http://www.tempi.it Siria. Islamisti impongono un tributo umiliante ai cristiani per mantenere la loro fede. Vietato portare croci A Raqqa i terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante hanno pubblicato un editto in cui impongono nuove regole ai cristiani: «Vietato suonare le campane o restaurare le chiese» Sono sempre più drammatiche le condizioni di vita dei cristiani a Raqqa, la città siriana che i terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) hanno “liberato” dal regime di Assad. Ieri l’Isil, che ha trasformato la città in un califfato islamico, ha pubblicato un editto che fissa regoli e doveri dei cristiani. TRIBUTO UMILIANTE. Innanzitutto, per mantenere la propria religione, dovranno pagare una tassa (gizya), il tributo umiliante previsto dal Corano e imposto a partire dal VII secolo. I più ricchi dovranno versare ai loro «protettori» 13 grammi d’oro puro (poco più di 400 euro), i meno abbienti 200 e i poveri 100. Chi non può pagare sarà costretto a convertirsi. VIETATO PORTARE LA CROCE. I cristiani dovranno anche evitare di «portare la croce o altri simboli legati alla Bibbia nei mercati e nelle piazze dove ci siano dei musulmani». Non potranno inoltre suonare le campane delle chiese, «utilizzare altoparlanti per far sentire la preghiera» e «celebrare i loro riti fuori dalle chiese». Allo stesso modo «dovranno obbedire alle regole imposte dall’Isil, come a quelle legate alla discrezione nel modo di vestirsi». Cioè, le donne saranno obbligate portare il velo integrale. Infine, le chiese rovinate o distrutte dagli stessi terroristi, «non potranno essere restaurate o ricostruite».
RIBELLI CONTRO RIBELLI. Come affermato nei giorni scorsi da cristiani e musulmani di Raqqa a un inviato del Guardian: «Oggi viviamo in uno stato di paura e terrore. Chi dà il diritto all’Isil di imporci queste cose?». Il gruppo legato ad Al Qaeda, anche se rinnegato da Al Zawahri, non solo combatte Assad per trasformare la Siria in un califfato islamico ma è in lotta anche con gli altri gruppi islamisti e ribelli. Dall’inizio dell’anno, negli scontri tra ribelli sono già morte 3.300 persone, tra cui centinaia di civili.
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