendono impossibile fuggire dai combattimenti che infuriano tutt’intorno. Per il Diritto Internazionale Umanitario, colpire zone densamente popolate da civili, dalle quali la popolazione non ha alcun modo di fuggire, e assediarla fino alla fame, è un crimine di guerra. Nena News

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